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“Date ragione della vostra speranza, ma con dolcezza”

Rino Fisichella – it

© MASSIMILIANO MIGLIORATO/CPP

Jaime Septién - Aleteia Team - pubblicato il 18/11/13

Monsignor Rino Fisichella è intervenuto all'Università Pontificia del Messico

Durante l'incontro accademico “La Chiesa negli spazi pubblici”, organizzato dall'Università Pontificia del Messico, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha sottolineato che “la Chiesa ha una responsabilità del tutto particolare in questo momento storico”.

“Ci troviamo di fronte alla grande sfida tra cristianesimo e paganesimo”, ha affermato. “Ciascuno di questi porta con sé le proprie motivazioni. Il tutto sotto lo sguardo impassibile o assente di coloro che si dicono sostenitori di una tolleranza che, stranamente, si invoca sempre in modo parziale”.

Ciò che un cristiano non accetta

Il rappresentante del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha avvertito di fronte a un folto pubblico che oggi non si chiede ai cristiani di riconoscere la sacralità di uno Stato; “quello che si vuole imporre, al contrario, è il fatto di relegare la religione a fatto privato perché non influisca sullo sviluppo della vita sociale, politica e culturale della Nazione”.

Ad ogni modo, ha dichiarato monsignor Fisichella, “questa prospettiva gioca su un equivoco di fondo che un cristiano non potrebbe mai accettare: isolare la fede dalla vita”.

“Facendo questo, si finirebbe per confinare l'impegno nel mondo all'interno di una schizofrenia che debiliterebbe sia la fede che l'impegno nella società, per una mancanza di relazione reciproca che dovrebbe far sì che la fede si incarni e che l'impegno per la trasformazione del mondo sia concentrato sul vero progresso di ogni persona e sul bene di tutti”.

Per il presule, “il problema che siamo chiamati ad affrontare oggi nei vari settori della vita pubblica, politica, sociale, culturale e religiosa appare sempre più come un problema etico”.

La semplicità della fede

Secondo monsignor Fisichella, la questione etica indica il concetto stesso della vita; “è promozione e difesa della vita, sempre; dal suo inizio alla fine, in base a quella norma che la natura porta impressa in sé e il cui compimento rappresenta la realizzazione e la pienezza di ogni persona”.

L'arcivescovo ha affermato che i cristiani “non vivono con strabismo rispetto alla fede e alla ragione. La convinzione è che quanto la ragione scopre nella sua ricerca della verità, se si è agito in modo corretto, porta inevitabilmente alla fede”.

Quanto al contributo cristiano allo sviluppo della società, monsignor Fisichella ha detto di essere convinto “che noi cristiani potremo creare ancora vero progresso, come nostro apporto peculiare, nella misura in cui siamo capaci di trasmettere una serie di valori che esprimono chiaramente la nostra storia millenaria, che ci appartiene nel bene e nel male”.

Senza avere la potenza degli strumenti che decidono gli orientamenti culturali, “abbiamo la semplicità della fede che si esprime mediante la testimonianza”.

Nella parte centrale della sua conferenza, monsignor Fisichella ha sottolineato che i cattolici dovranno essere capaci di ripensare le ragioni della fede che li rende responsabili nella società. A suo avviso, è “un compito che non può essere rinviato né delegato esclusivamente all'aula accademica”.

Ritiene inoltre che ci troviamo in un momento di transizione in cui la Chiesa dovrebbe sentire la responsabilità di incaricarsi di trasmettere un patrimonio vivo di cultura e di preziosi contenuti che non possono cadere nel dimenticatoio.

Dare ragioni di speranza

“Credere, amare e sperare sono realtà che condividiamo con tutta l'umanità. Senza questa triplice dimensione verrebbe meno la possibilità per l'uomo di comprendere se stesso all'interno del creato. E tuttavia è proprio questa triade che può diventare il presupposto per comunicare in modo fecondo ed efficace la novità del cristianesimo”.

Il presule ha quindi concluso chiedendo a quanti lo ascoltavano di essere sempre disposti a dare ragione della propria speranza a chiunque gliela chieda. “Ma fatelo con dolcezza e rispetto, e con coscienza tranquilla. Così tutti quelli che vi diffamano si vergogneranno delle loro calunnie, perché vi comporterete come servitori di Cristo”.

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