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Francesco, il Papa di quelli che sono “fuori”

Pope Francis – General audience in Saint Peter’s Square Vatican

© ALBERTO PIZZOLI / AFP

Un'Udienza Generale in Piazza San Pietro, ottobre 2013

Finesettimana.org - pubblicato il 13/11/13

Dagli Stati Uniti un punto di vista sulla percezione del Papa nella Chiesa e nella società, anche dagli ambienti più distanti
di Massimo Faggioli

Papa Francesco, come stile e come teologia, non ha nulla di imperiale, anzi tutto il contrario. Ma per chi guardi all’effetto Bergoglio, che dura ormai da lungo tempo, otto mesi dalla sua elezione, è facile tornare all’autodefinizione che l’imperatore Costantino, all’inizio del secolo IV, dava di sé (almeno secondo il suo biografo ufficiale, Eusebio di Cesarea): episkopos ton ektos, cioè “vescovo di quelli di fuori”, nel senso di “vescovo dei laici” o “vescovo fuori dalla gerarchia”. 

Il fascino di papa Francesco non è dovuto a pronunciamenti dogmatici particolari, o ad azioni particolarmente clamorose. In questo senso, la luna di miele tra il papa eletto il 13 marzo 2013 e quanti hanno avuto il tempo e la voglia di guardare e ascoltare è il frutto di un periodo di grandi cambiamenti più attesi che promessi, più incarnati che dettati. Questo è bastato a sconvolgere gli schieramenti, consolidati da tempo all’interno della Chiesa, lungo le trincee delle questioni di morale sessuale e difesa della vita. Questo fenomeno è ampiamente visibile in America, dove fasce significative di cattolici conservatori (sia nella gerarchia, sia tra i laici impegnati nella Chiesa) si sentono messe fuori gioco dal nuovo registro di papa Francesco, non sufficientemente ripetitivo sulle questioni come aborto, contraccezione, omosessualità. 
Ma questo effetto Bergoglio all’interno della Chiesa va compreso alla luce di quello che papa Francesco sta facendo nei confronti di “quelli di fuori”. Ancora una volta, dall’America (che rappresenta uno dei punti critici per il futuro del pontificato di Francesco) questo fenomeno è chiaramente percepibile. In questi ultimi giorni, tra l’annuncio del questionario per la preparazione del Sinodo dei Vescovi del 2014 sulla famiglia e la foto del papa che abbraccia e bacia uno dei lebbrosi del nostro tempo, la chiesa di papa Francesco è tornata ad essere oggetto di attenzione e di riflessione anche da parte di coloro che negli ultimi decenni l’avevano dismessa come anticaglia, o come agente del pensiero reazionario e conservatore, o, peggio ancora, come lobby in difesa dei preti pedofili. Una rivista laicissima e simbolo del glamour dell’America cosmopolita, “The New Yorker”, ha notato la differenza tra un papa professorale e un papa che tocca con mano le persone vere, per come esse sono e non per come si pretende che siano. Una delle più importanti riviste culturali e letterarie americane, “The Atlantic”, ha indagato sulla cultura e la mentalità di papa Francesco, papa di una “religione per adulti”. Uno degli intellettuali gay più famosi d’America, Andrew Sullivan (cattolico e repubblicano), sul suo lettissimo blog ha parlato del papa come della 
vera chance per una Chiesa che vuole ascoltare, pur già sapendo quello che i cattolici pensano sulle questioni di morale sessuale.
Questi articoli sono solo un campione di quello che, in un paese cattolico a modo suo come gli Stati Uniti, hanno detto della Chiesa e del cristianesimo molti di “quelli di fuori” dopo e grazie all’elezione di papa Francesco, in questi ultimi otto mesi. In Italia si potrebbero fare molti altri esempi. Tra le tante differenze tra due diversissimi “vescovi di quelli di fuori” come l’imperatore Costantino e papa Francesco, in termini di percezione, vi è che nessuno avrebbe accusato Costantino (convertitosi al cristianesimo solo in punto di morte) di essere un parvenu del cattolicesimo, un populista, un liberal, o un teologo pericolosamente vicino all’eresia [come nell'articolo su The New York Times del 10 novembre: I cattolici conservatori USA si sentono lasciati fuori dall'abbraccio del papa]. Bergoglio sta scardinando un’idea di Chiesa tracciata sulla divisione tra chi sta dentro e chi sta fuori, e sta rimescolando quella delicata ricetta che è il cattolicesimo. Il fatto che molti di “quelli di fuori” (ideologicamente, culturalmente, geograficamente) si stiano riaffacciando alla soglia della Chiesa urta molti di quelli che vedono, nell’attenzione laica alla chiesa di Francesco, il ritorno del figliol prodigo: la collera del figlio maggiore è da sempre parte della storia.

[FONTE: http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201311/131112faggioli.pdf]

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