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Papa Francesco vicino agli abitanti della “Terra dei fuochi”

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia Team - pubblicato il 19/11/13

Ha telefonato a una suora che gli aveva mandato una foto dei bambini morti di cancro

La tragedia della “Terra dei fuochi”, la zona della Campania avvelenata dai roghi di rifiuti, ha toccato anche il cuore di papa Francesco, che ha telefonato a suor Teresa, una religiosa delle Figlie di Sant'Anna che insegna in una scuola di Casal di Principe e gli aveva spedito una delle 150.000 cartoline con la fotografia dei bambini morti di cancro in quella porzione di territorio tra le province di Napoli e Caserta.

Il pontefice ha chiamato la suora sul telefonino mentre era in classe. Grande l'emozione della religiosa e dei bambini, come ha riferito don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa San Paolo Apostolo di Caivano divenuto simbolo della lotta alle ecomafie e promotore dell'iniziativa delle cartoline. Don Maurizio ha detto di sperare in una visita del pontefice. “Spero che accolga il nostro appello, così come spero in una sua telefonata” (Avvenire, 18 novembre).

Sabato 16 novembre, 150.000 persone hanno espresso con una marcia a Napoli la propria indignazione per la situazione che si vive nella zona. In testa al corteo “Stop biocidio” c'era proprio don Maurizio, che sottolineato la necessità di “cambiare passo”, perché la situazione è ormai “insopportabile”. “Ora sappiamo quello che per tanto tempo è stato taciuto. Ora basta, serve pagina nuova”; “fare finta di non vedere ora è un sacrilegio. Chi non vede dovrà renderne conto alla storia” (Avvenire, 16 novembre). Il corteo “Fiume in piena”, ha aggiunto, “è un fiume in piena di speranza, ma anche di disperazione”; “la nostra madre terra Campania è moribonda, ma non è morta”.

Molti “veleni dimenticati” della “Terra dei fuochi” sono “disastri accertati, con analisi, sequestri, processi e condanne. Non imprecise dichiarazioni di qualche camorrista 'pentito' ma fatti concreti, vecchissimi” (Avvenire, 18 novembre).

A Villa Literno, ad esempio, da otto anni l'impianto di quella che era l'azienda Siser è chiuso da alcune barriere in cemento e sopra c'è scritto in vernice rossa “Area sequestrata”. “Ufficialmente doveva produrre compost, in realtà entravano liquami industriali pericolosissimi che, senza essere trattati (al più un po’ di paglia), venivano poi scaricati sui terreni agricoli della zona, in cambio di 'convincenti' pagamenti per i contadini”. Questa attività “lucrosissima” venne bloccata dall’operazione “Madre terra” del Noe dei carabinieri di Caserta, coordinati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. In un anno e mezzo erano stati sversati nei fondi della zona 3 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. “Tutto è ancora lì. Nessuna bonifica, né divieti di coltivare. Solo l’impianto è stato sequestrato ed è lì abbandonato da 8 anni col suo carico di veleni. Mentre attorno non si è mai smesso di coltivare i campi dove pascolano anche le pecore”. È tutto lì, “rottame delle ecomafie”.

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