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Bellucci single: un’apologia dell’individualismo?

Monica Bellucci

© DR

Lucandrea Massaro - Aleteia Team - pubblicato il 25/10/13

Finisce il rapporto con Vincent Cassel, una occasione per riflettere sull'idea di famiglia
E' tempo di gossip: Monica Bellucci e Vincent Cassel, dopo 18 anni si lasciano. Hanno una crisi? Lui c'ha l'amante? Ce l'ha lei? E i paparazzi, quando entrano in azione? Chi va, chi resta. Di solito sono queste le domande che tutti si fanno in questi casi. Le star del mondo dorato si lasciano di continuo e via ad un nuovo tourbillion di nozze e frequentazioni. Vogliamo fare la morale? No, ci interessa invece far partire una riflessione, non tanto sull'indissolubilità del matrimonio, non stavolta, ma di sicuro sull'importanza delle relazioni, sulla loro stabilità, in buona sostanza: su cosa si fondano?
Sulla versione italiana di Vanity Fair è apparsa una delle primissime interviste alla neo-single Monica Bellucci, che in uno dei passaggi dell'articolo alla domanda sul perché i due si siano lasciati, risponde : «Perché siamo due individui che si stanno evolvendo in direzioni diverse» (23 ottobre).
E' forse questo il passaggio “antropologico” più forte dell'intervista, l'attrice dice di sentirsi «Molto bene: sono straordinariamente connessa con me stessa. E mi piace anche dare questo messaggio alle mie figlie, per il loro futuro: non è obbligatorio avere un marito o un compagno. La solitudine non deve farci paura». 
Il tema naturalmente non è che sia necessario sposarsi a tutti i costi, ma l'impressione che questo “elogio della solitudine” sia lo specchio di quell'idea rivelata poco prima: siamo individui, non una coppia, non una famiglia. Solo la pura volontà ci tiene insieme, ma non è forse una idea consumistica dei rapporti?
A rispondere a questa “idea” di “coppia-non-coppia”, ci pensa addirittura Papa Francesco che nell'udienza di oggi al Pontificio Consiglio per la Famiglia dice: “Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza” (Radio Vaticana, 25 ottobre).
Ecco che utili diventano le parole di Paolo Curtaz che nel suo libro “In coppia con Dio”, dice una cosa semplice ma non banale: “Ci amiamo tanto da sposarci: insieme cercheremo il senso della vita, camminando verso Dio, guardandoci negli occhi per poi guardare verso il Signore”. E' per questo che il matrimonio cristiano è “per sempre, perché l'obbiettivo degli sposi non si sposta, ed per questo che è un sacramento, cioè un segno visibile della Grazia: Dio è presente in quella promessa e se ne fa garante. 
Sempre Papa Francesco esorta le coppie e i pastori che le accompagnano verso il matrimonio: “dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro! Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace, che dà unità alla famiglia. Ma questo dirlo ai giovani, alle giovani coppie che non è facile andare su questa strada, ma è tanto bella questa strada. Tanto bella! Dirlo!”.

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