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Era “biomediatica”? Avanti con prudenza

Era biomediatica e rapporto Censis

@Kzenon

Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 14/10/13

L'11 Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione presenta i dati di una "evoluzione della specie" non esente da rischi

Siamo entrati nell’era "biomediatica" in cui diventano centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali attraverso i social network. Lo dichiara nero su bianco l’11° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione presentato  a Roma. ”Assistiamo – afferma il Rapporto – a un ulteriore salto di qualità nel rapporto degli italiani con i media. L’interazione tra l’ambiente comunicativo e la vita quotidiana degli abitanti di territori ipertecnologici sta producendo una vera e propria evoluzione della specie”.

Protagonisti di questa evoluzione digitale sono i giovani: è online il 90% degli under 30. Per informarsi i giovani usano Facebook (il 71%), Google (65,2%) e YouTube (52,7%). Il 66,1% ha uno smartphone e il 60,9% scarica le app sul telefono o tablet. Diventa però "incolmabile " la distanza tra giovani e anziani: solo il 21,1% degli ultra sessantacinquenni usa Internet mentre questi rappresentano il 52,3% dei lettori di quotidiani. A sorpresa "resiste" la tv: per informarsi l’86,4% degli italiani usa il telegiornale, mentre calano sia i periodici (settimanali e mensili scendono dal 46,5% del 2011 al 29,6% del 2013), sia i quotidiani (quelli gratuiti hanno perso 16,6 punti percentuali in due anni, quelli a pagamento l’8,5%).

Di potenzialità e rischi di questa "evoluzione della specie", Aleteia ha parlato con Andrea Melodia, presidente Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) e docente di Teoria e tecnica del linguaggio audiovisivo all’Università Lumsa di Roma.

"Evoluzione della specie" è un’espressione che può provocare inquietudine…

Melodia: Oggi c’è un bisogno "fisico" di avere rapporti con il mondo, di essere connessi che va oltre il dato culturale e diventa biologico. Internet è sempre meno uno strumento e sempre più un luogo da abitare. Tutto questo è un dato di fatto che bisogna accettare. Le tecnologie digitali vengono descritte sempre più spesso come "protesi" del corpo; i giovani crescono con queste protesi e non hanno problemi a utilizzarle, lo fanno con naturalezza ed è già un sintomo di evoluzione della specie. Ad altri l’uso di "protesi" può provocare un "rigetto" ma si tratta solo di intendere bene dove stiamo andando.

Quali problemi possono esserci?

Melodia: I problemi riguardano i contenuti. Nell’ambiente digitale i contenuti acquistano una nuova importanza perchè si spostano da uno strumento all’altro e acquistano una nuova durata, prolungata nel tempo. Ma hanno anche dei risvolti negativi: sono troppi, difficili da creare e gestire, provocano pressione e anche disaffezione, i giovani non vogliono pagarli e sorge il problema di come sono finanziati, si diffondono senza rispettare il copyright e la privacy. Occorre aggiungere che le professionalità che si esercitano online hanno spesso comptenza incerte e quindi i prodotti offrono una certificazione di qualità compromessa. Occorrono nuovi equilibri per una società complessa che ha sempre più bisogno di qualità.

Cosa significa, come lei ha affermato, che è necessario "equilibrare il mito del palinsesto personale"?

Melodia: Si sente dire sempre più spesso che i giovani stanno spostando l’attenzione dal ricavare l’informazione sul mondo allo scambio di messaggi con notizie e opinioni che riguardano se stessi o la piccola cerchia di conoscenze. Il che vale a dire che contemplano se stessi connessi, in pratica guardano il proprio ombelico. Questa è una forma regressiva di comunicazione e presenta dei pericoli, perchè sempre di più i giovani non disporranno degli strumenti per vivere liberamente in quanto i contenuti dei social network saranno gestiti e controllati.

E’ la minaccia del Grande Fratello di Orwell?

Melodia: Più che del Grande Fratello, con una prospettiva di controllo dello Stato sull’individuo, si tratta del controllo del "guru di turno" che impone la propria opinione. Non priverà le persone della libertà formale ma li terrà occupati tra una sterile rivendicazione o il qualunquismo disinformato, sostanzialmente vacuo. Su facebook oggi ci sono giovani molto svegli ma c’è il rischio di regredire verso forme di aggregazione sull’opinione di turno, coltivando orticelli separati, così come su Internet ci sono già i vari estremismi e anche il terrorismo, in quanto i social network forniscono forti possibilità di aggregazione.

Come si fa a trovare l’equilibrio?

Melodia: Occorre riportare la consapevolezza e l’impegno al centro della vita di comunicazione, anche sui grandi social network. Bisogna spiegare ai giovani quali sono i pericoli dell’essere sempre connessi in modo acritico. Ragionamento, formazione, cultura: non ci sono altre soluzioni. E il servizio pubblico deve recuperare il proprio ruolo di servizio di qualità, garantito per tutti.

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