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Abituarsi a convivere con il cambiamento climatico

Presidente di Green Accord su nuovo rapporto clima ONU

© Denis BURDIN / SHUTTERSTOCK

Chiara Santomiero - pubblicato il 20/09/13

Masullo (Greenaccord): "non spaventarsi, ma sviluppare da subito nuove tecnologie"

Guerra di cifre sul riscaldamento globale del pianeta: secondo Tempi (19 settembre, che riprende il Corriere della Sera dello stesso giorno), «l’annuncio che il mondo sta per morire di caldo è stato probabilmente esagerato». Il quotidiano ricorda che a fine settembre verrà reso noto il rapporto dell’Ipcc, la commissione incaricata dall’Onu di investigare sui cambiamenti climatici e «dalle indiscrezioni trapelate, l’allarme sollevato dal documento dell’Ipcc precedente verrà significativamente attenuato». Non più, quindi, la previsione che entro il 2050 la temperatura del pianeta si alzerebbe di oltre 2 gradi: «la bozza del documento che si discuterà a Stoccolma sostiene invece che è "estremamente probabile" un aumento di oltre un grado e meno probabile oltre i 2». Di tutt’altro avviso Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord e docente di fondamenti di economia sostenibile all’Università di Camerino. Di recente Masullo ha pubblicato il libro "Qualità vs quantità. Dalla decrescita verso una nuova economia" (Orme Tarka).

E’ vero che gli scienziati ridimensionano le cifre sul riscaldamento del pianeta?

Masullo: Anticipazioni del Rapporto Ipcc basati su uno studio ("Turn Down the Heat : Climate Extremes, Regional Impacts, and the Case for Resilience") prodotto nell’autunno scorso dalla Banca mondiale – che certamente non può ritenersi una fonte poco autorevole o "sovversiva" – parlano di un trend che va verso i 4 gradi di aumento della temperatura. L’unica cosa che è rallentata, a causa della crisi economica, è il consumo di energia e quindi l’immissione di gas serra nell’atmosfera. Ciò ci permetterà probabilmente di rispettare gli obiettivi europei fissati per il 2020 ma non c’è niente di cui rallegrarsi perchè la crisi economica provoca altri problemi come la disoccupazione e il disagio sociale. La chiave è invece imparare a produrre benessere senza decrescere, cancellando cose superflue e inutili, così che l’economia diventi sostenibile.

E noi dove stiamo puntando?

Masullo: Ci stiamo comportando da irresponsabili. Oggi il mondo vive due crisi: una è quella economico-finanziaria rispetto alla quale possono e devono essere adottati dei provvedimenti che abbiano una ricaduta immediata. L’altra è la crisi climatica che progredisce rapidamente e che provocherà danni catastrofici, senza paragoni anche dal punto di vista economico oltre che per l’impatto umano. Questo tipi di crisi richiede dei provvedimenti che produrranno effetti più lentamente, di cui si avvertirà la ricaduta nei prossimi decenni ma quale governo, quale leader politico, impegna risorse per produrre effetti che si vedranno ben oltre la sua durata? Occorrerebbe una governance diversa. Abbiamo davanti a noi un decennio cruciale per ridurre l’immissione di gas serra nell’atmosfera così da attenuare – non eliminare – i danni già provocati. Ciò richiede provvedimenti importanti come la modifica dei modi di produrre energia, lasciando nel sottosuolo le riserve di petrolio e carbone, contro la mentalità di depredamento che vige oggi per nutrire un sistema di spreco e consumismo che non si preoccupa del futuro, scaricandone il peso sulle nuove generazioni. Il prossimo Rapporto Ipcc dipinge un quadro di enormi difficoltà con una crisi climatica che viene da lontano e produrrà entro il 2050 gli effetti che conosciamo: cambiamenti climatici, desertificazione, inquinamento delle acque.

Alcuni scienziati affermano che si potrebbero avere dei benefici dal riscaldamento di alcune zone della terra che potrebbero venire coltivate compensando così gli svantaggi delle altre aree: cosa ne pensa?

Masullo: Quale consolazione si può trarre dal fatto che si coltivi il grano in Alaska o in Siberia se il sud Europa diventa un deserto? Non è l’atteggiamento degno di una specie che ha preteso di chiamarsi "sapiens sapiens". Se non si interrompe il trend, grandi zone della terra saranno abitabili con enormi difficoltà e ciò provocherà milioni di sfollati ambientali, specie nei paesi più poveri che non hanno le risorse per affrontare il cambiamento.

E’ un quadro che spaventa…

Masullo: Non bisogna spaventarsi ma prendere atto che la situazione è seria e cogliere oggi le opportunità per un cambiamento di vita che sia eco-sostenibile. Questo significa sviluppare nuove tecnologie per produrre energia prima che carbone e petrolio finiscano, adottare nuovi metodi di coltivazione che impieghino meno acqua, oggi largamente sprecata in agricoltura, abituarsi a vivere con il cambiamento climatico pianificando la cura del territorio. Il sistema in cui viviamo è una parentesi, la tecnologia si è sempre evoluta nella storia dell’umanità ma la paura di perdere il benessere a cui siamo abituati ci rende inerti e rischia di farci perdere il nostro benessere sul serio. Occorre produrre benessere in altra maniera, nel rispetto dell’ambiente.

Cosa dice a questo proposito la dottrina sociale della Chiesa?

Masullo: Ci sono bellissimi documenti sulla necessità di salvaguardare il Creato. Giovanni Paolo II ha parlato di una natura "tiranneggiata" in maniera irresponsabile che poi presenta il conto e in tutta la Caritas in veritate di Benedetto XVI si sottolinea che l’economia deve essere al servizio dell’uomo  e non solo del profitto. Per non parlare degli abbondanti richiami ad un comportamento rispettoso dell’ambiente e a uno stile di vita sobrio che sono presenti nella predicazione di papa Francesco sin dalla sua elezione. Non assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle generazioni future ci condanna a vivere nel passato, ma noi dobbiamo vivere nel futuro anche se è diverso dal passato.

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