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Novembre, in farmacia scatta l’ora della prevenzione cardiovascolare

Novembre mese malattie cardiovascolari

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia Team - pubblicato il 04/11/13

Saranno disponibili per tutto il mese informazioni, test gratuiti e consigli per la salute del nostro cuore

E’ appena partita la campagna “Ci sta a cuore il tuo cuore”, promossa dal network di farmacie di Apoteca Natura in collaborazione con SIMG (Società italiana di medicina generale) e AMD (Associazione Medici Diabetologi). Ogni martedì di novembre, in ciascuno dei 500 punti vendita di Apoteca Natura, sarà possibile effettuare un’autovalutazione guidata sul personale stile di vita e svolgere, su prenotazione, controlli gratuiti della pressione arteriosa, della colesterolemia totale, dell’indice di massa corporea e della circonferenza addominale, tutti fattori cruciali per la prevenzione di malattie ischemiche del cuore, come l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale.
Inoltre saranno distribuiti opuscoli informativi sul rapporto tra inquinamento urbano e patologie cardiovascolari, curato dall’ISDE (Associazione dei Medici per l’Ambiente). Per saperne di più sulla salute del nostro cuore e dei fattori che la pongono più a rischio noi di Aleteia abbiamo incontrato Ferdinando Laghi, vice presidente nazionale dell’ISDE e specialista di medicina interna, e Giuseppe Gattini, cardiologo e membro del Consiglio direttivo della Sezione di Roma dell’Associazione Medici Cattolici Italiani.

Quanto incide l’inquinamento dell’ambiente sulla salute del nostro cuore?

Laghi: Proprio a metà ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito la cancerogenicità dell’inquinamento ambientale, ma da molto più tempo è nota l’incidenza cardiovascolare, cioè l’azione pro-trombotica dell’inquinamento aereo, soprattutto del particolato, vale a dire le cosiddette micro e nanopolveri prodotte dalle attività di combustione di origine antropica come lo scarico dei motori, delle industrie e degli impianti di condizionamento. Si tratta di polveri estremamente piccole, che riescono a raggiungere gli alveoli polmonari e possono svolgere un’azione infiammatoria locale che poi si ripercuote su tutto l’organismo, ma anche passare, grazie alla loro dimensione, direttamente nella corrente circolatoria. Queste particelle favoriscono un’azione pro-trombotica, cioè la coagulazione interna ai vasi di trombi, e quindi sono collegate a malattie come l’infarto del miocardio o come l’ictus cerebrale; inoltre possono accelerare il processo arteriosclerotico, e quindi la chiusura dei vasi, alterare le cellule interne ai vasi, attivare le piastrine all’interno dei vasi e addirittura determinare aritmie o alterazioni del battito cardiaco.

In che modo possiamo difenderci da un nemico così presente nel nostro ambiente?

Laghi: Ovviamente la risposta non è quella di andare a fare l’eremita nel deserto. La nostra salute dipende per il 10% dal servizio sanitario, e per il resto da altri fattori tra i quali quelli ambientali. Dunque se vogliamo curare realmente le persone dobbiamo dedicare attenzione all’ambiente, non tornando all’età della pietra, ma limitando ed eliminando tutti quei fattori che è provato diano malattie. Ad esempio, dovremmo provare a ripensare una reingenierizzazione dei veicoli per ridurre il particolato, a limitare tutte le attività industriali inutili che creano inquinamento, a rivedere tutti i materiali di combustione; adesso si fa un gran parlare del carbone come di un combustibile fossile a basso costo, ma dobbiamo sapere qual è l’impatto sulla nostra salute. Nelle nostre case serve anche un utilizzo più ragionevole degli impianti di condizionamento: 20 gradi dentro casa sono una temperatura ben più salubre dei 25 gradi a cui siamo abituati. Un dato deve farci riflettere: è vero che l’aspettativa di vita continua ad aumentare per uomini e donne, ma dai primi anni di questo secolo l’aspettativa di vita in buona salute, che prima cresceva parallelamente alla prima, è crollata. Cioè, noi stiamo costruendo un mondo di anziani malati. Dobbiamo impegnarci per invertire questa tendenza.

E tra le autorità politiche ed amministrative secondo lei quanto è presente la cultura della prevenzione?

Laghi: Siamo ancora molto indietro, poiché la qualità dell’impatto ambientale non è ancora vissuta dal decisore politico come un elemento fondamentale di salubrità delle nostre città. Si parla tanto di produzioni energetiche, ad esempio: bene, le centrali a biomasse o l’incenerimento dei rifiuti come fonti, peraltro carissime, di energia, sono due pratiche che andrebbero eliminate perché i danni per la salute che comportano sono molto maggiori rispetto ai pochi benefici che producono. Infine, per toccare un tasto dolente, io che tra le altre cose mi occupo di smaltimento dei rifiuti, trovo vergognoso che la realtà della Terra dei Fuochi sia stata di fatto nascosta per 16 anni. Ma quella è solo la punta di un iceberg. Io abito e lavoro in Calabria: ebbene, le nostre coste sono falcidiate dalle “navi dei veleni”, piene di rifiuti di qualunque genere, affondate dalle organizzazioni criminali del Sud. Questa è un’emergenza assoluta da cui dipende la vita delle prossime generazioni.

Quali passi avanti sono stati fatti negli ultimi anni in tema di prevenzione cardiovascolare?

Gattini: Si è fatto un attento monitoraggio dei fattori di rischio non genetici, e quindi correggibili, per quanto riguarda la cardiopatia ischemica e le malattie cardiovascolari, in particolare sulla prevenzione e sul rallentamento dell’arteriosclerosi. Questi fattori di rischio sono riconducibili ad un aumento dei grassi del sangue, in particolare del colesterolo LDL, la frazione “cattiva” del colesterolo, alla ipertensione arteriosa, al trattamento intensivo del diabete – che in anni passati è stato un po’ sottovalutato, mentre adesso per noi cardiologi i diabetici rientrano nella stessa fascia di rischio di un paziente che ha già avuto un infarto – ed infine agli stili di vita,  che possono determinare od aggravare un problema di arteriosclerosi preesistente, come la mancata attività fisica, la vita sedentaria, e soprattutto il fumo.

Si sta diffondendo una cultura di prevenzione in questo senso tra le persone?

Gattini: Direi di sì, soprattutto si è creata una cultura di implementazione dell’attività fisica aerobica. Sicuramente le persone ci stanno più attente, perché bombardati da articoli e trasmissioni, ma anche da noi medici. Si è creato il problema: la gente sta più attenta a quello che mangia, nei limiti del possibile, e il fumo ormai viene visto come una cosa da ridurre o eliminare.  Poi, naturalmente, quello che incide è una questione di volontà individuale, però le associazioni mediche e scientifiche ce la mettono tutta, e il messaggio è comunque passato.

Esempi di cattiva informazione ne vede tra i media?

Gattini: Beh, ogni tanto osservo campagne che rispondono ad interessi commerciali. Un esempio è quello della sigaretta elettronica, che è stata proposta come assolutamente non nociva e quindi come una scusa per continuare comunque a fumare. Non è così, so che le società scientifiche specifiche si stanno occupando del problema e usciranno a breve con documenti in questo senso che dicono che non risolvendo il problema del fumo da nicotina, probabilmente ne produce anche altri. Per il resto per quanto riguarda l’attività fisica e l’aspetto nutrizionale, sia qualitativo che quantitativo, mi sembra che i media abbiano lavorato di concerto con le società scientifiche, e quindi in maniera corretta.

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