Quando i giovani vengono interpellati sul loro concetto di Dio, appaiono comunemente accettate risposte molto impersonali: una divinità come il positivo che c’è nell’essere umano, “qualcosa di superiore” e soprattutto “forze ed energie nell’universo che influiscono sulla vita” (41,2 % degli interpellati). È molto interessante anche quello che rivela il rapporto sull’esoterismo e sulle parascienze. Consultati sull’ipotesi che “ci sia o potrebbe esserci qualcosa di vero” nelle seguenti tecniche, rispondono affermativamente con queste percentuali: negli oroscopi e nell’astrologia il 34,7 %, nelle varie forme di divinazione il 24,7 %, nei guaritori o nella cura mediante poteri il 18,7 %, nella comunicazione con l’aldilà il 14 %. La diminuzione dell’appartenenza religiosa avanza quindi parallelamente all’aumento delle superstizioni, della credulità e dell’interesse per l’occulto.
3. Quando si vive la spiritualità come consumo
Con il titolo provocatorio Consumando religione, gli antropologi Mar Griera e Ferrán Urgell hanno pubblicato un decennio fa uno studio molto interessante sulla diffusione tra il pubblico giovanile della grande varietà di offerte spirituali più o meno identificate come tali e che inglobiamo nel New Age. Le caratteristiche principali delle nuove forme di religiosità – e del loro successo tra i giovani – sono le seguenti: l’assenza di dogmatismo e ortodossia, il carattere aperto e amichevole (concretizzato nella relativizzazione pluralista di tutte le religioni e nella vicinanza alla scienza), l’enfasi sul vissuto e sull’emozionale, l’individualismo, la salvezza immanente e immediata e la configurazione secondo il mercato e il consumo. Quest’ultimo aspetto, anche se richiama l’attenzione, è proprio l’apporto più innovativo degli autori, che interpellano da qui la presenza multispirituale e la sua penetrazione nella gioventù, che è, tra le altre cose, una tappa della vita in cui la costruzione della propria identità – per contrasto con gli altri – dà un posto fondamentale al consumo e al tempo libero.
Anche se nel loro studio non è numericamente importante la presenza di giovani in centri della nuova religiosità, i ricercatori hanno intervistato un gruppo di questa fascia d’età constatando alcune linee fondamentali: la “civetteria” come caratteristica della loro pratica religiosa, l’atteggiamento di evasione dalla vita quotidiana, la rilettura della realtà e l’importanza di temi come l’energia, l’autoconoscenza o l’ascetismo. Includono inoltre nel libro i dati ottenuti da un’inchiesta realizzata su adolescenti dalla quale emerge chiaramente la popolarità di alcuni elementi di orientalismo, medicine alternative ed ecologismo inteso come culto della natura. Di fatto, tutto il discorso delle spiritualità alternative si è normalizzato in modo molto rapido, e così viene assunto senza problemi da parte della popolazione in generale e anche da parte dei giovani.
4. Fattori di vulnerabilità e situazioni di rischio propri della gioventù
a) In primo luogo bisogna parlare delle caratteristiche proprie di questa età, nella quale si va configurando la personalità, si produce un’importante maturazione, si cercano referenti (e si rompe con altri precedenti)… C’è poi un certo non adattamento sociale connaturato al periodo giovanile. Si verificano episodi di delusione di fronte alla realtà, utopismo e ribellione, voglia di cambiare il mondo, desiderio di andare controcorrente e di essere diversi, necessità di identificarsi e di spiccare in una società anonima e grigia, ricerca di alternative ideologiche e altri atteggiamenti del genere.