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Testimoni di Geova: il falso mito dell’inesistenza dell’Inferno

Testimoni di Geova e l’Inferno vuoto

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Aleteia Team - pubblicato il 16/10/13

I Testimoni di Geova affermano che l'insegnamento cattolico sull'Inferno deriva dal pensiero platonico, non dalla Bibbia

di Jorge Luis Zarazúa

Ecco il secondo contributo della nostra serie sui falsi insegnamenti dei Testimoni di Geova che contraddicono la fede cristiana e vengono fondati erroneamente sulla Bibbia. Il primo ha analizzato il falso mito dell'anima mortale.

Secondo mito:

“L'Inferno NON ESISTE”

Altre formulazioni del mito:
“Il cosiddetto Inferno è la sepoltura comune dell'umanità”, e “Dio non castiga le persone all'Inferno”.

Origine del mito:
I Testimoni di Geova affermano che l'insegnamento cattolico sull'Inferno deriva dal pensiero platonico, non dalla Bibbia.

Cosa dice la Bibbia?
La Sacra Scrittura parla di un castigo definitivo ed eterno per quanti agiscono male senza pentirsi.

Iniziamo con una distinzione importante: “gli inferi” e “l'Inferno”.

a) Gli inferi. Si riferiscono al Šeol, ritenuto la dimora dei morti. È quella che i Testimoni di Geova definiscono “la sepoltura comune dell'umanità”. In realtà, gli antichi pensavano che ci fosse un luogo sotterraneo in cui “vivevano” i morti: il Šeol per gli ebrei, l'Ade per i greci, il Mictlán per gli indigeni mesoamericani. Si riferisce alla morte fisica ed è chiamato anche Luogo dei morti.

“Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere” (Ap 20, 13).

È il senso che ha nel Credo denominato Simbolo degli Apostoli l'affermazione secondo cui Gesù “discese agli inferi”, che vuole proprio indicare come Nostro Signore sia morto davvero, in opposizione all'eresia dei Doceti, che negavano la vera incarnazione del Signore Gesù, e quindi la sua morte e resurrezione.

b) L'Inferno. Questo termine indica un castigo eterno, annunciato fin dall'Antico Testamento

“Il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà” (Is 66, 24b).

“Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia” (Dn 12, 2).

Per il resto, il Nuovo Testamento presenta l'esistenza di questo castigo eterno in modo piuttosto chiaro:

“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10, 28b).

Il testo più significativo, senza alcun dubbio, è il lungo discorso di Gesù sul Giudizio Finale (Mt 25, 31-46).

“Poi dirà a quelli alla sua sinistra: 'Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli'… Egli risponderà: 'In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me'. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25, 41.45-46).

Per il resto, bisogna sottolineare che la Sacra Scrittura utilizza varie espressioni per riferirsi a questo castigo eterno: Inferno (Mt 10, 28b; Mc 9, 45); fornace di fuoco e fornace ardente (Mt 13, 50); fuoco eterno (Mt 18, 8b; Mt 25, 41); Inferno di fuoco (Mt 18, 9b); castigo eterno o perpetuo (Mt 25, 46); verme che non muore e fuoco che non si spegne (Is 66, 24; Mc 9, 48); fuoco inestinguibile (Mc 9, 43); supplizio eterno (Mt 25, 46); morte seconda (Ap 20, 14; Ap 21, 8); lago o fosso di fuoco e zolfo (Ap 20, 10); condanna perpetua (2 Tes 1, 9)…

Implica il fatto di non essere inscritti nel libro della vita (Ap 20, 15), di non entrare nella Gerusalemme celeste, la Città santa, di non aver accesso all'albero della vita (Ap 22, 14-15) e di vivere lontani dalla presenza del Signore e dalla sua gloria poderosa (2 Tes 1, 9).

Questo castigo è conseguenza delle azioni e omissioni di ciascuno di noi (Mt 25, 41-46), che implicano il chiudersi all'amore verso Dio e il prossimo.

È interessante ciò che ci dice Benedetto XVI nella sua enciclica Spe Salvi:

“Con la morte, la scelta di vita fatta dall'uomo diventa definitiva – questa sua vita sta davanti al Giudice. La sua scelta, che nel corso dell'intera vita ha preso forma, può avere caratteri diversi. Possono esserci persone che hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all'amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l'odio e hanno calpestato in se stesse l'amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola Inferno (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1033-1037)” (Spe Salvi, 45).

L'esistenza di un castigo definitivo ed eterno non è dunque un mito, ma una verità presente nella Bibbia.

Verità:
Esiste un castigo definitivo ed eterno, che la Chiesa definisce Inferno.

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