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Galli: “La persona umana è sempre una sorpresa”

Lucandrea Massaro - Aleteia Team - pubblicato il 21/10/13

Intervista a Suor Giuliana Galli, religiosa del Cottolengo e autrice del libro "Non nominare amore invano"
Suor Giuliana ha un bel sorriso, e occhi che hanno visto di tutto, ma sono sereni. Forte di mille esperienze è approdata nel 2010 alla Fondazione Compagnia di San Paolo che controlla l'omonima banca con sede a Torino, divenendo una dei Consiglieri. Suor Giuliana, che ha scritto il libro "Non nominare amore invano" (Piemme, 15 euro),  un percorso sul valore delle parole e su un cambio di prospettiva nei rapporti tra le persone. Aleteia l'ha intervistata.

Suor Giuliana, nel suo libro "Non nominare amore invano", prende di petto l'abuso di una parola che sia nelle relazioni interpersonali sia in quelle comunitarie sembra ormai aver perso il senso profondo del proprio significato. Abbiamo perso di vista qualcosa di importante?

Galli: Abbiamo perso di vista la bellezza, la profondità, il valore delle parole molte della quali sono l’involucro di senso e significato, sono canali conduttori di relazione, di pensiero, sono costruttrici di dialogo. Si parla per molti motivi e non tutte le parole hanno lo stesso peso. Parole come giustizia, verità, bellezza, amore tra tante altre portano un peso molto importante, non conviene abusarne.  
Lei nella sua vita missionaria ha toccato con mano la difficoltà e la sofferenza in contesti in cui a volte anche l'essenziale manca: è questo che vuol dire "onorare il quotidiano"?
Galli: Non sono stata missionaria nel senso di andare a evangelizzare che è il significato comunemente dato ai missionari. Credo che onorare il quotidiano comprenda anche accompagnare chi vive in contesti nei quali manca l’essenziale; descriviamo l’essenziale. Può essere una quantità minima di denaro necessaria a far fronte ai bisogni di casa, nutrimento, cure mediche…ma essenziale è anche il riconoscimento della dignità della persona, del valore legato al suo essere nel mondo, al suo bisogno di cultura, di relazione. “Non di solo pane vive l’uomo (e la donna)” Il quotidiano viene onorato là dove alla persona viene riconosciuto il diritto di vivere “da persona umana”.
Migranti e senza tetto, madri e minori, coppie e singoli: lei si è occupata di un po' di tutto o meglio un po' di tutti, qual'è il filo conduttore di queste esperienze?
Galli: Ho incontrato persone appartenenti a diversi strati del vivere sociale, toccati dalle esperienze più varie: lutti o nascite problematiche, carcerazioni, matrimoni falliti, migrazioni, la sofferenza per abbandoni, il mal di vivere. Ma anche,  e sono i più, coppie felici, nascite attese e accolte come un inno alla vita, fatiche coronate da successo, fede vissuta con entusiasmo, solidarietà esercitata gioiosamente, doni di denaro, di pane, di tempo e di vita: il filo conduttore è che la persona umana è sempre una sorpresa!  
La crisi economica in Italia è sempre più grave, dal suo punto di vista e di azione (tanto sul territorio, quanto nella Fondazione di cui è consigliere), questo ha indebolito i legami tra le persone? Di fronte alla disoccupazione – vero dramma sociale – e alle difficoltà, le persone si riavvicinano o si allontanano?
Galli: I legami forti, quelli fondati su  amore vero, fiducia, cura e senso di  responsabilità reciproca non vanno in crisi per un tracollo economico. I drammi come la malattia, la disoccupazione con quanto segue confrontano le persone con la verità e la forza dei legami. Portano sofferenza e l’esistenza traballa. Meno denaro vuol dire meno comodi, meno acquisti, meno vacanze, più fatica. Potrebbe essere l’inizio di maggior comprensione, di ricerca di risorse personali da mettere in atto, da far valere. La Fondazione, come tutti gli enti che di natura loro esercitano solidarietà sono chiamati in causa e vedono la fatica, l’affanno causato dal momento attuale. Vedo attorno a me tanto senso di responsabilità ma anche tanti occhi spenti, tanti “non samaritani” che dal soffrire di troppi guardano altrove.   
Il Papa vive a Santa Marta e non negli appartamenti tradizionalmente riservati al Pontefice perché vuole stare in relazione, non vuole stare in "solitudine": è una indicazione umana prima ancora che pastorale, "stare insieme" è il modo per essere felici e pieni. E' questa la ricchezza?
Galli: Stare insieme è ricchezza se si mette in conto anche il detto tutto gesuitico (mi pare) “Vita comune massima penitenza!” La persona è l’essere in relazione, dalla relazione riceve e offre ricchezza di vita. Non so come siano gli appartamenti pontifici. Se sono  solenni, splendidi, magnifici, grandiosi sono adatti alle rappresentanze eccezionali. Credo che Papa Francesco ami la quotidianità,  quella che si vive bene anche vicino alla cucina da dove viene odore di buon caffé, di pane fresco e magari di frittata, magari di torta di mele. Non è l’utopica felicità piena: è il sereno tascabile amore per la vita.

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