La prima esortazione apostolica di Papa Francesco elabora i contenuti del Sinodo sulla nuova evangelizzazione per offrire un documento programmatico centrato sulla missionarietà
La gioia dell’incontro con Cristo come sorgente dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo: è questo il perno dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium offerta da Papa Francesco alla Chiesa con un grande discorso programmatico sulla Chiesa stessa e il suo compito missionario nel tempo attuale. Non per niente nelle 220 pagine del testo, articolato in cinque capitoli, la parola “gioia” ricorre 59 volte. “Un invito – ha sottolineato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione che ha presentato il testo il 26 novembre nella sala stampa della Santa Sede – a recuperare una visione profetica e positiva della realtà senza distogliere lo sguardo dalle difficoltà”. Il documento nasce dall’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” celebrato nel 2012, ma Papa Francesco, pur facendo riferimento alle Propositiones dei Padri sinodali (che cita per 27 volte) ha rielaborato la materia in maniera originale, come conferma ad Aleteia mons. Rino Fisichella.
L’esortazione pur trattando dell’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi è, per volontà espressa di Papa Francesco, non post-sinodale e si caratterizza come un discorso programmatico: quanto recepisce del Sinodo e quanto viene aggiunto?
Fisichella: Il Papa ha voluto imprimere a questa esortazione apostolica non solo la sua esperienza di arcivescovo di una grande diocesi del mondo ma anche come intende esprimere il suo ministero come successore di Pietro: è giusto che questa esortazione non fosse post-sinodale nonostante però il Papa abbia inserito molte delle proposizioni e, soprattutto, ha inserito il contenuto globale che è emerso dal dibattito sinodale. Lo ha fatto suo ma è andato oltre: ha impresso cioè il suo desiderio su come la Chiesa nei prossimi anni, a partire già da oggi, abbia a compiere quel cammino necessario della nuova evangelizzazione.
Nel documento c’è un forte richiamo al contributo delle Chiese locali…
Fisichella: Il Papa desidera che le Chiese locali siano le prime destinatarie dell’evangelizzazione e della riscoperta dell’urgenza della nuova evangelizzazione perché esse sono inserite nel territorio e sono quelle che più direttamente comprendono le tensioni, le gioie, le difficoltà, le crisi che vengono vissute e quindi sono anche le prime che devono dare una risposta fattiva e concreta e partecipata. Non dimentichiamo che la nuova evangelizzazione non può essere fatta nello stesso modo in tutto il mondo perché le culture sono diverse e perché nella comunicazione del Vangelo la cultura non gioca un ruolo secondario ma primario.
Il Papa insiste sull’equilibrio, nell’evangelizzazione, tra il contenuto della fede e il linguaggio che lo esprime perché le questioni morali, enunciate a prescindere dall’amore che è il messaggio centrale del Vangelo, corrono il rischio di diventare incomprensibili…
Fisichella: Il Papa ci provoca a riflettere seriamente su questo tema. La precisione del linguaggio è importante ma non è l’unica realtà che deve essere presa in considerazione. Il linguaggio esprime il contenuto e allora dobbiamo essere capaci che, nell’esprimere il contenuto, abbia ad esserci uguale preoccupazione perché il contenuto non venga tradito. Dobbiamo però anche capire che il contenuto deve essere presentato, ci dice il Papa, in una maniera che sia proporzionata, tale che sia visibile l’unità e non invece il frammento perché il tutto è sempre più importante di una piccola parte.
Un’altra sottolineatura importante dell’esortazione è la dimensione sociale dell’evangelizzazione intesa non solo come dimensione caritativa spicciola ma anche come promozione umana e riflessione teologica: è così?
Fisichella. Soprattutto. Il Papa lo dice senza fare sconti e senza mezzi termini: noi, dice, ci avviciniamo a tutti perché il Vangelo è di tutti, ma in modo particolare ci avviciniamo di più ai poveri. Questi sono quelli che Gesù ha voluto come i nostri primi destinatari perché il Vangelo è Parola che salva e chiunque in questo momento sente forte il desiderio di questa salvezza sono proprio coloro che sono emarginati, che sono soli, che sono abbandonati e che sono anche, purtroppo, il frutto di una economia di mercato che agisce senza richiami all’etica, anzi – dice il Papa – spesso e volentieri sbeffeggia ogni richiamo all’etica, e quindi hanno bisogno di una predilezione da parte nostra.
L’ultima sottolineatura – che forse è la prima – è l’invito alla gioia e a non farsi “rubare la gioia dell’evangelizzazione”…
Fisichella: L’evangelizzazione si fa con gioia perché se noi fossimo dei musoni non ci sarebbe posto per dare una bella notizia. La bella notizia va annunciata con il sorriso sulle labbra che non è un’espressione mimica ma l’espressione di quello che sorge dal cuore. Chi ha incontrato Cristo è felice e contento perché ha trovato il senso della propria vita e sa che tutto questo ormai gli può bastare.