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Il lato segreto di Napoleone: la profonda fede cattolica

Il lato segreto di Napoleone: la profonda fede cattolica

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Aleteia Team - pubblicato il 26/11/13

Nell'esilio sull'isola di Sant'Elena trovò la fede: “L'inquietudine dell'uomo è tale che solo può placarla il mistero meraviglioso del cristianesimo”

“Un’intelligenza superiore non può non essere almeno stuzzicata dalla ricerca della Verità”, e allora anche Napoleone Bonaparte, militare e politico geniale, non poteva non porsi le “grandi domande” arrivando a conoscere Dio.

Nei sei anni di esilio sull'isola di Sant'Elena, Napoleone rilesse la propria esistenza e in lunghe conversazioni con gli ufficiali che gli erano rimasti vicini si raccontò e parlò della propria fede, del desiderio della Messa, della confessione e di Dio, sostenendo che “tutto proclama la sua esistenza”. “L'inquietudine dell'uomo”, affermava, “è tale che solo può placarla il mistero meraviglioso del cristianesimo” (Il Sole 24 Ore, 17 novembre).

Le conversazioni di Sant'Elena uscirono in Francia nel 1840 scritte da Robert-Antoine de Beauterne, che aveva lavorato su documenti e dichiarazioni di testimoni. L'opera, intitolata “Sentiment de Napoléon sur le cristianisme”, riscosse un immediato successo e viene ristampata più volte. Le pagine sono state ora raccolte in un volume a cura di Giorgio Maria Carbone, tradotto da Vito Patella e con la prefazione del cardinale Giacomo Biffi.

I dialoghi avuti con lo scettico generale Bertrand dimostrano come dopo una vita in cui non mancarono i torti nei confronti della Chiesa con “centralismo statale e burocratico, codici civili 'laici', depredazioni”, Napoleone sia morto nella religione cattolica apostolica romana “perfettamente consapevole della sua scelta”, “con i sacramenti e debitamente confessato” (La Nuova Bussola Quotidiana, 26 novembre).

Colpisce la lucidità dei suoi ragionamenti, dai quali emerge anche un’insospettata conoscenza di tutte le altre religioni, comprese quelle antiche.

A un Bertrand che si stupiva della sua religiosità e da buon positivista gli propinava “la solita manfrina di Cristo come 'grande uomo' al pari di Alessandro Magno, Cesare e Maometto”, Napoleone rispondeva: “Io conosco gli uomini e le dico che Gesù non era un uomo. Gli spiriti superficiali vedono una somiglianza tra il Cristo e i fondatori di imperi, i conquistatori e le divinità delle altre religioni. Questa somiglianza non c’è: tra il cristianesimo e qualsivoglia altra religione c’è la distanza dell’infinito”.

“Lei, generale Bertrand, parla di Confucio, Zoroastro, Giove e Maometto. Ebbene, la differenza tra loro e Cristo è che tutto ciò che riguarda Cristo denuncia la natura divina, mentre tutto ciò che riguarda tutti gli altri denuncia la natura terrena”, aggiungeva.

“I popoli passano, i troni crollano ma la Chiesa resta. Allora, qual è la forza che tiene in piedi questa Chiesa assalita dall’oceano furioso della collera e del disprezzo del mondo?”, chiedeva Napoleone.

“Non c’è via di mezzo – concludeva –: o Cristo è un impostore o è Dio”.

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