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“Speranza e tenerezza”: il Natale per Papa Francesco

Pope Francis is welcomed by children – it

©ALESSIA GIULIANI/CPP

<span class="standardtextlabel">:</span> <span class="standardtextnolink"> December 14, 2013 Pope Francis is welcomed by children as he arrives at an audience with beneficiaries and volunteers of the Santa Marta pediatric dispensary in Paul VI Audience Hall in the Vatican </span>

Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 16/12/13

In una intervista a La Stampa, Bergoglio racconta il primo Natale da pontefice e torna sui temi dei poveri, dell'ecumenismo e dei sacramenti ai divorziati-risposati

“Il Natale per me è speranza e tenerezza”: alla vigilia del suo 77° compleanno (17 dicembre), Papa Bergoglio ha spiegato al quotidiano La Stampa il senso del Natale in un’intervista che si è poi aperta a molteplici temi, dalla riforma del papato all’ecumenismo, dalla sofferenza degli innocenti e della fame nel mondo al prossimo Sinodo sulla famiglia e alla questione dei divorziati risposati.

Un anno fa l’orizzonte di Jorge Bergoglio era molto diverso e mai avrebbe immaginato che quello del 2013 sarebbe stato il primo Natale celebrato in Vaticano da successore di Pietro. Di essere eletto, rivela in una lunga intervista pubblicata dalla Stampa, "non me l’aspettavo. Non ho perso la pace mentre crescevano i voti. Sono rimasto tranquillo. E quella pace c’è ancora adesso, la considero un dono del Signore. Finito l’ultimo scrutinio, mi hanno portato al centro della Sistina e mi è stato chiesto se accettavo. Ho risposto di si’, ho detto che mi sarei chiamato Francesco. Soltanto allora mi sono allontanato. Mi hanno portato nella stanza adiacente per cambiarmi l’abito. Poi, poco prima di affacciarmi, mi sono inginocchiato a pregare per qualche minuto insieme ai cardinali Vallini e Hummes nella cappella Paolina” (Agi 15 dicembre).

Ma qual è il senso del Natale per il pastore venuto quasi dalla fine del mondo? Lo spiega con la consueta semplicità e con la capacità di usare parole che scaldano il cuore. “È l’incontro con Gesù. – dice Francesco al vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli. Il Natale è l’incontro di Dio con il suo popolo. Ed è anche una consolazione, un mistero di consolazione”. Il Natale, spiega il Papa incalzato nell’intervista, «ci parla della tenerezza e della speranza.” E’ un invito a tutti i cristiani quello del Papa a non diventare una “Chiesa fredda, che non sa dove andare e si imbriglia nelle ideologie, negli atteggiamenti mondani”. Papa Francesco ribatte alle critiche e agli stereotipi di chi vuole banalizzare le celebrazioni natalizie con poche e convincenti parole: “Quando non si ha la capacità o si è in una situazione umana che non ti permette di comprendere questa gioia, si vive la festa con l’allegria mondana. Ma fra la gioia profonda e l’allegria mondana c’è differenza» (Radio Vaticana 15 dicembre).

L’incontro con il vaticanista de La Stampa a Casa S. Marta avvenuto il 10 dicembre scorso, è durato un’ora e mezza. Per due volte, durante il colloquio, racconta lo stesso Tornielli, dal volto di Francesco sparisce la serenità che tutto il mondo ha imparato a conoscere, quando accenna alla sofferenza innocente dei bambini e parla della tragedia della fame nel mondo. Davanti a un bambino sofferente, l’unica preghiera che a me viene è la preghiera del perché. Signore perché? Lui non mi spiega niente. Ma sento che mi guarda. E così posso dire: Tu sai il perché, io non lo so e Tu non me lo dici, ma mi guardi e io mi fido di Te, Signore, mi fido del tuo sguardo» (La Stampa 15 dicembre).

La tragedia della fame nel mondo è al centro anche del recente messaggio di Francesco per la sua prima Giornata mondiale della pace che si celebrerà il prossimo 1° gennaio 2014. “Con il cibo che avanziamo e buttiamo – afferma il Papa – potremmo dar da mangiare a tantissimi. Se riuscissimo a non sprecare, a riciclare il cibo, la fame nel mondo diminuirebbe di molto. Mi ha impressionato leggere – prosegue Bergoglio – una statistica che parla di 10mila bambini morti di fame ogni giorno nel mondo. Ci sono tanti bambini che piangono perché hanno fame” (Il Fatto Quotidiano 15 dicembre).

La bussola del Papa è la dottrina sociale della Chiesa, come spiega lui stesso, facendo riferimento alla
Evangelii Gaudium e ad alcune critiche che gli sono state rivolte da alcuni ambienti. Nel suo pensiero ci sono i poveri e l’economia che non riesce mai a migliorare la loro condizione anche nei periodi di prosperità. Al giornalista che gli chiede se si senta offeso per essere stato definito “marxista” il Papa risponde di no: “è un’ideologia sbagliata, ma ho anche conosciuto tanti marxisti buoni come persone, e per questo non mi sento offeso” (Radio Vaticana 15 dicembre).

Pensando al suo primo Natale a Roma da Papa Bergoglio guarda alla Terra Santa e, anche se non ancora fissato ufficialmente, al prossimo viaggio in Israele con il patriarca di Costantinopoli, “il mio fratello Bartolomeo”, per ricordare l’abbraccio tra Paolo VI e Atenagora avvenuto esattamente cinquant’anni fa a Gerusalemme (Il Fatto Quotidiano 15 dicembre).

“L’ecumenismo per me è prioritario” afferma esplicitamente Papa Francesco rispondendo a una domanda del vaticanista della Stampa. Oggi, spiega il pontefice “esiste l’ecumenismo del sangue. In alcuni Paesi ammazzano i cristiani perché portano una croce o hanno una Bibbia, e prima di ammazzarli non gli domandano se sono anglicani, luterani, cattolici o ortodossi. Il sangue è mischiato. Per coloro che uccidono, siamo cristiani. Uniti nel sangue, anche se tra noi non riusciamo ancora a fare i passi necessari verso l’unità e forse non è ancora arrivato il tempo” (La Stampa 15 dicembre).

Sui sacramenti ai divorziati risposati, Francesco ricorda che l’esclusione dalla comunione «non è una sanzione». E afferma che questi temi saranno approfonditi e chiariti nel prossimo Sinodo. La riforma della Curia: il Papa spiega che a febbraio gli otto cardinali suoi «consiglieri» gli consegneranno «i loro primi suggerimenti» concreti. E sull’intenzione di nominare delle donne cardinale, che qualcuno gli ha attribuito, taglia corto: «È una battuta uscita non so da dove. Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non "clericalizzate"» (Famiglia cristiana 15 dicembre).

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