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Famiglia, giovani e lavoro: le preoccupazioni dei vescovi italiani

Preoccupazioni vescovi italiani

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Chiara Santomiero - pubblicato il 24/09/13

Nella prolusione di Bagnasco l'invito a mettere la famiglia al centro e il monito ad evitare atti irresponsabili

Così come nella 47^ Settimana sociale dei cattolici appena conclusa a Torino, è sulla famiglia che il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, ha posto l’accento come fattore centrale perché l’Italia possa uscire dalla crisi economica che perdura. E ha invitato le forze politiche in Italia, di qualunque schieramento, a concentrarsi "senza distrazioni, giorno e notte" sulla gravissima emergenza occupazionale.

Il cardinale presidente della Cei non ha fatto riferimento alle tensioni in atto nella politica italiana ma ha pronunciato un monito severo. "Ogni atto irresponsabile passerà al giudizio della storia", ha detto Bagnasco al "parlamentino dei vescovi". «Nel paragrafo finale della prolusione, l’arcivescovo di Genova sembra dire il suo "no" a qualsiasi crisi di governo in questo momento» (Vatican Insider 23 settembre).

È così, secondo l’Unità (23 settembre), che i vescovi italiani mettono in guardia chi pensasse di staccare la spina al governo Letta «finendo per determinare una situazione di pericolosa instabilità e incertezza in un momento economico e sociale ancora così grave e drammatico per tante famiglie, dove ancora non si vedono i frutti dei tanto proclamati segnali di superamento della crisi. È il contrario quello che serve, secondo il cardinale Bagnasco che chiede "concentrazione che porti risultati sensibili per chi vive l’ansia del lavoro". "Insieme si può! E si deve!" insiste».

A Torino Bagnasco aveva definito la famiglia "unico antidoto contro la crisi"; nella prolusione, pur ammettendo di non avere soluzioni tecniche da suggerire, afferma che "la macchina del Paese ha un cuore e un motore ed è nostra ferma convinzione che sia la famiglia". Una famiglia che va quindi sostenuta così che "l’auspicato fattore familiare" non rappresenterebbe una forma di elargizione da parte dello Stato ma, al contrario, "un riconoscimento e una sorta di restituzione di quanto la famiglia ‘produce’ in termini di benessere generale". Oggi, infatti, solo la famiglia insegna a pensare in termini di "noi" sociale contro l’individualismo diffuso, sul quale si è appuntata la riflessione del cardinale presidente.

«C’è un "virus" che si annida quasi indisturbato nel terreno accidentato della nostra epoca – rileva L’Osservatore romano (24 settembre) evidenziando i contenuti salienti della prolusione di Bagnasco -. E avvelena la vita, dei singoli come di interi popoli. È la "radice avvelenata" dell’"individualismo", che "corrompe con la promessa di una felicità maggiore" e finisce per avere "esiti disumani". Come dimostrano anche recenti tragici fatti di cronaca, a partire dalla recrudescenza della violenza sulle donne, e, sullo scenario internazionale, i venti di guerra che soffiano in Siria e in tutto il Medio Oriente, e il dramma dell’immigrazione».

Il vento dell’individualismo, secondo Bagnasco, piega i fondamenti stessi della società e il concetto di matrimonio fondato sull’unione tra un uomo e una donna che, per il cardinale presidente, è una realtà che precede lo Stato, qualsiasi legislaziuone e perfino la Chiesa. «L’assieparsi di "pretese dei singoli" e l’esagerata enfasi pubblica posta su di esse – sottolinea Francesco Ognibene su Avvenire (24 settembre) – ha, infatti, logorato il senso condiviso dell’essenzialità della famiglia e tende a trasformare lo Stato "in una sorta di nobile notaio dei desideri", allentando la convinzione di essere legati gli uni agli altri da un comune destino. (…) Il rischio che così la società imbocchi una strada del tutto sbagliata risulta chiaro quando si ha il coraggio di ammettere, con le parole del Papa domenica a Cagliari, che "in questo sistema senza etica al centro c’è un idolo, e il mondo è diventato idolatra di questo "dio-denaro". Un abbaglio le cui conseguenze bruciano sulla pelle di troppe vittime».

In questa prospettiva, a pochi giorni  dal via libera della Camera al testo sull’omofobia, Bagnasco ha ribadito la libertà della Chiesa di poter esprimere il suo convincimento per cui "nessuno discute il crimine e l’odiosità della violenza contro la persona, qualunque ne sia il motivo", ma "tale decisa e codificata condanna, coniugata con una costante azione educativa, dovrebbe essere sufficiente in una società civile". Secondo il presidente della Cei "per lo stesso senso di civiltà, nessuno dovrebbe discriminare, né tanto meno incriminare in alcun modo, chi sostenga ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura".

Nella prolusione molto ampio è stato il riferimento al magistero di Papa Francesco e alle indicazioni date ai vescovi italiani in occasione dell’ultima assemblea di maggio rispetto alle quali occorrerà "grande discernimento". Non solo questioni tecniche o pastorali, ma anche uno stile da assumere. «Si tratta in primo luogo – riporta La Stampa (24 settembre) del "dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche" che Bergoglio ha confermato essere "compito di noi vescovi" (azzerando le velleità di egemonia della Segreteria di Stato sulla vita pubblica italiana) poi, di come "rendere forti le conferenze regionali perché siano voci delle diverse realtà" e infine del numero delle diocesi, tema sul quale ha lavorato un’apposita commissione, "su richiesta" del dicastero vaticano per i vescovi". Ma sul quale Francesco ha fatto chiaramente capire che il numero di diocesi italiane è eccessivo e che anche la Chiesa italiana è chiamata a divenire "povera e per i poveri". Insomma, i venti di riforma soffiano anche alla Cei"».

Largo spazio nella sua prolusione il cardinale Bagnasco ha riservato ai giovani, sia perchè i più colpiti dal dramma della mancanza di lavoro con un tasso di disoccupazione del 37,3%, sicura spinta all’emigrazione, sia nell’aspetto più gioioso ed intenso della Giornata mondiale della Gioventù di Rio,  un incontro, ha commentato, che "ha ammaestrato anche noi vescovi". E’ in particolare sui giovani che il presidente della Cei ha voluto soffermarsi, sottolinea anche Famiglia cristiana (24 settembre): «Giovani che devono farsi sentire in diocesi, per le strade, mettendo Cristo al centro della loro vita, come il Papa ha esortato nella Gmg».

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