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Aumentano in Italia i sacerdoti esorcisti

Aumentano in Italia i sacerdoti esorcisti

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia Team - pubblicato il 02/12/13

Un trend dovuto soprattutto al ricorso frequente all'occultismo. Necessario, comunque, un ripensamento dell'approccio al male

Sono 250 i sacerdoti esorcisti in Italia. Una cifra in ascesa dopo che l'antico “mestiere” dell'esorcista era caduto nel dimenticatoio nei secoli bui della caccia alle streghe, quando i posseduti o presunti tali venivano messi al rogo.

Per il presidente dell'Associazione internazionale esorcisti, padre Francesco Bamonte, il “revival” dell'esorcismo dipende soprattutto dal ricorso frequente all'occultismo. “A oggi gli esorcisti nelle diocesi sono ancora pochi, e quelli che ci sono non sempre riescono a smaltire l’enorme richiesta di aiuto” (La Repubblica, 2 dicembre).

Uno di loro è padre Vincenzo Taraborelli, 76enne carmelitano che opera come esorcista nella parrocchia della Traspontina in via della Conciliazione a Roma, a due passi dal Vaticano, e al quale si rivolgono ogni giorno decine di persone. Gli esorcisti, ha spiegato, “non hanno poteri taumaturgici. Sono preti come tutti gli altri il cui primo compito è riportare esistenze magari distrutte verso la conversione, che inizia sempre con preghiera e digiuno”. I casi di esorcismo come quello dell'ormai famoso film omonimo sono “rari, rarissimi”.

La maggior parte delle persone che si rivolgono a lui è infatti “gente normale, che molto però soffre in famiglia, al lavoro, persone ferite nel campo di battaglia che è divenuta l’esistenza dei più. I preti oggi sono troppo indaffarati nei propri servizi e non hanno tempo per accogliere, ascoltare, pregare. Così queste persone vengono da me. Bussano alla mia porta chiedendo una benedizione, un aiuto per la propria sofferenza”.

Anche monsignor Bruno Forte, teologo e arcivescovo di Chieti-Vasto, riconosce che anche se “non si può escludere che ci siano persone che sperimentano una soggezione al demonio, perfino uno stato di possessione diabolica, per cui può essere necessario l’aiuto di un esorcista, incaricato dalla Chiesa”, “la stragrande maggioranza di chi si rivolge agli esorcisti non ha bisogno di esorcismi, ma di terapia medica”.

“Con chi è posseduto inizia invece un percorso di conversione, aiutando a tornare alla preghiera, ai sacramenti, in modo che una vita di fede doni forza alla persona stessa per uscire dalla possessione. Poi, certo, si svolge anche il rito di esorcismo, ma non è l’unica azione. Senza conversione non c’è liberazione” (La Repubblica, 2 dicembre).

La Chiesa, ad ogni modo, non sempre ama parlare degli esorcismi, vedendo in giro una curiosità morbosa sul tema e il rischio che tutto scada in taumaturgia.

Padre Giandomenico Mucci, gesuita membro della redazione de “La Civiltà Cattolica”, ha avvertito ad esempio di come ci siano “pubblicazioni cattoliche che abbondano di racconti di possessioni diaboliche”, “una patologia parallela all’altra, presente spesso nelle stesse pubblicazioni, che propone racconti, chissà quanto veri, di apparizioni, miracoli, locuzioni soprannaturali”. A suo avviso, “l’insistenza su entrambe le patologie alimenta indebitamente il gusto o dell’orrido o del taumaturgico e rende così un pessimo servizio alla fede della Chiesa”.

Per Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, è necessario un ripensamento dell'approccio al male. Sull'inferno, ha osservato, “non solo c’è mutismo nella predicazione, ma c’è una reale difficoltà nel pensarlo come voluto da Dio e da Dio inflitto almeno a una parte dell’umanità, quella peccatrice e non convertita, non riconciliata con lui” (“Avvenire”, 1° dicembre). “Oggi l’inferno è rimosso soprattutto come reazione a un insegnamento che lo affermava per intimorire e minacciare, credendo in tal modo di poter dissuadere il popolo cristiano dal peccare”.

Va però affrontato, senza “né terrore né silenzio”: “si proclami la misericordia infinita di Dio, la sua volontà della salvezza universale e cosmica; si preghi perché sia fatta la sua volontà, come in cielo così in terra; si speri per tutti; e se si ha la forza dell’amore si chieda al Signore, come Mosè e Paolo, di essere noi mandati all’inferno, purché tutti siano salvati”.

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