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Come si chiama Dio?

Come si chiama Dio?

© Fred DE NOYELLE / GODONG

Simone Venturini - Il blog di Simone Venturini - pubblicato il 01/10/13

Nella Bibbia ebraica ricorre il tetragramma divino YHWH, che nel rispetto del secondo comandamento viene sostituito con "Adonai". Dal roveto ardente Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono»

«Non nominare il nome di Dio invano» è il secondo dei comandamenti che Dio diede a Mosè (Deuteronomio cap. 5, vers. 11). Se seguiamo però il comandamento così com’è scritto in ebraico potremmo leggere: «Non porterai alla tua bocca il nome del Signore tuo Dio per fini impropri». Ma qual è il vero nome di Dio? La lingua ebraica ha vari modi per indicare Dio. Anzitutto un nome plurale –elohim' – quasi sempre usato per indicare “Dio”.

Questo nome però non è di origine ebraica, poiché era il termine con cui i Cananei – che abitavano il paese che poi sarà occupato dagli ebrei – chiamavano i loro dei. Poi abbiamo, ancora, el-Shaddai“Dio onnipotente”, El-Eljon“Dio altissimo”, ed altri ancora. Ma il nome che indica il vero e proprio Dio d’Israele è, in se stesso, un vero e proprio enigma. Mosè chiese espressamente, prima di iniziare la sua missione, quale fosse il nome del Dio che gli era apparso nel roveto. Ricevette questa risposta: «Io sono colui che sono» (Esodo cap. 3, vers. 14), in ebraico ’ehyeh asher ’ehyeh. Questa frase ebraica può essere tradotta in tre modi diversi ma complementari: «Io sarò colui che sarò», oppure «Io ero colui che ero», od ancora «Io (di solito) sono colui che sono» . Per fare un po’ di chiarezza, bisogna fare attenzione al verbo usato nella frase in cui Dio rivela il proprio nome a Mosè; si tratta del verbo essere: hayah.

I tre modi in cui la frase ebraica può essere tradotta, ci permette di cogliere un concetto che non è così facilmente comprensibile, almeno in prima battuta: Dio è, era e sarà. Ecco perché, non a torto, nelle traduzioni della Bibbia compare la frase: Io sono colui che è, da sempre e per sempre. Questo è forse il messaggio fondamentale del misterioso tetragramma divino – YHWH – che ricorre oltre seimila volte nella Bibbia ebraica per indicare il vero nome del Dio d’Israele. Questo è il nome che il comandamento ordina di non portare alla bocca per usi impropri, ossia per usi profani che non siano strettamente religiosi (Esodo cap. 20, vers. 7; Deuteronomio cap. 5, vers. 11).

Il tetragramma divino è composto di sole consonanti e, per questo motivo, potrebbe essere letto in tanti modi, come accade anche per le nostre lingue. Per ovviare a questa difficoltà e per non trasgredire il secondo comandamento, gli ebrei escogitarono un sistema davvero geniale. Sovrapposero le vocali della parola ebraica adonai alle consonanti YHWH, per indicare a chi leggeva la Bibbia ebraica che quando s’incontra YHWH si deve leggere – sempre – Adonai. Ma qual è la pronuncia originale del nome formato dalle consonanti YHWH? In molti canti della tradizione popolare religiosa YHWH è pronunciato Yahweh. Questa pronuncia, però, non è quella originale, poiché si tratta di una ipotesi formulata dagli esperti della lingua ebraica. Un’ipotesi scientifica, dunque, finita chissà come nella bocca di tanti ignari fedeli che vanno alla messa. Neppure Geova è la pronuncia esatta, poiché deriva dalla sovrapposizione delle vocali di Adonai su YHWH: Yahowah. Perciò i testimoni di "Geova" sono falsi e ipocriti già a partire dal nome della "religione". 

Questo alone di mistero che circonda il nome del Dio d’Israele ha suscitato un enorme interesse tra gli ebrei. Uno di questi – chiamato Avraham Abulafia – riteneva che la forma più alta di meditazione era quella che si basava sulle lettere ebraiche, soprattutto di quelle che formano il tetragramma divino e che può condurre alla visione stessa di Dio. Secondo Abulafia le quattro lettere del nome divino avevano questo significato: Yod è la moneta o la vita; He è la mano divina che dona la vita; Waw è il braccio che si tende per donare; He è la mano di chi riceve. Anche se è impossibile risalire alla pronuncia originale del vero nome di Dio, sappiamo però che il suo sostituto – Adonai – esprime, per gli ebrei, quella stessa realtà. Adonai, è una parola ebraica che viene dal termine Adon, che significa Signore. È stata tradotta in greco con la parola kurios e, proprio in questa forma, l’usarono i primi cristiani per indicare la divinità di Gesù di Nazareth. Per gli ebrei nessun nome è casuale, poiché svela qualcosa della persona e della missione di chi lo porta. Dio è innominabile perché, in fin dei conti, è inafferrabile e nessun ebreo o cristiano potrà mai cogliere abbastanza della sua natura tanto da dire conosco il suo nome.

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