Sarà per questi motivi che l’assessore comunale di Bologna all’istruzione, Marilena Pilati, ha annunciato che la formula sui moduli di iscrizione a scuola nel capoluogo emiliano sarà "genitore richiedente" e "l’altro genitore", aggiungendo che non si è mai pensato di "inserire genitore 1 e 2 o altri termini che possano stabilire una gerarchia tra i genitori, ponendoci al di fuori di quanto prevede l’ordinamento italiano".
«La mania del politicamente corretto – osserva Pierluigi Battista sul Corriere della sera (18 settembre) – predilige la guerra delle parole piuttosto che la riforma delle cose». L’accusa del giornalista è che la "distorsione lessicale" serva solo a mascherare l’incapacità di incidere efficacemente sulle situazioni. «Non discriminare con i fatti le coppie omosessuali e i bambini che si dovessero trovare in una situazione familiare con due "genitori" dello stesso sesso – afferma l’articolo – è una politica sacrosanta che merita anche discussioni, controversie e conflitti». Imporre, invece, un linguaggio che non tutti condividono è una forma di prepotenza: «impotenza politica e prepotenza lessicale – conclude Battista – si compensano perfettamente. La madre di tutte le sciocchezze: sempre che si possa dire ancora madre».