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Il metodo Stamina è “pericoloso per la salute dei pazienti”

No al metodo Stamina

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 11/10/13

No definitivo del Ministero della salute alla sperimentazione della cura per le malattie neurodegenerative

No definitivo del Ministero della salute alla sperimentazione del metodo Stamina che utilizza cellule staminali del midollo osseo per la cura di malattie neurodegenerative. In seguito ai pareri negativi espressi dal Comitato scientifico e dall’Avvocatura di Stato, i test clinici non possono essere proseguiti perchè si è accertato che "il metodo Stamina è pericoloso per la salute dei pazienti". «Questa è una conferenza stampa che non avrei mai voluto fare – ha affermato il ministro Beatrice Lorenzin annunciando la decisione del Ministero da lei presieduto -, perché sarei stata invece felice che questa vicenda avesse avuto un epilogo diverso soprattutto per dare risposte a tantissime famiglie che si sono aggrappate alla possibilità di avere una cura che, purtroppo, non c’è».

La decisione pone fine ad una vicenda travagliata iniziata durante il governo Monti con la vicenda della piccola Sofia per la quale intervenne un pronunciamento del Parlamento che diede il via libera alla sperimentazione di un metodo alquanto discusso dal mondo scientifico in mancanza di validazione dei protocolli di ricerca ma al quale si aggrappava l’ultima speranza di molte famiglie.

Nel settembre scorso il Comitato scientifico del Ministero della salute ha bocciato il metodo «affermando che ”mancano i presupposti di scientificità e sicurezza per avviare la sperimentazione”, ed ha evidenziato tre punti: la ”inadeguata descrizione del metodo”, la ”insufficiente definizione del prodotto” e i ”potenziali rischi” per i pazienti». Quindi è stato chiesto un parere all’Avvocatura generale dello Stato sui passi successivi da compiere, parere arrivato il 26 settembre e secondo cui il ministero ”in seguito alla relazione del comitato, non può ulteriormente promuovere la sperimentazione già avviata” (Panorama.it 10 ottobre) .

Da qui il documento di "presa d’atto" del ministero, che blocca la sperimentazione. Quanto ai pazienti già in trattamento a Brescia (36 più 123 in lista di attesa), su questi pende il giudizio del Tar della Lombardia di cui occorrerà attendere la decisione. Lorenzin ha annunciato di aver chiesto di avere accesso alle cartelle cliniche dei pazienti per una ”ulteriore valutazione”. Riferendosi poi al fondo di 3 milioni stanziato per la sperimentazione Stamina, ha espresso l’intenzione di destinarlo alla sperimentazione sulle malattie rare.

Ma in cosa consiste il metodo Stamina? Si basa sulle cellule staminali del midollo osseo, chiamate mesenchimali, che hanno la capacità di dare origine ai tessuti di ossa, pelle e cartilagine. «Secondo Stamina, sarebbe possibile trasformare queste cellule anche in neuroni, utilizzando una sostanza nota per la funzione che svolge nello sviluppo delle cellule, l’acido retinoico, e diluendola nell’etanolo. La tecnica consisterebbe quindi nell’estrarre le cellule staminali mesenchimali dal midollo osseo dei pazienti, tenerle in coltura nell’acido retinoico diluito per farle differenziare in cellule nervose e quindi nel reinfonderle nello stesso paziente. La Fondazione Stamina ritiene che la tecnica sia efficace per curare malattie neurodegenerative, come l’atrofia muscolare spinale (Sma)» (Corriere della Sera, 10 ottobre).

La decisione ha provocato la rabbia del presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, per il quale "Il ministro Lorenzin e il suo comitato scientifico sono pericolosi per la salute degli italiani" e la delusione dei malati che dal 23 luglio scorso presidiano piazza Montecitorio. Il portavoce Sandro Biviano, malato di distrofia muscolare come i suoi tre fratelli, ha annunciato un ricorso alla Corte europea del Diritti umani di Strasburgo: «"non chiediamo sperimentazioni e nemmeno che le terapie ci vengano fornite gratuitamente, ma solo libertà di cura, anche al costo di pagare a nostre spese. Almeno per quelli che stanno morendo e non hanno altra scelta". Quindi, rivolgendosi al Ministro della Salute Lorenzin domanda "cosa potrebbe esser peggio per chi è in fin di vita se non vedersi togliere l’ultima speranza?"» (Il Giornale.it 10 ottobre).

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