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I giovani sono più facilmente attirati dalle sette?

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Luis Santamaría del Río - Aleteia Team - pubblicato il 26/11/13
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Valorizzano poco la religione ma sono attratti da spiritualità, superstizione e occulto1. La preoccupazione per il rapporto tra i giovani e le sette corrisponde alla realtà?

Anche se il fenomeno settario continua ad essere in generale piuttosto sconosciuto nella società, c’è una preoccupazione particolare per l’attrazione che suscita nei giovani, che si mostra nell’interesse che hanno a volte i genitori per questo tema o per la percezione corrente che la popolazione giovanile sia un pubblico più permeabile all’azione delle sette. Nel decennio scorso, ad esempio, un sondaggio del Centro di Ricerche Sociologiche indicava che per i genitori spagnoli il fatto che il proprio figlio “appartenesse a una setta” costituiva un’ipotesi più preoccupante del possibile consumo di droga, delle relazioni sessuali, della rendita scolastica o della partecipazione a gruppi giovanili dall’identità molto marcata (CIS, Actitudes y opiniones sobre la infancia, studio nº 2621, ottobre 2005).

Quando nei mezzi di comunicazione si parla di sette, in molte occasioni si accentua l’incidenza di questo fenomeno sulla gioventù, per le caratteristiche proprie di questa. Tale valutazione non è senza motivo, e anche gli organismi pubblici hanno prestato particolare attenzione a questo settore della popolazione, in teoria più vulnerabile al proselitismo settario, visto che la trasformazione del religioso nell’epoca contemporanea nelle società occidentali interessa maggiormente le nuove generazioni.

Anche la Chiesa cattolica si è fatta eco di questa preoccupazione, quando nel documento della Santa Sede sulle sette e sui nuovi movimenti religiosi si affermava, nel 1986, che “il gruppo più vulnerabile e, sembra, il più colpito è soprattutto quello dei giovani”. L’esperto José Luis Sánchez Nogales poneva una domanda importante nel titolo di un articolo pubblicato nel 2000: “Il binomio ‘sette-giovani’, topico o realtà?”. Possiamo rispondere che anche se ci sono molti luoghi comuni si tratta di una realtà.

2. Il profilo socio-religioso dei giovani, un terreno scontato

Se quello di cui si tratta è sfatare topici, non c’è niente di meglio che avvicinarci alla realtà dei giovani, alla loro identità religiosa e alla ricerca spirituale attraverso gli studi sociologici e antropologici. Analizzando i dati spagnoli, si constata una consistente diminuzione nell’identificazione cattolica della popolazione giovanile, soprattutto di quanti affermano di essere “cattolici praticanti”, che in un decennio si sarebbero ridotti di un terzo, secondo l’Istituto per la Gioventù. Nel rapporto Jóvenes españoles 2010, realizzato dalla Fondazione Santa María, si afferma che “la religione continua ad occupare uno degli ultimi posti in una scala di valutazione delle cose più importanti per i giovani”, e ci baseremo su questo studio per analizzare alcuni dati di interesse sulla questione spirituale nei giovani in Spagna.

In primo luogo, si osserva un’importante componente di individualismo e soggettività nell’identificazione e nella ricerca religiosa, che privilegia l’esperienza propria o il benessere provato al di sopra della razionalità delle proposte spirituali, in una situazione di “religione alla carta”. Da qui possono comprendersi i dati che richiamano l’attenzione e che ora riassumiamo. Il 69,5 % crede che sia possibile vivere la fede in modo individuale, senza alcuna comunità di riferimento, e la metà dei giovani sostiene che debba essere vissuta in modo privato, rispondendo al suo carattere privato. Nella parte sulle credenze si dice che il 19,8% dei giovani spagnoli crede nella reincarnazione… un punto al di sopra di quelli che dicono di accettare la resurrezione dei morti! È un dettaglio assai significativo.

Quando i giovani vengono interpellati sul loro concetto di Dio, appaiono comunemente accettate risposte molto impersonali: una divinità come il positivo che c’è nell’essere umano, “qualcosa di superiore” e soprattutto “forze ed energie nell’universo che influiscono sulla vita” (41,2 % degli interpellati). È molto interessante anche quello che rivela il rapporto sull’esoterismo e sulle parascienze. Consultati sull’ipotesi che “ci sia o potrebbe esserci qualcosa di vero” nelle seguenti tecniche, rispondono affermativamente con queste percentuali: negli oroscopi e nell’astrologia il 34,7 %, nelle varie forme di divinazione il 24,7 %, nei guaritori o nella cura mediante poteri il 18,7 %, nella comunicazione con l’aldilà il 14 %. La diminuzione dell’appartenenza religiosa avanza quindi parallelamente all’aumento delle superstizioni, della credulità e dell’interesse per l’occulto.

3. Quando si vive la spiritualità come consumo

Con il titolo provocatorio Consumando religione, gli antropologi Mar Griera e Ferrán Urgell  hanno pubblicato un decennio fa uno studio molto interessante sulla diffusione tra il pubblico giovanile della grande varietà di offerte spirituali più o meno identificate come tali e che inglobiamo nel New Age. Le caratteristiche principali delle nuove forme di religiosità – e del loro successo tra i giovani – sono le seguenti: l’assenza di dogmatismo e ortodossia, il carattere aperto e amichevole (concretizzato nella relativizzazione pluralista di tutte le religioni e nella vicinanza alla scienza), l’enfasi sul vissuto e sull’emozionale, l’individualismo, la salvezza immanente e immediata e la configurazione secondo il mercato e il consumo. Quest’ultimo aspetto, anche se richiama l’attenzione, è proprio l’apporto più innovativo degli autori, che interpellano da qui la presenza multispirituale e la sua penetrazione nella gioventù, che è, tra le altre cose, una tappa della vita in cui la costruzione della propria identità – per contrasto con gli altri – dà un posto fondamentale al consumo e al tempo libero.

Anche se nel loro studio non è numericamente importante la presenza di giovani in centri della nuova religiosità, i ricercatori hanno intervistato un gruppo di questa fascia d’età constatando alcune linee fondamentali: la “civetteria” come caratteristica della loro pratica religiosa, l’atteggiamento di evasione dalla vita quotidiana, la rilettura della realtà e l’importanza di temi come l’energia, l’autoconoscenza o l’ascetismo. Includono inoltre nel libro i dati ottenuti da un’inchiesta realizzata su adolescenti dalla quale emerge chiaramente la popolarità di alcuni elementi di orientalismo, medicine alternative ed ecologismo inteso come culto della natura. Di fatto, tutto il discorso delle spiritualità alternative si è normalizzato in modo molto rapido, e così viene assunto senza problemi da parte della popolazione in generale e anche da parte dei giovani.

4. Fattori di vulnerabilità e situazioni di rischio propri della gioventù

a) In primo luogo bisogna parlare delle caratteristiche proprie di questa età, nella quale si va configurando la personalità, si produce un’importante maturazione, si cercano referenti (e si rompe con altri precedenti)… C’è poi un certo non adattamento sociale connaturato al periodo giovanile. Si verificano episodi di delusione di fronte alla realtà, utopismo e ribellione, voglia di cambiare il mondo, desiderio di andare controcorrente e di essere diversi, necessità di identificarsi e di spiccare in una società anonima e grigia, ricerca di alternative ideologiche e altri atteggiamenti del genere.

b) Ci sono alcuni tratti della personalità che influiscono notevolmente sulla permeabilità alla captazione settaria: carattere introverso, solitario o depressivo; difficoltà sociali, relazionali e di comunicazione; insicurezza di fronte al futuro, confusione, immaturità affettiva o bassa autostima.

c) Ci sono anche situazioni puntuali di crisi che colpiscono profondamente il giovane, legate a esperienze che si vivono in forma traumatica nell’ambito affettivo, familiare, lavorativo…

d) È fondamentale il ruolo della famiglia, che può favorire o ostacolare l’azione delle sette sui suoi membri più giovani. Alcuni tratti negativi sono la sua frammentazione, gli estremi del rigorismo e della lassità, la mancanza di affetto, la debolezza dei vincoli, i maltrattamenti…

e) La ricerca di spiritualità, soprattutto quando non c’è stata una normale socializzazione religiosa o è del tutto assente, e la necessità di trascendenza dell’essere umano sono elementi fondamentali di cui tener conto, visto che l’uomo è un essere religioso. Se questa necessità non è soddisfatta, ci sarà sempre chi vorrà riempire il vuoto.

f) Oltre a quanto detto bisogna tener conto, come elemento aggiunto, della mancanza di cultura religiosa, che fa sì che i giovani non dispongano di dati e criteri per il discernimento delle offerte che giungono nel contesto dell’elemento spirituale; questo aggiunto al relativismo ambientale secondo il quale tutto vale, e tutte le credenze e le opinioni meritano lo stesso rispetto.

g) Bisogna infine tornare a segnalare l’interesse per l’occulto e il misterioso, che si constata nella popolarità che hanno alcuni temi, prodotti audiovisivi e contenuti che continuano ad attirare la popolazione in generale e il pubblico giovanile in particolare.

5. L’inganno di essere padroni del proprio destino

Dopo tutto quanto detto, può sembrare contraddittorio che da un lato si affermi che la maggior parte dei giovani rifiuta una configurazione istituzionale dell’elemento religioso, tendendo piuttosto all’individualismo che elabora una “religione alla carta”, e dall’altro si metta in guardia contro il rischio che gli stessi giovani siano più facilmente “captabili” da parte delle sette. Persone tanto gelose della propria autonomia possono cadere in gruppi che attentano contro la loro libertà e finiscono per manipolarle in grado maggiore o minore sotto forma di patologie della religione?

Sembra contraddittorio, ma in realtà non lo è. In primo luogo perché la nuova religiosità sta assumendo forme sempre meno di gruppo – sociologicamente parlando –, e non si verificano più tanti casi di vita comunitaria, isolamento fisico in luoghi reconditi o reclusione voluta nel contesto chiuso della setta. Ora il controllo delle persone si effettua facilmente senza un eccessivo contatto personale, attraverso attività, lezioni e laboratori, lettura di libri, accesso alle dottrine e alle pratiche spirituali via Internet…

E poi perché l’inganno è lo stesso di sempre, il più antico: il “sarete come Dio” della Genesi o il tentativo di furto del fuoco divino del mitico Prometeo. I giovani, ansiosi di raggiungere una vera libertà, sono convinti nell’ambito delle sette e della nuova religiosità che lì potranno viverla pienamente, che saranno padroni del proprio destino, quando in realtà staranno mettendo la loro vita nelle mani di una dottrina irrazionale che in fondo li schiavizza e li allontana dalla loro autorealizzazione e felicità.