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Come educare persone libere nella società della comunicazione

Group of four children are playing with smartphone – it

© SergiyN

Patricia Navas - Aleteia Team - pubblicato il 20/11/13

Intervista alla psicologa María Jesús Álava, coautrice del libro "La buena educación"

Non c’è libertà senza responsabilità, e non c’è responsabilità se non diamo valore a chi siamo. Così si è presentata la psicologa María Jesús Álava Reyes in una conferenza sulla libertà organizzata dal Telefono della Speranza e svoltasi il 19 novembre nell’auditorium Príncipe Felipe di Oviedo (Spagna).

Secondo l’esperta, coautrice del libro La buena educación, al giorno d’oggi è particolarmente necessario aiutare i bambini, gli adolescenti e i giovani a pensare e prepararli di fronte a possibili molestie, umiliazioni e vessazioni, favorite dall’accesso, spesso poco controllato, a Internet.

In questa intervista concessa ad Aleteia, la Álava Reyes sottolinea l’importanza del fatto che i genitori passino del tempo con i figli e li accompagnino anche nell’uso di Internet e dei videogiochi.

Che sfide pone l’educazione oggi? Nella sua conferenza ha sottolineato il valore di essere se stessi per la responsabilità e la libertà…

Si tratta di vedere come possiamo contribuire a crescere bambini che un domani siano adulti autenticamente liberi, con capacità di pensare, di ragionare, di osservare, con criteri propri.

È necessario aiutarli a pensare perché non siano manipolabili. Constatiamo che i bambini, gli adolescenti e i giovani di oggi sono meno maturi e più vulnerabili di quelli di qualche anno fa.

I genitori controllano meno il loro ambiente. Li stiamo proteggendo troppo e non li prepariamo al mondo reale.

Non sanno dire di no, seguono in modo assai preoccupante i leader negativi che hanno intorno a sé in questo momento e subiscono anche molestie, umiliazioni, vessazioni… senza risorse per sapersene difendere.

Ci preoccupa che abbiano meno capacità nella vita quotidiana, che in una società presumibilmente della comunicazione si sentano sempre più soli anche se possono essere collegati nel mondo.

Possono trascorrere ore chattando e rispondendo ai messaggi, ma poi sono incapaci di relazionarsi con le persone che hanno al proprio fianco. In molti casi, l’immaturità si traduce in un comportamento molto più ostile in casa.

Rendendoci conto dell’esistenza di questo problema, vogliamo rendere consapevoli i genitori e gli educatori e lavorare direttamente con i bambini e i giovani perché questa situazione si possa invertire.

Proteggendoli troppo e favorendo in loro il consumismo, iniziano a non dare valore alle cose e finiscono per non dar valore neanche alle persone. C’è poi un certo indurimento che constatiamo nelle relazioni con gli altri e con l’ambiente.

Ci sono giovani generosi, ma ci piacerebbe che la generosità fosse più presente.

Ci preoccupa come molti di loro mentano, nel massimo anonimato, proprio perché a volte vivono come in mondi paralleli di cui i genitori non sono troppo consapevoli.

I genitori sono piuttosto spersi, anche se si possono preoccupare molto per loro. Quando vengono dallo psicologo, spesso si tratta già di situazioni drammatiche e pensiamo che non stiamo valorizzando il loro operato e non li stiamo appoggiando nella quotidianità: la miglior équipe di una famiglia sono i docenti della scuola dei figli.

Che ruolo gioca Internet nell’educazione o diseducazione dei figli?

Non solo Internet, anche i videogiochi, le comunicazioni… sono ossessionati dai videogiochi, chattano molto, a volte entrano in spazi che non controllano, postano fotografie e raccontano cose di cui poi si pentono.

Su dieci bambini, quattro possono subire qualche tipo di molestie o estorsione attraverso Internet. Non li abbiamo preparati a difendersi da questo. Per questo motivo a volte possono vivere in mondi paralleli.

Prima sapevamo chi erano i loro amici, cosa facevano… ora non lo sappiamo, e a volte vediamo che hanno cambiato amici solo dalla loro condotta o dai fallimenti scolastici.

La buona educazione oggi continua ad essere quella di sempre?

Negli aspetti essenziali sì, dovrebbe essere quella di sempre, ovviamente adattata al mondo attuale; che insegni comunque ai giovani a comportarsi, a seguire delle norme di convivenza, cortesia e soprattutto rispetto, nei confronti degli anziani e degli altri in generale, e che sia anche un esempio di flessibilità nelle loro azioni quotidiane.

Nel libro La buena educación, con Susana Aldecoa raccontiamo l’esperienza di una scuola di Madrid in cui si cerca di far sì che i bambini diventino adulti liberi, pensino, abbiano autostima…

Anche i “no” aiutano a crescere: bisogna mettere dei freni, delle norme, dei limiti ai bambini.

I genitori accompagnano sufficientemente i propri figli?

Uno studio che abbiamo realizzato con più di 500 bambini con difficoltà ha dimostrato che nella stragrande maggioranza dei casi passavano poco tempo con i genitori, li vedevano appena, stavano con altre persone che non erano la mamma e il papà. È un problema fondamentale che constatiamo sempre.

Continua a esistere un problema di conciliazione tra la vita professionale e quella familiare. È uno dei problemi principali per i bambini di oggi.

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