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Quanti religiosi sono stati alla base delle scoperte scientifiche?

Scienziati in tonaca

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia Team - pubblicato il 08/11/13

Il libro “Scienziati in tonaca” aiuta a scoprire figure di spicco spesso dimenticate

“Tutti conoscono il nome del monaco cattolico Gregor Mendel, padre della genetica; solo alcuni sanno che Niccolò Stenone, vescovo e beato, ha posto le basi della moderna geologia; pochi hanno presente, invece, che tanti altri ecclesiastici cattolici – e qualche pastore protestante, ma nessun imam, nessun rabbino, nessuno sciamano, nessun bramino indù, nessun monaco buddhista… – sono stati all’origine di svariati campi dell’indagine scientifica”.

È questa la motivazione che ha spinto Francesco Agnoli e Andrea Bartelloni a scrivere un libro sul tema, intitolato “Scienziati in tonaca. Da Copernico, padre dell’eliocentrismo, a Lemaître, padre del Big Bang” (ed. La Fontana di Siloe), in cui si sottolinea come all'origine della scienza sperimentale moderna ci siano essenzialmente uomini religiosi, per i quali “studiare la natura altro non è che cercare di leggere il libro scritto dal Creatore, andare alla ricerca delle sue tracce, delle sue orme”, ma “senza nessuna presunzione di possedere ogni verità, di ridurre la causa prima alle cause seconde, di trasformare la scienza sperimentale in una fede, di farne una metafisica onnicomprensiva”.

“Scienziati in tonaca” è allora la storia di alcune personalità che hanno vissuto nel contempo una forte fede religiosa in un Dio trascendente e una grande passione per l’indagine empirica e scientifica per rendere conto del fecondo rapporto esistente nella storia tra fede e ragione.

Tanti i personaggi citati, a cominciare da Nicola Oresme (1323-1382), vescovo di Lisieux, che ipotizzò il movimento rotatorio della Terra intorno al suo asse essendo dunque un precursore di Niccolò Copernico, passando poi a Leonardo Garzoni, padre del magnetismo, e Benedetto Castelli, esperto di scienza idraulica, proseguendo con il “principe dei biologi” Lazzaro Spallanzani, primo naturalista d'Europa, e Bonaventura Corti, gesuita esperto di fisica.

Ancora, Luigi Galvani, scopritore dell’elettricità animale che secondo Niels Bohr diede vita a “una nuova epoca nella storia della scienza”, l'esperto di mineralogia René-Just Haüy, l'esperto di fluidi Giovanni Battista Venturi, sismologi e metorologi come Sant'Alberto Magno e padre Andrea Bina, il padre della microsismologia Teodoro Bertelli, il micologo don Giacomo Bresadola, Georges Eduard Lemaître, sacerdote che teorizzò il Big Bang.

Si finisce con due religiosi viventi, che vengono anche intervistati: don Giuseppe Tanzella-Nitti, che si è dedicato per alcuni anni alla ricerca scientifica nel campo della radioastronomia e della cosmologia, e il fisico don Alberto Strumia.

Si sfata così il mito per cui l'accoppiata sacerdoti-scienziati “suona male”. “Il punto è che i dogmi del positivismo, sposati sia da molti ambienti liberali sia dalle dittature novecentesche, detti e ripetuti infinite volte, hanno fatto breccia nell’immaginario collettivo, nutrito da una versione banale, zoppa e antistorica dell’affare Galilei”.

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