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Perché ho abbandonato la riproduzione assistita

fecundacion in vitro – it

© DR

Una mujer sometida a la fecundación in vitro muestra la foto de sus embriones gemelos

Revista Misión - pubblicato il 04/12/13

Anthony Caruso, endocrinologo riproduttivo: dalla Fivet ai metodi naturali

Anthony Caruso era uno degli endocrinologi più prestigiosi di Chicago (Stati Uniti). La felicità delle coppie che riuscivano a concepire un figlio grazie al suo lavoro, creando vita mescolando sperma e ovociti in un laboratorio, gli dava grande soddisfazione. “La prima volta che ho visto come si produceva una fecondazione in un piatto ho iniziato a piangere”, raccontava nel 2011 in alcune dichiarazioni alla Eternal Word Television Network (EWTN), una rete mondiale di televisione, radio, servizi Internet e notizie cattolici.

Oggi, 18 anni dopo aver iniziato a praticare la fecondazione in vitro (Fivet), il dottor Caruso è una delle poche voci che si levano negli Stati Uniti contro le tecniche di riproduzione assistita. Che cosa ha scoperto questo professionista che gli ha fatto abbandonare questa pratica che gli dava tanto successo?

“Celebravamo una festa annuale per le coppie che erano riuscite a concepire un figlio quell’anno”, ha raccontato il dottor Caruso alla rivista Misión. Col passare degli anni, la tecnica migliorava e la pratica in vitro diventava più efficiente, per cui la sua soddisfazione aumentava. Fino a che i dubbi non hanno cominciato ad affiorare nella sua coscienza.

“Ho iniziato a vedere cose molto strane: embrioni appartenenti a una donna che non rispecchiavano degli standard sufficienti di qualità venivano trasferiti per errore in un’altra donna, e in un caso l’embriologo ha perso alcuni embrioni durante il loro trasferimento senza che questo lo preoccupasse. Con l’inizio della diagnosi genetica preimpianto, inoltre, gli embrioni che avrebbero potuto essere normali ma venivano classificati in modo impreciso venivano distrutti bruscamente”, ha riferito.

Anthony è cattolico di nascita, ma non essendo d’accordo con alcuni insegnamenti della Chiesa aveva smesso di praticare. L’istruzione sulla bioetica pubblicata nel 2008 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede Dignitas Personae, però, ha corroborato il desiderio e la necessità che sentiva da tempo di abbandonare quel settore.

La conferma del fatto che doveva fare così è giunta quando lo hanno licenziato dall’Università di Chicago, dove lavorava, per pressioni finanziarie. Lungi dallo spaventarsi o dal cadere nello sconforto, Caruso ha sperimentato una grande pace. “Ho sentito che si stava compiendo la volontà di Dio”, ha raccontato.

Ha poi deciso di dimettersi da dirigente dell’Associazione di Endocrinologia Riproduttiva di Chicago. “I miei colleghi mi hanno guardato come se avessi perso il giudizio, molti amici mi hanno abbandonato”.

Dopo aver rinunciato al proprio lavoro è andato a confessarsi: “Riconciliarmi con la Chiesa ha fatto sì che quel giorno fosse uno dei più belli della mia vita”, ha riconosciuto.

Caruso cerca ora di far sì che il suo lavoro sia sempre secondo la volontà di Dio nella clinica che ha appena aperto, Downers Grove O B/GYN, che cura le coppie non fertili usando metodi naturali coerenti con gli insegnamenti del Catechismo della Chiesa. Ad esempio, una lieve induzione ovulare può far sì che i giorni di ovulazione della donna possano essere previsti con precisione, il che aumenta le possibilità di concepimento naturale.

Oggettivazione dei figli

Qual è, però, lo sfondo etico delle tecniche di riproduzione assistita? La Dignitas Personae insegna che sono eticamente inaccettabili perché operano una dissociazione tra la procreazione e l’atto coniugale”.

La fecondazione in vitro implica, inoltre, la produzione massiccia di embrioni umani e la morte di molti di loro. Trasforma il bambino in uno strumento.

Caruso lo conferma: “Sorprenderebbe sapere quante persone che se ne sono avvalse, arrivando alla 24ma settimana di gestazione, hanno complicazioni nella gravidanza e dicono ‘Non fa niente, lo scartiamo’ perché possono ricominciare daccapo”.

A suo avviso, il problema si basa sulla continua secolarizzazione della cultura: “Regna l’atteggiamento del ‘voglio tutto e subito, e so qual è il progetto migliore per la mia vita’. I figli diventano così solo un altro progetto per la coppia: “Con i progressi nel campo della salute riproduttiva, facciamo dei figli un prodotto che può essere comprato e venduto”, ha denunciato.

Caruso è anche preoccupato per come viene concepito oggi il matrimonio, visto che “non è più tanto ‘ci amiamo e ci doniamo all’interno del progetto di Dio’, ma si dà più importanza al bambino e meno alla relazione”. In questo modo, “la bellezza dell’amore coniugale diminuisce, e scomparirà se non facciamo nulla per evitarlo. Dobbiamo educare le persone a capire che i figli sono un dono”.

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