Le lettere pastorali ci presentano una struttura nuova della Chiesa, in quanto sono la testimonianza dei cambiamenti intervenuti dai tempi apostolici alla prima età post-apostolica
di Marino Qualizza
Un aspetto che merita particolare attenzione e fa anche riflettere è il fatto che la comunità ecclesiale è pienamente subordinata all’ufficio apostolico e, fatto ancora più rilevante, è la sparizione pressoché totale dei carismi.
Le lettere pastorali ci presentano una struttura nuova della Chiesa, in quanto sono la testimonianza dei cambiamenti intervenuti dai tempi apostolici alla prima età post-apostolica, vissuta nella consapevolezza che la nuova realtà corrisponda alle indicazioni dell’apostolo Paolo, essendo accertato che sono post-paoline. Si tratta della 1 e 2 a Timoteo e di quella a Tito. Della Chiesa si parla poco, perché l’attenzione è concentrata sul ministero ecclesiastico. Tuttavia si trovano tre elementi ecclesiologici significativi. La chiesa è nata dalla autodonazione di Gesù ed è sua proprietà: “Egli si è donato per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga e sia zelante del bene”, Tito 2,14. Viene poi configurata come una famiglia, affidata alla cura del discepolo: “Bisogna che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente” 1Tim 3,15. Ed infine viene intesa come edificio “colonna e fondamento della verità”, 3,15; stabilità della fede e convivenza di credenti e infedeli, secondo le note indicazione dei vangeli.
Ed ecco l’aspetto specifico di queste lettere: il ministero apostolico su cui si basa la Chiesa, e a sua volta si fonda sull’apostolato paolino e si attua, nell’oggi, nel kerygma apostolico, come attualità del vangelo di Paolo. Conforme a ciò, anche il potere di ordine e di governo dell’Apostolo è presentato come uno sviluppo di quello paolino. La ministerialità dell’apostolo è storicamente presente nel discepolo e determina il passaggio dal diritto sacro a quello ecclesiastico. Aspetto delicato, ma importante che vede la continuità apostolica in nuove forme dettate dalle situazioni.
Da questo ministero apostolico si sviluppano altre forme da vedersi come esplicitazioni e trasformazioni del ministero originario. Si fonda e continua quella linea di trasmissione dei ministeri apostolici che hanno il loro fondamento nel ministero iniziale. Così Timoteo è reso partecipe del ministero apostolico in forma ‘sacramentale’mediante l’imposizione delle mani. Così è reso rappresentante dell’Apostolo e suo successore 1Tim 4,1 e 2Tim 4,5s.
Le funzioni ministeriali consistono in primo luogo nell’insegnamento: predicazione, testimonianza, istruzione, esposizione dottrinale, esortazione pastorale. L’insegnamento si scontra anche con gli eretici che fanno la loro comparsa nella comunità. Viene raccomandato di presentare la verità in modo cordiale e pedagogicamente positivo, 2Tim 4,2. C’è anche l’aspetto amministrativo che viene richiamato per l’ordinato svolgimento della vita comunitaria. E c’è poi l’indicazione importante che ci fa parlare di un ‘potere di ordine’, secondo il vocabolario successivo. Si tratta infatti del potere di istituire presbiteri nelle comunità, Tito 1,5. Si deve notare come la missione paolina dei discepoli dell’Apostolo è fondata nella successione ministeriale e nell’ordinazione sacramentale. I ministeri non si esauriscono in un servizio materiale, ma hanno il loro fondamento e la loro forza nello Spirito Santo.
Per quanto riguarda l’insegnamento, Timoteo e Tito non propongono una loro dottrina ed un insegnamento proprio, ma insegnano ciò che l’Apostolo scrive loro, così che ci troviamo agli inizi di quella che viene chiamata ‘tradizione o trasmissione’ apostolica, 1Tim 6,3; 2Tim 2,14. Anche le attività di governo ed amministrative sono l’esecuzione di normative apostoliche. Significativo è 1Tim 5,19 per un procedimento disciplinare.