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Testimoni di Geova: la non liceità delle immagini per adorare Dio

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© Fred DE NOYELLE / GODONG

Jorge Martínez Lucena - Aleteia Team - pubblicato il 31/10/13

Si ignora che anche il popolo di Israele ha fatto uso di immagini nel Tempio di Gerusalemme e nelle sinagoghe

Riportiamo l’ultimo contributo della nostra serie sui falsi insegnamenti dei Testimoni di Geova che contraddicono la fede cristiana e che dicono essere basati sulla Bibbia. Qui puoi trovare il primo, il secondo, il terzo e il quarto e il quinto contributo.

Sesto mito

NON
È
CORRETTO USARE IMMAGINI PER ADORARE DIO

Come si è originato il mito?

a) Per un’errata interpretazione della Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento). Si estrapolano dal contesto Es 20, 4-5 e altri passi che si riferiscono agli idoli per dire che Dio proibisce le immagini e per insegnare che queste non devono essere utilizzate nel culto divino.

b) Per una mancanza di conoscenza della storia di Israele e della Chiesa. Si ignora che il popolo di Israele ha usato immagini nel Tempio di Gerusalemme (1Re 6 e 7) e nelle sinagoghe, e che i primi cristiani hanno utilizzato immagini fin dall’inizio, come si può vedere nelle catacombe.

Cosa dice la Bibbia?

Secondo la Bibbia, è possibile utilizzare immagini e oggetti sacri nel culto che si rende a Dio e negli spazi consacrati al Signore per adorarlo. Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2130), “fin dall’Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame, [Cfr. Nm 21,4-9; Sap 16,5-14; Gv 3,14-15 ] l’arca dell’Alleanza e i cherubini [Cfr. Es 25,10-22; 1Re 6,23-28; 1Re 7,23-26]”.

Vediamo questi passi biblici.

In Esodo 25 leggiamo che Dio chiede un santuario e tutto il necessario per rendergli culto:

“Essi mi faranno un SANTUARIO e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi” (Es 25, 8-9).

Tra le cose necessarie per il culto spicca l’Arca dell’Alleanza. Vediamo le sue caratteristiche:

“Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. (…) Nell’arca collocherai la Testimonianza che io ti darò. Farai il coperchio, o propiziatorio, d’oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. FARAI DUE CHERUBINI D’ORO: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa’ un cherubino ad una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell’arca e collocherai nell’arca la Testimonianza che io ti darò. IO TI DARÒ CONVEGNO APPUNTO IN QUEL LUOGO: PARLERÒ CON TE DA SOPRA IL PROPIZIATORIO, IN MEZZO AI DUE CHERUBINI che saranno sull’arca della Testimonianza” (Es 25, 10.16-22).

Questo santuario è una tenda mobile che ha accompagnato Israele dalla sua permanenza nel deserto fino alla costruzione del Tempio di Salomone. È stato chiamato Tenda dell’Incontro o Tenda della Testimonianza, perché è lo spazio di incontro tra Dio e il suo popolo attraverso Mosè. Aveva quindi due cherubini di oro massiccio che Dio stesso ha fatto costruire, come si legge nel versetto 18.

Consideriamo altre caratteristiche di questo santuario:

“Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. VI FARAI FIGURE DI CHERUBINI, lavoro d’artista. Lunghezza di un telo: ventotto cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per tutti i teli” (Es 26, 1-2).

Notiamo che Dio chiede nuovamente che nella sua Dimora siano presenti le immagini di cherubini. Lo stesso avviene con il Tempio costruito dal re Salomone, come si può vedere nel libro dei Re, capitoli 6,7 e 8, e nel secondo libro delle Cronache, capitolo 3:

“D’oro fu rivestito tutto l’interno del tempio, e rivestì d’oro anche tutto l’altare che era nella cella. Nella cella [Salomone] fece DUE CHERUBINI DI LEGNO DI ULIVO, alti dieci cubiti. (…) Ricoprì le pareti del tempio con sculture e incisioni di cherubini, di palme e di boccioli di fiori, all’interno e all’esterno” (1Re 6, 22-23.29).

“Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all’arca pecore e buoi che non si contavano né si calcolavano. I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, cioè nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini. Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l’arca; essi coprivano l’arca e le sue stanghe dall’alto” (1Re 8, 5-7).

La costruzione è stata tanto gradita a Yahvè che la sua Gloria ha riempito il Tempio:

“Appena Salomone ebbe finito di pregare, cadde dal cielo il fuoco, che consumò l’olocausto e le altre vittime, mentre LA GLORIA DEL SIGNORE RIEMPIVA IL TEMPIO. I sacerdoti non potevano entrare nel tempio, perché la gloria del Signore lo riempiva. Tutti gli Israeliti, quando videro scendere il fuoco e la gloria del Signore sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e celebrarono il Signore perché è buono, perché la sua grazia dura sempre” (2Cro 7, 1-3).

Yahvè ha inoltre siglato con il popolo questo impegno solenne:

“Ora i miei occhi sono aperti e i miei orecchi attenti alla preghiera fatta in questo luogo. Ora io mi sono scelto e ho santificato questo tempio perché la mia presenza vi resti sempre; e lì saranno sempre i miei occhi e il mio cuore” (2Cro 7, 15-16).

Un altro testo assai significativo è il seguente, in cui si constata come Dio ordini di costruire immagini:

“Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d’Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: ‘Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti’. Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: ‘FATTI UN SERPENTE e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita’. Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita” (Nm 21, 6-9).

Bisogna poi tener conto del fatto che i primi cristiani, quelli morti martiri negli anfiteatri romani, avevano immagini. Nelle catacombe sono state infatti rinvenute immagini e sculture risalenti ai primi secoli dell’era cristiana. Ricordiamo che nelle catacombe si celebrava l’Eucaristia e si seppellivano i corpi dei martiri. Tra le immagini spiccano l’agnello, il pesce, l’ancora, il Buon Pastore, la vite, le vergini sagge e quelle stolte, Noè, Davide, Mosè, Giona, Tobia, Gesù, Maria, i santi apostoli, la Vergine col Bambino Gesù e i re magi.

Qualche dato significativo: di San Pietro sono state trovate circa 300 rappresentazioni, del Buon Pastore circa 120 dipinti e 150 sculture, dell’adorazione dei magi circa 85. L’immagine più antica della Vergine Maria risale al II secolo.

Perché? È nel cristianesimo che si rende culto alle immagini, perché è la religione del Verbo incarnato ed è il Mistero del Natale, cioè della Natività del Signore, che ha dato luogo alle immagini.

LA VERITÀ:

Dio approva che si usino immagini per adorarlo.

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