Illustra il metodo ‘creativo’ delle sue interviste, come è successo anche con la recente conversazione avuta a quattr’occhi con Francesco.
Giovedì 21 novembre 2013 Eugenio Scalfari è venuto a via dell’Umiltà, presso la Sala Stampa estera, per rispondere alle domande di una quindicina di corrispondenti là accreditati. Sono state due ore seguite dai presenti con molta attenzione: quasi tre quarti del tempo il fondatore di ‘Repubblica’ li ha dedicati a evocare e precisare origini, sviluppi, forme e contenuti dei suoi rapporti con papa Francesco. E qui due almeno sono stati i momenti scalfariani di grande interesse.
Il primo – rispondendo a una nostra domanda – quando ha detto che le sue interviste sono fatte senza registratore e neppure bloc-notes: “Cerco di capire la persona intervistata e poi scrivo le risposte con parole mie”. Anche con papa Francesco è andata così: “Sono dispostissimo a pensare che alcune delle cose scritte da me e a lui attribuite, il Papa non le condivida, ma credo anche che ritenga che, dette da un non-credente, siano importanti per lui e per l’azione che svolge”.
Secondo momento di grande interesse quando Scalfari ha dato lettura di uno scritto inviatogli da papa Bergoglio in data 23 ottobre (un mese dopo l’intervista e tre settimane dopo la pubblicazione su ‘Repubblica’), in cui Francesco ringrazia per aver ricevuto l’ultimo libro dell’intellettuale liberal “L’amore, la sfida, il destino”, anche avendo “apprezzato molto la dedica autografa”. Aggiunge poi il Papa: “Piacerebbe anche a me incontrarci ancora per approfondire i temi su cui abbiamo iniziato la nostra conversazione durante la Sua recente visita”. Segue una contro-proposta del figlio di Sant’Ignazio, riferita a una proposta di nuovo argomento di discussione avanzata dall’intellettuale liberal-democratico: invece di “Chi ha creato il male?” il Papa suggerisce “Chi ha causato il male?”. E prosegue: “Vediamo se la Provvidenza mi permetterà di trovare un momento libero” per proseguire la conversazione. La conclusione richiama come sempre la preghiera: Francesco pregherà per Scalfari e per la sua “ricerca interiore” e chiede che Scalfari preghi per lui (Scalfari: “Sono un non-credente; dunque non prego, ma lo penso”).
Bisogna evidenziare che non necessariamente, se Scalfari ha riportato ‘creativamente’ alcune frasi di Francesco, le ha sostanzialmente travisate. Le ha certo interpretate. Qui però si pone un problema: per molti la parola del Papa è guida preziosa: se la vedono riportata tra virgolette, deducono che sia stata pronunciata effettivamente. L’interpretazione qui – e quella di Scalfari non fa eccezione – è rischiosa, poiché comporta il sorgere di malintesi e confusione tra i fedeli. Il che può essere anche una spiegazione del ritiro dell’intervista scalfariana dal sito internet del Vaticano (www.vatican.va) che riporta gli scritti papali.
Nella conversazione con i corrispondenti dei giornali esteri Eugenio Scalfari ha detto anche molte altre cose su papa Francesco e dintorni, rievocando vivacemente alcuni momenti dei suoi rapporti con lui. Dopo la pubblicazione dei due editoriali di domande al Papa (7 luglio e 7 agosto), Scalfari riceve una lettera da Giovanni Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, in cui l’arcivescovo sardo riferisce che il Papa aveva letto gli articoli e avrebbe risposto per iscritto, non subito perché aveva molto da fare. Ringraziamenti di Scalfari, con l’aggiunta che il fondatore avrebbe preferito un incontro faccia a faccia.
Più nulla per qualche settimana. Ma… Scalfari era in vacanza all’Argentario, quando gli telefona la colf ecuadoregna: “E’ arrivata una lettera con stemma vaticano”. La apra. “C’è un primo foglio firmato da Becciu, in cui dice di trasmettere una lettera di papa Francesco”. Quante cartelle? “Sono nove cartelle”.