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“La povertà è più vicina di quanto credi”

La povertà è più vicina di quanto credi

@DR

Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 12/11/13

La Caritas di Bolzano-Bressanone celebra la domenica della carità (17 novembre) invitando tutti a vigilare sulle situazioni di difficoltà per fare rete sul territorio

“La povertà è più vicina di quanto credi”: è questo il messaggio scelto dalla Caritas diocesana di Bolzano-Bressanone per celebrare la Domenica della Carità (17 novembre). La Caritas altoatesina chiede il sostegno della popolazione della provincia per poter venire incontro alle richieste di aiuto che provengono dal territorio, anche quelle che hanno più difficoltà ad essere espresse, come testimonia Pio Fontana, uno dei due direttori del servizio.

Perchè avete scelto lo slogan: "La povertà è più vicina di quanto credi"?

Fontana: Lo abbiamo scelto perchè oggi il povero può essere il vicino di pianerettolo o il dirimpettaio del palazzo di fronte. Persone che fino a ieri avevano sempre avuto di che vivere dignitosamente, improvvisamente, a causa della crisi e delle sue conseguenze, si sono ritrovate nel bisogno e con l’incapacità di chiedere aiuto perchè hanno difficoltà ad ammettere di ritrovarsi in una situazione che non avrebbero mai immaginato. Il nostro vuole essere un invito pressante a tutta la popolazione a vigilare, a intuire le situazioni di difficoltà, ad intervenire o a far intervenire la Caritas e gli altri servizi creando una rete dalla quale non rimanga fuori nessuno.

E’ un pò sconcertante che questo messaggio sia veicolato in Alto Adige che siamo abituati a pensare come una delle zone più ricche d’Italia…

Fontana: Per certi versi lo è sempre, anche perchè qui ci sono strumenti di protezione sociale che altrove non esistono. Basti pensare al reddito minimo di inserimento di cui si comincia solo a parlare a livello nazionale mentre da noi è una realtà dal 1973 e permette di integrare le entrate familiari fino al livello minimo di sussistenza stabilito secondo alcuni parametri di legge. E’ vero, però, che nella nostra zona è anche molto alto il costo della vita per affitti, spese di condominio, alimenti. I poveri ci sono sempre stati ma la crisi ha investito persone che fino a due anni fa non avevano problemi: basta la cassa integrazione, una malattia invalidante se non la perdita del posto di lavoro. E’ di questi giorni la notizia che chiude in Val Passiria la ditta di maniglie Hoppe: significa la disoccupazione per 160 persone. Tra l’altro la gente dell’Alto Adige aveva la percezione che alcuni problemi non potessero toccarla e si manifesta un certo disagio psicologico, una forma di depressione che non permette nemmeno di vedere gli strumenti che esistono per uscire dalla difficoltà. Per questo occorre un aiuto personale e la solidarietà. Nella scorsa settimana il rapporto Censis ha sottolineato che sono aumentati in questo periodo i valori della solidarietà, della collaborazione e dell’altruismo e questo ci rende speranzosi della possibilità di avere una risposta positiva al nostro appello.

Tra i servizi messi a disposizione dalla Caritas diocesana c’è anche uno sportello per la consulenza debitoria: quanto è diffuso questo problema?

Fontana: Abbiamo registrato un aumento molto significativo di questi casi: tra il 2012 e il 2013 c’è stato un aumento del 14% delle persone che hanno richiesto una consulenza ma tra il 2008 e il 2013 l’incremento è stato complessivamente del 25%. In questo campione ci sono situazioni molto varie e anche persone che avevano un tenore di vita buono ma improvvisamente si sono trovate non più in grado di far fronte a dei pagamenti per vari motivi tra cui, di nuovo, la perdita del lavoro. Noi insistiamo affinchè si rivolgano il primo possibile al nostro servizio perchè certe volte riesce davvero difficile aiutarli ad uscire dagli impegni assunti con banche o finanziarie. L’ultima indagine dell’Istituto per il lavoro dell’Alto Adige ha evidenziato che più di un terzo delle persone intervistate non riesce ad arrivare a fine mese o lo può fare solo con l’aiuto dei parenti. Però dall’indagine è emerso che c’è anche una maggiore speranza che le cose possano cambiare. Il sociologo De Rita sostiene che le energie per il cambiamento ci sono e sono quelle della solidarietà e della collaborazione: occorre che tutti siamo sollecitati a darci da fare.

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