Si chiude domenica 24 novembre l’anno della Fede, iniziato nell’anniversario del Vaticano II e segnato dal cambio di testimone tra Papa Benedetto XVI e Papa FrancescoTerminerà con l'esposizione delle reliquie di S. Pietro, domenica 24 novembre durante la solenne celebrazione eucaristica in piazza S. Pietro, l'Anno della fede voluto da Benedetto XVI e iniziato simbolicamente l'11 ottobre 2012, data in cui si celebrava il 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II. Alla tomba di Pietro per la professione di fede si sono recati nel corso di quest'anno 8 milioni e mezzo di pellegrini e innumerevoli sono stati, in tutte le chiese del mondo, eventi ed iniziative per celebrare l'esperienza della fede. Aleteia tenta un primo bilancio di quest'anno particolare insieme a mons. Andrea Lonardo, direttore dell'ufficio catechistico della diocesi di Roma.
“Far ritrovare il gusto della fede ai credenti”: così ha definito l'obiettivo dell'Anno della fede mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione: si è riusciti nell'intento?
Lonardo: Quest'anno i credenti hanno potuto toccare in modo sconvolgente la novità della fede attraverso due autentici testimoni, due Papi. Papa Benedetto XVI ha rinunciato al ministero di pontefice nella convinzione che Cristo resta sempre e quindi anche un Papa può fare un passo indietro, non è indispensabile la sua persona. Papa Francesco, a sua volta, con la sua estrema popolarità mostra la vicinanza della Chiesa alla gente. Entrambi danno testimonianza nel senso etimologico del termine che significa “rimandare ad altro”: entrambi rimandano alla presenza di Cristo che non viene mai meno. Non fosse altro che per questo, l'Anno della fede è stato un regalo di Dio e un tempo di grazia.
Quali impulsi ha tratto la vita ordinaria delle diocesi da questo tempo particolare?
Lonardo: La diocesi di Roma ha tratto spunto da questo anno per un grande lavoro di formazione con i catechisti sui contenuti del Credo e sulle quattro dimensioni della catechesi: la fede professata, celebrata, vissuta e pregata. Ci siamo concentrati, in particolare, sul Padre Creatore e sui due testi di Genesi 1 e 2 approfondendone la lettura comune, perché ci siamo accorti che era uno dei punti in cui la formazione era più deficitaria e insorgevano difficoltà per i catechisti. Questo lavoro di base è destinato a dare i suoi frutti nel tempo, allargando la formazione sui contenuti di fede attraverso l'opera dei catechisti. Un altro tema sul quale ci siamo soffermati a livello diocesano è la riscoperta del Battesimo come sacramento all'inizio della vita cristiana, affidata per primi alla testimonianza dei genitori. Per questo, su sollecitazione del cardinale vicario Agostino Vallini, la diocesi ha preparato 8 lettere su vari argomenti che vengono progressivamente inviate ai genitori che hanno da poco battezzato il proprio figlio per accompagnarli nella trasmissione dei contenuti di fede e non lasciarli soli in questo compito impegnativo. Si parla, ad esempio, del gesto della benedizione dei propri piccoli con un segno di croce sulla fronte o dell'immagine della Madonna da porre nella stanza o di come insegnare a vivere la domenica come giorno del Signore. Tutte iniziative per dare coraggio ai catechisti e ai genitori nel loro compito di testimoni. Tutte le chiese locali avranno colto l'Anno della fede per iniziative simili dirette a rafforzare la formazione e la testimonianza cristiana.
Tra i segni che chiuderanno l'anno della fede c'è la consegna da parte di Papa Francesco dell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium che raccoglie le sollecitazioni emerse dal Sinodo sulla nuova evangelizzazione: quali indicazioni possiamo aspettarci da questo documento?
Lonardo: E' davvero difficile immaginare quali contenuti vorrà offrirci Papa Francesco, ma mi colpisce sin d'ora la scelta della parola “gaudium”, gioia. La gioia completa i contenuti della fede perchè la fede non si riassume unicamente nei contenuti ma nella gioia di vivere la proposta cristiana. E la gioia è un proprio un tratto distintivo di papa Francesco che esprime visibilmente nell'incontro con le persone. Non la gioia del “mondo”, ma la gioia che scaturisce dal Vangelo e la testimonianza che essere cristiani è bello e che la fede o è gioia o bisogna buttarla via. La Chiesa ha molto da imparare da questa testimonianza.