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Da Campania felix a Terra dei fuochi

Da Campania Felix a Terra dei Fuochi

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 07/11/13

"Entro vent'anni gli abitanti del Casertano rischiano di morire tutti di cancro": la cupa profezia del pentito Schiavone

Da Campania felix, terra fertile e produttiva fin dall'antichità, a Terra dei fuochi: è la storia di una grande area tra Napoli e Caserta dove almeno dal 1990 i clan della camorra hanno interrato milioni di tonnellate di rifiuti tossici che hanno avvelenato il terreno, ucciso l'agricoltura e stanno avendo effetti devastanti sulla salute della popolazione.

Un pentito del clan dei casalesi, Carmine Schiavone, l'aveva "profetizzato" nel corso di una audizione davanti alla commissione parlamentare sulle ecomafie nel 1997: «Entro venti anni gli abitanti di numerosi comuni del Casertano rischiano di morire tutti di cancro» e più precisamente «gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita».

Dal 31 ottobre scorso i contenuti di quella deposizione sono stati desecretati per decisione della Camera. Solo una conferma, per chi come don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (Na), denuncia da anni il disastro al limite dell'irrimediabile di questa devastazione ambientale.

Sapevate già che tutto quanto state denunciando da tempo era noto almeno da 16 anni?

Patriciello: L'abbiamo sempre saputo. Schiavone me lo aveva detto quando l'ho incontrato personalmente e lo ha ripetuto nelle interviste. Fa male comunque vederlo nero su bianco. La Commissione bicamerale di inchiesta sui rifiuti del tempo sapeva e non ha fatto niente. Politici che sono lì da vent'anni sapevano e non hanno detto nulla. Anche perchè questo avvelenamento del territorio non è un incidente di percorso: sono state interrati milioni di tonnellate di rifiuti, la maggior parte dei quali sono venuti dal nord Italia. L'attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all'epoca della deposizione di Schiavone era ministro dell'interno: quando mi ha incontrato a Napoli per l'anniversario delle Quattro Giornate si è detto rammaricato che la "Campania felix" sia diventata la Terra dei fuochi. In quell'occasione gli ho consegnato personalmente una delle cartoline che abbiamo fatto per richiamare l'attenzione su questo problema: ne abbiamo stampate 150 mila e abbiamo chiesto alla gente di spedirle metà al Papa e metà al Presidente della Repubblica. Raffigurano undici mamme con tra le mani la foto del loro bambino morto di leucemia. Il presidente mi ha chiesto: "chi sono?". Ho risposto: "Sono i nostri bambini che stanno morendo". Il disastro ambientale è diventato un dramma umanitario, la gente continua a morire di cancro e il ministro della salute Lorenzin sostiene che dipende dagli stili di vita. Io mi rendo conto dei problemi del governo centrale ma qui è necessario intervenire in modo serio.

Oltre che di ignoranza colpevole della situazione, nella deposizione si parla di vere e proprie coperture istituzionali; Schiavone dice "La mafia, la camorra non potevano esistere se non era lo Stato".

Patriciello: Schiavone lo dice, i pentiti lo dicono: cosa avrebbero potuto fare da soli?. Ho appena finito di leggere un libro di qualche anno fa di Pino Arlacchi "Gli uomini del disonore" in cui si racconta la vicenda del pentito Calderone e anche lui rivelò i rapporti della mafia con politici collusi. D'altra parte sono credibili: i camorristi i veleni non li possedevano; altri li avevano e avevano bisogno di smaltirli. Peccato che i pentiti ci siano solo tra i camorristi. Confindustria dovrebbe portare avanti questa battaglia con noi contro gli imprenditori disonesti. Se il sistema dei controlli in Italia avesse funzionato, se i politici avessero fatto il mestiere dei politici mentre i mafiosi facevano i mafiosi, la situazione sarebbe diversa. Spaventa leggere nella deposizione di Schiavone che "tutti" i 106 sindaci del casertano, di qualunque colore politico fosse l'amministrazione, erano messi lì dalla camorra. Abbiamo visto in questi anni che alcuni consigli comunali sono stati sciolti, pensavamo che diverse amministrazioni fossero inquinate, ma "tutti"…E' molto triste, ma non solo per noi: si illude chi pensa che questo sia un problema solo nostro. Intanto Schiavone ha denunciato che i rifiuti sono stati seppelliti anche in Puglia, Calabria, Sicilia e nel Molise fino a Isernia. Inoltre nel mondo che è diventato un villaggio globale, cosa sappiamo di quello che ci arriva in tavola? Il grande problema è l'avvelenamento dei terreni agricoli. Abbiamo bisogno di sapere quali sono: è disumano tenere una donna che va a fare la spesa sul nostro territorio nel dubbio che sta avvelenando i suoi figli.

Si può dire che la desecretazione della deposizione di Schaivone sia una vittoria dell'opinione pubblica e dell'insistenza nel cercare la verità?

Patriciello: Per questo risultato si sono impegnati molto i ragazzi del Movimento 5 Stelle; erano impegnati nella denuncia già sul territorio e sono andati avanti una volta entrati in Parlamento come deputati. Certo che si tratta di una vittoria. D'altra parte le commissioni che si sono succedute che hanno risolto? Facevano sempre domande come chi casca dalle nuvole. Il senatore Pecorella, il presidente dell'ultima commissione, disse che questo inquinamento ambientale era come la peste del '600. In un articolo su Avvenire gli ho risposto che non è per niente la stessa cosa: a quel tempo la peste era un morbo sconosciuto, non si sapeva come arrivasse e i medici non sapevano come curarla. Noi di questo "morbo" sappiamo tutto, l'abbiamo procurato noi stessi e gli untori, che nel caso della peste del '600 si erano inventati, qui esistono davvero.

L'arcivescovo di Napoli, cardinale Sepe, ha ripetuto ieri che chi inquina commette un peccato grave a pena dell'esclusione dalla comunione: cosa ne pensa?

Patriciello: E' un messaggio importante perchè dimostra che la Chiesa ha assunto in pieno la gravità del dramma che stiamo vivendo. E dimostra come la Chiesa, contrariamente a quanto si pensa, è più avanti: mentre lo Stato considera il reato di chi riversa nell'ambiente rifiuti tossici come un reato minore, punibile con una multa e invano stiamo chiedendo l'inasprimento delle pene, la Chiesa lo considera un peccato molto grave, sanzionabile addirittura con l'esclusione dai sacramenti.

Lei ha scritto che dopo la protesta occorre la proposta: quali sono le vostre?

Patriciello: Per prima cosa serve la mappatura dei terreni avvelenati: non si possono tenere ancora i contadini in una situazione di stallo. Poi chiediamo la video sorveglianza delle campagne e il controllo satellitare dei mezzi che trasportano rifiuti, il solo sistema serio di tracciabilità perchè abbiamo constatato in questi anni quali imbroglio sia stato fatto attraverso le bolle di accompagnamento. In Campania, inoltre, non c'è un registro tumori e se c'è non funziona: ogni volta che diciamo che molta gente si sta ammalando e muore, lo scienziato di turno ci risponde che non ci sono i dati. Abbiamo bisogno di sapere con evidenza scientifica cosa sta succedendo sul nostro territorio, perchè se c'è un incremento del cancro occorre una risposta sanitaria massiccia: non si possono aspettare, come adesso, tre o quattro mesi per una mammografia. Infine occorre procedere alla bonifica del territorio e questo è un tasto dolente perchè occorrono molti soldi. La nostra paura è che coloro che ci hanno avvelenato saranno anche coloro che procederanno alla bonifica o, meglio, guadagneranno altri miliardi con finte bonifiche come è già avvenuto a Bagnoli.

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