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“Con l’abbraccio di Papa Francesco scelgo di essere un uomo libero”

Lebbra

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Aleteia Team - pubblicato il 18/09/13

Parla Antonio Aste, 90 anni, malato di lebbra che incontrerà il pontefice domenica a Cagliari
La malattia gli ha segnato il corpo in profondità, ma gli ha permesso anche di trasformarlo – grazie all'assistenza di Don Efisio Spettu – in un tempio della preghiera. E' la storia di Antonio Aste, 90 anni, malato della temibile lebbra, da sessant'anni. Domenica abbraccerà Papa Francesco come il Poverello di Assisi fece per segnare la sua conversione otto secoli fa. Lo farà durante la visita del Pontefice a Cagliari. Un momento importante che lo stesso Antonio racconta ad Avvenire: “quando lo abbraccerò gli dirò: io sono un lebbroso, ma oggi sono un uomo libero, scelgo di uscire e di mostrarmi per chi sono”. Ex minatore nel Sulcis, ha contratto la malattia in modo misterioso. Antonio racconta il peso del morbo di Hansen: «La lebbra si è rubata la giovinezza, all’inizio è stato normale provare rabbia e invidia. Negli anni Sessanta, qui c’era il padiglione dove si curava la tubercolosi. Era una malattia molto seguita e studiata, figurarsi che la Rai offriva uno speciale servizio musicale solo a loro… Invece dei lebbrosi non si poteva parlare. Dovevamo sparire, farci dimenticare, e pian piano ci hanno convinto» 
La stanza di Antonio è un piccolo sancta sanctorum che contiene tutte le cose a lui care: le foto di famiglia, la Juventus, le preghiere di San Francesco, realizzato da un gruppo di volontari che – come dice lui –  "hanno capito", grazie all’apostolato senza sosta di don Efisio Spettu, il cappellano dell’oncologico. Per decenni, il sacerdote ha aperto le porte di quel reparto dimenticato dove vivevano i lebbrosi, invitando i preti cagliaritani a dire Messa tra gli hanseniani. Domenica sarebbe accanto ad Antonio se un cancro non se lo fosse portato via, ma Antonio sorride perché sa che «L’abbraccio di papa Francesco sarà il suo ultimo dono».
Antonio ora prega perché i giovani non si ammalino, perché le guerre finiscano e i soldi delle armi vadano alla ricerca medica, perché la violenza o la leggerezza con cui i ragazzi trattano le proprie vite si dilegui per sempre. Ha perso molto Antonio, tutta una vita di relazioni ed affetti, ma ha trovato un tesoro, a cui non vuole rinunciare: il perdono e la fede.

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