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Ma Dio mi ascolta se prego con il pensiero?

Deep in Prayer – it

© Alain PINOGES / CIRIC

don Antonio Rizzolo - Credere - pubblicato il 10/10/13

Come dice Gesù nel Vangelo, il Padre vede nel segreto del nostro cuore e ci risponde. Ma noi sappiamo ascoltare la sua voce?

Mi pongo spesso questo problema sulla preghiera: quando sono solo, in casa o in chiesa, prego con le labbra, la voce, meditando ogni singola frase, ad esempio del Padre nostro, ma pregando e meditando con il pensiero, la mia preghiera Dio la sente? La accetta? E la Madonna?

Stefano

Caro Stefano,

c'è un bel brano del Vangelo che può aiutarti a trovare una risposta al tuo problema. Un giorno Gesù, vedendo come alcuni pregavano in modo ostentato, in piedi davanti a tutti, in grade evidenza, per essere visti dagli altri, disse che costoro avevano già ricevuto la loro ricompensa. E aggiunse: “Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Matteo 6,6).

Gesù esprime così l'essenza della preghiera, che è dialogo intimo, personale, unico con Dio. Un Dio che “vede nel segreto”, cioè che conosce e comprende nel profondo chi siamo, i nostri desideri, le nostre aspirazioni, la voglia di bene che c'è nel nostro cuore. Il Padre, dunque, sente ogni nostra preghiera, accetta ogni cosa che gli presentiamo perché ci vuole bene e vuole il nostro bene. Da parte nostra, come avviene in ogni vero dialogo, dobbiamo sì presentare le nostre richieste, meditare le parole del Padre nostro o di altre espressioni di lode, come quelle dei Salmi, ma soprattutto dobbiamo imparare ad ascoltare la voce del Signore. E perché questo avvenga c'è bisogno di silenzio, di attenzione, di disponibilità alla volontà di Dio. Di accogliere la sua presenza nella nostra vita perché lo Spirito Santo la trasformi.

Come dice Gesù nel libro dell'Apocalisse: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (3,20). Questa immagine della cena conviviale esprime in maniera straordinaria l'amicizia, la confidenza, la libertà del nostro rapporto con Dio nella preghiera. Impariamo a pregare così, nel segreto, nella “camera” più interna del nostro cuore, dove non ci possono essere finzioni, ostentazioni, bugie, ma siamo quelli che siamo davanti a Dio, colui che, come scriveva sant'Agostino, è più intimo a noi di noi stessi. Questo ci insegna a pregare in maniera sempre più autentica anche quando siamo insieme agli altri, in particolare nell'assemblea liturgica. Soprattutto ci insegna a fare di tutta la nostra vita una preghiera, un dialogo continuo con il Signore, nell'offerta di quello che siamo e facciamo, nell'ascolto continuo dello Spirito Santo che ci parla in ogni persona e in ogni evento. Affinché la preghiera stessa diventi vita, scelte quotidiane secondo il Vangelo, testimonianza dell'amore di Dio.

Un'ultima annotazione sulla Vergine Maria. Certamente anche lei ascolta la nostra preghiera, compresa quella espressa con il pensiero, e intercede per noi presso il suo Figlio. In particolare il rosario, con la sua ripetizione delle parole bibliche e della tradizione rivolte a Maria, con la sua meditazione dei misteri di Cristo, dispone il nostro cuore all'ascolto del Signore. E ci ricorda che nella lode e nella preghiera siamo in comunione con tutta la Chiesa, con i santi e con la Madonna stessa, che prega e intercede per ciascuno di noi.

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