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Addio a “papà” e “mamma”?

Addio a papà e mamma

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Chiara Santomiero - pubblicato il 18/09/13

La proposta di cambiare i moduli di iscrizione per i nidi con la dicitura "genitore 1" e "genitore 2" approda anche a Bologna

Partita dal consiglio comunale di Venezia, è arrivata anche a quello di Bologna (dove dovrebbe essere discussa il 18 settembre) la proposta di cambiare la dicitura sui moduli di iscrizione dei bambini ai nidi: invece di "padre" e "madre", la formula "genitore 1" e "genitore 2". La neutralità della formula dovrebbe assicurare il rispetto dei genitori omosessuali ma anche le ipotesi di famiglie ricomposte, genitori adottivi o affidatari. Secondo Camilla Seibezzi, il consigliere comunale che l’ha proposta per Venezia "si continuerà ad essere padri e madri. Tutti. Semplicemente ‘genitore’. Il termine sostituirà padre e madre al fine di porre l’accento sulla capacità genitoriale e non sulla funzione riproduttiva". La dicitura che aveva ricevuto l’avallo del ministro per l’integrazione Cecile Kyenge, in nome delle pari opportunità, non cessa di provocare reazioni e dibattito a vari livelli.

La proposta non è nuova, riassume Famiglia cristiana (4 settembre) e la "paternità" spetta all’ex premier spagnolo Zapatero che nel 2006 portò all’approvazione della legge che permetteva il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la possibilità per queste coppie di adottare dei bambini. Qualche mese fa, inoltre, è stata approvata dalla Francia di Hollande. «La proposta nasce dal fatto – spiega Famiglia cristiana – che il linguaggio sia uno strumento fondamentale per contrastare discriminazioni e stereotipi e si basa sull’ideologia del gender che non riconosce nessuna differenza tra uomo e donna, una differenza che è invece costitutiva dell’essere umano ed è alla base del matrimonio e della famiglia fondata su di esso».

A favore di una dicitura che non discrimini i figli delle "coppie arcobaleno", superando anche genitore 1 e 2, ma attenendosi a ciò che è già scritto spesso sui moduli come  "genitore o chi ne fa le veci”, oppure “tutore o chi eserciti la patria potestà", Il Fatto Quotidiano (7 settembre) in base alla considerazione che «l’importante non sia il modello di coppia (ovvero la sua composizione) che viene proposto al bambino, ma quale modello di rapporto a due: ai bambini serve l’esempio e il calore di un rapporto che si fonda sul rispetto reciproco, la collaborazione, la mutua assistenza e la cura dei figli, e tutto ciò prescinde dal genere dei partner. I bambini vogliono essere voluti ed amati e questo molte volte non avviene nelle famiglie tradizionali dove non di rado i “modelli di ruolo” finiscono col lasciare nei figli anche (o solo) una traccia negativa: quella della prevaricazione di un partner sull’altro, magari proprio legata alla differenza di genere».

E’ proprio la formula "genitore 1 e 2" a lasciare perplessi molti, di orientamenti anche molto diversi. «Io ci vedo un impoverimento, non un arricchimento» scrive Elvira Serra sul blog al femminile "La 27ora" di Corriere.it (5 settembre) perchè «nessun progresso può passare dalla cancellazione del passato. Peraltro al momento (e mi consola) i bambini nascono ancora da un uomo e da una donna. Poi nella famiglie arcobaleno ci sono due mamme e due papà». Il nome che non può mai essere "obsoleto" è quello di «mamma e papà, di madre e padre, che sono la nostra storia, le nostre origini, le nostre radici».

E la questione della nuova numerazione non riproporrà antiche discriminazioni? Come verrà attribuito il numero 1 o 2 ai genitori? «Non sono d’accordo le madri – scrive il sito www.zeroviolenzaalledonne.it ( 5 settembre) – che hanno il timore di essere definite "genitore 2". Non sono d’accordo i padri che temono di essere definiti secondi a loro volta». «La parità nei ruoli genitoriali – prosegue l’articolo – impone anche di assumere un criterio di inclusività che per includere non compia alcun passo indietro. Perchè la numerazione? Non basta definire i genitori con il nome e il cognome che ciascuno di loro di certo possiede?».

Sarà per questi motivi che l’assessore comunale di Bologna all’istruzione, Marilena Pilati, ha annunciato che la formula sui moduli di iscrizione a scuola nel capoluogo emiliano sarà "genitore richiedente" e "l’altro genitore", aggiungendo che non si è mai pensato di "inserire genitore 1 e 2 o altri termini che possano stabilire una gerarchia tra i genitori, ponendoci al di fuori di quanto prevede l’ordinamento italiano".

«La mania del politicamente corretto – osserva Pierluigi Battista sul Corriere della sera (18 settembre) – predilige la guerra delle parole piuttosto che la riforma delle cose». L’accusa del giornalista è che la "distorsione lessicale" serva solo a mascherare l’incapacità di incidere efficacemente sulle situazioni. «Non discriminare con i fatti le coppie omosessuali e i bambini che si dovessero trovare in una situazione familiare con due "genitori" dello stesso sesso – afferma l’articolo – è una politica sacrosanta che merita anche discussioni, controversie e conflitti». Imporre, invece, un linguaggio che non tutti condividono è una forma di prepotenza: «impotenza politica e prepotenza lessicale – conclude Battista – si compensano perfettamente. La madre di tutte le sciocchezze: sempre che si possa dire ancora madre».

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