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Riforma della Curia: si ipotizza una nuova Costituzione Apostolica

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Alver Metalli - Terre D'America - pubblicato il 30/10/13
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Parla il cardinale cileno Errázuriz, voluto da papa Francesco nel Consiglio degli otto porporati

Francisco anche lui, ma di battesimo, il cardinale cileno Errázuriz è uno degli 8. A Roma, con gli altri cardinali che hanno ricevuto dal Papa l’incarico di riformare la curia vaticana c’era anche lui agli inizi di ottobre e c’è arrivato con un fascio di fogli che riassumevano le osservazioni raccolte dal Consiglio episcopale dell’America Latina, in sigla CELAM, di cui è stato presidente tra il 2003 e il 2007.

Francisco Javier Errázuriz Ossa, emerito dal 15 dicembre 2010, quando Benedetto XVI ha accettato la sua rinuncia al governo dell’arcidiocesi di Santiago per raggiunti limiti d’età, racconta le giornate romane di lavoro sull’edizione argentina della rivista Vida Nueva. Conferma che la riforma voluta dal Papa sarà profonda e “potrebbe concludersi con una nuova Costituzione Apostolica”. Del resto, commenta Errázuriz, “è quello che hanno detto di volere i cardinali nelle riunioni delle congregazioni previe all’elezione di Papa Francesco “e lui “ha assunto come proprio” il volere prevalente.

Il porporato cileno, che viene dalle fila del movimento Schönstatt, non nasconde che “c’era malessere” verso la Curia vaticana. “Si anela a una curia che incoraggi la nuova evangelizzazione, che appaia come un organo di servizio al Santo Padre e alle diocesi, e non come una istanza di controllo” precisa.

Quanto all’orientamento di fondo della riforma, essa punterà ad un «miglior coordinamento tra i differenti “ministeri” del Papa, e a un contatto fluido del Papa con i rispettivi responsabili». Le cause dello sfilacciamento Errázuriz le rintraccia nel passato. Il tempo e le energie dedicate da Giovanni Paolo II ai viaggi lo avevano portato “a diminuire le riunioni con i suoi collaboratori”. Di qui la necessità di riprenderle, di qui la necessità di un “coordinatore”, che Errázuriz preferisce chiamare “Segretario generale della Curia”.

Un secondo orientamento sarà quello di una effettiva internazionalizzazione della Curia. Errázuriz fa notare come su 50 cardinali che collaborano con il Papa solo 3 siano iberoamericani. Cosa del tutto “sproporzionata”, che “dovrà cambiare”. “A Roma non solo ci sono pochi successori degli apostoli provenienti dall’America Latina; ma anche dagli altri continenti non europei”.

Un terzo orientamento è quello di rendere più agile la struttura complessiva. Ci si domanda, riferisce il cardinale cileno, “se sia necessaria una Curia romana così grande” e se “ci sono attribuzioni che potrebbero avere i vescovi diocesani e che sono state centralizzate a Roma”.

La maggiore partecipazione delle donne nelle istanze decisionali è una precisa richiesta del Papa e costituisce un orientamento anch’esso a cui sarà data attuazione, come anche la riforma della Segreteria di Stato, che si chiamerà probabilmente “Segreteria Papale”.

Il porporato, ottant’anni compiuti a settembre, anticipa che “nell’agenda delle prossime riunioni” degli 8 (all’inizio di dicembre e alla fine di febbraio) verranno esaminati “i differenti organismi che compongono la Curia”.

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