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Educare i figli con un po’ di “freddo”: la tolleranza alla frustrazione

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LaFamilia.info - pubblicato il 18/10/13

Occorre aiutarli fin da piccoli ad affrontare il mondo reale

“Educa i tuoi figli con un po' di fame e un po' di freddo”, recita il famoso proverbio del filosofo cinese Confucio… Esistono molte realtà che i genitori vorrebbero evitare per facilitare le cose ai figli, ma non si può non riconoscere che alcune di queste situazioni sono ineludibili, e prima o poi la vita ti presenterà il conto. Per questo è importante insegnare ai figli a tollerare la frustrazione.

La frustrazione è una risposta emozionale che sorge quando non si soddisfano le aspettative attese. In un contesto familiare, si manifesta soprattutto quando i genitori dicono “no” di fronte a una certa richiesta dei figli. La tolleranza nei confronti di questa frustrazione è quindi la capacità di accettare le circostanze e di affrontarle con un atteggiamento positivo, facendo un passo avanti anziché continuare a nuotare nelle sabbie mobili.

La tolleranza alla frustrazione è una lezione che si impara in famiglia, dove i genitori offrono insegnamenti sulla formazione della volontà. Ricordiamo che l'essere umano nei suoi primi stadi tende a voler dominare il mondo a suo capriccio e a chiedere tutto ciò che gli passa per la testa, visto che ancora non conosce le regole né il dominio delle proprie emozioni; grazie all'educazione, tuttavia, l'uomo acquisisce la maturità e la conoscenza che gli permettono di riconoscere i limiti propri e della collettività in cui si sviluppa.

È necessario dire “no”

In un'intervista pubblicata da The Family Watch, lo psicopedagogo Carlos Jiménez, direttore di un centro per l'assistenza agli adolescenti in Spagna, ha sottolineato che un'educazione permissiva e troppo protettiva sfocia in figli che non accettano un “no”:

“(…) Un adolescente fin da bambino deve imparare ad avere frustrazioni, deve imparare che non può avere tutto ciò che desidera. Molte volte noi genitori, poiché non abbiamo il tempo di stare con i figli o poiché arriviamo a casa distrutti e non abbiamo voglia di discutere, abbiamo la tendenza a concedere tutto. Se a un bambino si insegna fin da piccolo che può ottenere tutto ciò che vuole, anche se fa i capricci, diventato adolescente come si potrà dirgli 'no' al fatto di uscire fino alle tre del mattino, a volere 40 euro o ad avere una pianta di marijuana in casa?

(…) Non si sono abituati a una cosa che si chiama tolleranza nei confronti della frustrazione, e al fatto che a volte ci sono cose e richieste la cui risposta è 'no'. Bisogna imparare a sopportare, perché la vita è piena di gioie ma anche di frustrazioni e sacrifici. Non è possibile che i genitori abbiano l'atteggiamento per cui, costi quel che costi, mio figlio non deve avere frustrazioni, non deve subire un trauma, deve avere ciò che io non ho potuto avere. Su questa linea è molto probabile che diventi un figlio tiranno, con una scarsa capacità di tolleranza verso la frustrazione, poca capacità di sopportazione. E in certi casi può arrivare a utilizzare la violenza per ottenere ciò che vuole. È chiaro che è importante dire 'no', ma sono importanti anche la vicinanza e l'affetto”.

Come insegnare ai figli a tollerare le frustrazioni?

È un compito che deve iniziare già quando nasce il bambino, per quanto riguarda la soddisfazione immediata dei desideri, chiamati anche “capricci”. Atti semplici come lasciare i figli nella culla fino a che non si addormentano anziché portarli nel passeggino, o dar loro da mangiare a un'ora stabilita o negare loro il giocattolo che tanto desiderano sono modi di insegnare l'autocontrollo e la formazione della volontà nei primi mesi. In questa tappa è definitivo rimandare la soddisfazione dei desideri, ovvero che imparino ad aspettare o ad accettare quando qualcosa non risulta come lo vogliono, senza reagire impulsivamente.

Man mano che i bambini crescono sorgeranno altre forme di tolleranza verso le frustrazioni. L'ambito scolastico, ad esempio, è uno spazio in cui sono presenti varie situazioni in modo graduale: prima i disegni o le lettere falliti, poi il compito fatto male, quindi il primo esame non passato, più avanti una materia da riparare e alla fine l'anno da recuperare. Sono le prime lezioni di frustrazione che si hanno nella vita, e se non si gestiscono bene i risultati saranno nefasti.

Sono queste le circostanze in cui gli adulti devono insegnare ai propri figli ad affrontare il fallimento anziché giustificare le loro azioni o negare i loro limiti. Devono quindi sottolineare il valore dello sforzo, della persistenza, della pazienza per superare gli impedimenti e raggiungere gli obiettivi. Bisogna comunque tener conto del fatto che tollerare la frustrazione è una capacità che si sviluppa con il tempo, grazie a un allenamento costante.

Dall'altro lato, l'adolescenza è una tappa critica in termini di tolleranza della frustrazione, viste le caratteristiche e l'andirivieni emozionale che comporta. Per questo è necessario preparare il terreno sin dall'inizio, dato che se fin da piccoli i figli imparano a rispettare i rifiuti o le situazioni impreviste sarà più probabile che vivano un'adolescenza in termini normali.

Allo stesso modo, deve essere del tutto chiaro che questa lezione educativa deve essere inserita all'interno di un rapporto amorevole e vicino, che anche se non può isolare l'autorità e il dovere di ogni genitore di formare i propri figli nella via del bene, della rettitudine e dell'integrità deve allontanarsi da qualsiasi atto aggressivo e/o repressivo. È quindi necessario che i genitori comprendano i propri figli e coltivino la pazienza tra le altre virtù, per affrontare queste sfide formative.

Spunti di riflessione

Queste domande vi permetteranno di analizzare il grado di tolleranza al fallimento nei nostri figli e il modo in cui gestiamo la situazione come genitori:

  • Mio figlio è capriccioso? Assecondo i suoi capricci?
  • Come reagisce mio figlio quando gli nego qualcosa? La sua risposta è primaria? Si altera ma si calma con facilità?
  • Come genitore, come gestisco questa situazione? Mi altero? Cedo di fronte alle sue scenate? Resto saldo?

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