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Meno sport e più danni per la salute: i rischi di una “generazione seduta”

Obesità nei bambini

@DR

Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 21/11/13

Gli adolescenti tendono a praticare poco sport già a partire dagli 11 anni. I "primi della classe" sono i bambini tra 6 e 10 anni

Dopo l’allarme obesità nei bambini, i pediatri lanciano l’allarme sul poco sport praticato dagli adolescenti che sembrano aver consumato un vero e proprio “divorzio” con l’attività fisica con rilevanti conseguenze sulla salute. In occasione degli Stati Generali della Pediatria celebrati in concomitanza con la Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente, la Società italiana di pediatria (Sip) ha segnalato come l’allontanamento dalla pratica sportiva – attestatosi in precedenza tra i 14 e i 15 anni – inizi ormai già a 11 anni. Infatti tra il 2011 e il 2012 la quota di praticanti continuativi è diminuita persino nella fascia d’età 11-14 anni, passando dal 56% al 53,4%. Percentuale che tra i 15 e i 17 anni diventa del 48,5% e si assesta 14 punti percentuali sotto, al 34,7%, tra i 18 e i 19 anni.

Unica notizia positiva è che, in controtendenza, in dieci anni (2001-2011) tra i bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni la pratica sportiva continuativa è aumentata di oltre 5 punti percentuali, passando dal 48,8% al 54,3%. Con l’aumento di altri 3 punti percentuali nell’ultimo anno, sono loro i più sportivi d’Italia: quasi 6 su 10 (57%) praticano uno sport in maniera continuativa, soprattutto nuoto e danza. La ragione di questi trend tra i più giovani, Aleteia l’ha chiesta ad Antonio Correra, consigliere nazionale Sip.

Cominciamo dalle buone notizie: perché i più piccoli sono più sportivi?

Correra: La ragione possiamo dedurla a contrario analizzando le cause, che sono molteplici, dell’abbandono dell’attività sportiva da parte dei ragazzi più grandi. Una delle cause principali è l’eccessivo impegno di studio richiesto in particolar modo nelle scuole superiori: nella scuola elementare l’impegno è minore e c’è più tempo per lo sport. Su questo elemento pesa anche il fatto che le attività sportive ed agonistiche si svolgono quasi sempre al di fuori della scuola e quindi per i ragazzi più grandi si pone il problema di orari e spostamenti da conciliare con lo studio. Inoltre dai nostri studi risulta che spesso per i ragazzi fare sport “viene a noia” o ”costa troppa fatica” o gli ”istruttori sono troppo esigenti”: per i più piccoli, invece lo sport conserva una dimensione più di gioco che di agonismo e per questo si stancano meno in fretta.

In che modo influisce sulla poca pratica sportiva il tempo trascorso davanti al computer o alla tv?

Correra: La Sip promuove annualmente una ricerca su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti” che è arrivata alla 15^ edizione nel 2012. L’abbiamo intitolata “Generazione seduta” perché oltre il 60% degli adolescenti durante il percorso scolastico rimane seduta per almeno 11 ore al giorno e di queste 3 o 4 le passa davanti alla tv. Inoltre c’è la cattiva abitudine di consumare anche i pasti davanti alla tv e i ragazzi spesso studiano rimanendo collegati via Internet con gli amici: tutte abitudini che influiscono nel tenerli lontani dallo sport. Il 40% dei ragazzi e il 44% delle ragazze adolescenti non praticano nessuna attività sportiva oltre le due ore previste dal programma scolastico. Per di più la gran parte dei ragazzi viene accompagnata a scuola in auto e solo pochi usano i mezzi pubblici mentre ancora meno la bicicletta. Tutto il contrario di quanto indichiamo nella “Piramide delle attività consigliate”: alla base ci sono le attività che dovrebbero essere svolte più in abbondanza come andare ogni giorno a piedi a scuola o in bici, passeggiare e, più in alto, aiutare qualche volta alla settimana nei lavori domestici. Invece, in cima, appare l’uso del computer o video-giochi che dovrebbe essere limitato a una sola ora al giorno.

Quali sono i rischi di queste abitudini?

Correra: Noi pediatri abbiamo interesse all’attività di movimento, non allo sport in quanto tale. Studi riconosciuti evidenziano come potenziare l’attività motoria nella scuola migliora la pressione arteriosa, il peso corporeo e l’attività respiratoria. Uno studio scandinavo del 2013 ha messo in evidenza che sei ore di attività per i ragazzi riduce il rischio di malattie cardiovascolari mentre uno olandese, sempre del 2013, ha messo in luce come troppo tempo passato davanti alla tv produce alla lunga un danno arterioso. Non è un caso che più ci si sposta nel nord Europa e più l’attività fisica cresce. In Francia l’educazione fisica e sportiva praticata nella scuola è doppia che in Italia, rappresenta il 15% dell’orario complessivo ed è previsto anche che si interrompano le lezioni e lo stare sui banchi per fare movimento.

Le soluzioni, quindi, vanno cercate a partire dalla scuola?

Correra: Occorre un patto con la scuola affinché l’attività fisica entri nel curriculum e venga incoraggiata l’attività motoria dei bambini prima di quella sportiva. E’ necessario far capire che l’attività fisica migliora la salute: va considerata una specie di farmaco che alla lunga riduce i costi sanitari e sulla quale occorre investire come si fa per la prevenzione degli incidenti. Inoltre noi pediatri incoraggiamo a tener conto delle regole della Piramide delle attività consigliate. Si tratta di provvedimenti a costo zero che potrebbero essere adottati subito. E se poi si pensasse a città più a misura di bambino si abbatterebbe anche parte della sedentarietà totale che affligge questa età.

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