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Anche le donne devono poter eleggere il Papa

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Conclave

Chiara Santomiero - pubblicato il 16/09/13

Teologi cattolici europei e statunitensi lanciano un appello a Papa Francesco per la nomina di donne cardinali

Fino al XIX secolo anche i laici potevano accedere alla nomina cardinalizia e, d’altra parte, come potrebbero le donne – che sono oltre la metà dei cattolici – avere quel ruolo più attivo nella Chiesa auspicato da tante parti, compreso Papa Francesco, se non possono dire la loro sull’elezione della guida suprema dei cattolici, cioè il pontefice? Su queste considerazioni si basa l’appello lanciato a Bergoglio da numerosi teologi cattolici dell’Europa e degli Stati Uniti affinchè nomini donne cardinali.

"Più della metà di tutti i membri della Chiesa sono donne. Ma tale maggioranza viene trattata come una minoranza. E al contempo ci sono tra loro molte donne competenti e altamente qualificate: religiose, teologhe, donne in professioni di responsabilità con forte impegno a favore della Chiesa. Lavorano come operatrici di cura d’anime in ambito pastorale e caritativo, alla base, nelle scuole, nella politica, in associazioni ecclesiali – spesso a titolo onorario. Sia nella teoria che nella pratica, si impegnano per il Vangelo. Tuttavia non vengono fatte partecipare all’assunzione di decisioni importanti, cosicché nella Chiesa esiste una situazione di forte disuguaglianza ed ingiustizia". Non fa sconti il testo dell’appello sottoscritto da teologhe e teologi europei e statunitensi su iniziativa della teologa Helen Schüngel-Straumann con il quale papa Francesco viene pregato di far partecipare attivamente le donne alle decisioni fondamentali della Chiesa, attraverso la nomina di donne al cardinalato (www.aufbruch.ch, 12 settembre; traduzione www.finesettimana.org, 15 settembre).

Le donne però non vogliono più "essere oggetti, ma soggetti (Catharina Halkes), e "senza le donne non si fa alcuna Chiesa" precisano i firmatari dell’appello che ricordano come "uguaglianza e giustizia sono le richieste centrali dei profeti biblici". Infatti ripetutamente "si chiede di avere particolare attenzione per la triade ‘poveri, vedove e orfani’" e anche Gesù si pone a livello di questa grande tradizione profetica chiamando le donne come discepole nel suo “movimento” per il Regno di Dio. "Per amore dell’annuncio gesuano della giustizia – affermano solennemente i firmatari dell’appello (297 alle ore 17.30 del 16 settembre), facciamo la proposta di nominare cardinali un adeguato numero di donne".

La notizia dell’appello non poteva mancare di suscitare interesse. «Nel loro messaggio pubblicato sulle riviste “Aufbruch” in Svizzera e “Publik-Forum” in Germania – sottolinea Apic (Agence de Presse Internationale Catholique, 14 settembre; traduzione www.finesettimana.org, 15 settembre) i firmatari ricordano che, fino al XIX secolo, anche laici potevano accedere al cardinalato». Inoltre «Né la Bibbia, né il dogma, né la tradizione ecclesiale forniscono il minimo argomento che potrebbe impedire al papa di attuare il più presto possibile tale provvedimento. Il papa è libero di togliere la condizione dell’ordinazione sacerdotale come requisito indispensabile che figura nel diritto canonico (can. 351)». Tra i firmatari, che fanno riferimento alle dichiarazioni dello stesso papa Francesco secondo il quale le donne devono svolgere un ruolo più importante nella Chiesa, «figurano in particolare – sottolinea Apic – i nomi di Helen Schüngel-Straumann, professoressa di teologia svizzera, di Margit Eckholt, professoressa a Osnabrück, del cappuccino svizzero Anton Rotzetter, del filosofo e teologo austriaco Walter Kirchschläger, della teologa femminista americana Elisabeth Schüssler Fiorenza, nonché del comitato della Lega svizzera di donne cattoliche».

Il sito www.publik-forum.de del 13 settembre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org 15 settembre), uno dei due dove è stato pubblicato l’appello, in un articolo intitolato "’Cardinalesse’ per Francesco" sottolinea le parole della teologa e promotrice della petizione Helen Schüngel-Straumann per la quale «con questo passo, anche papa Francesco potrebbe far sì che le donne, che a livello mondiale rappresentano la maggioranza dei fedeli, possano partecipare attivamente alla prossima elezione papale». Tale decisione sarebbe diplomaticamente saggia, poiché documenterebbe, secondo la teologa «“che la Chiesa cattolica non è così misogina come viene descritta”».

L’articolo di publik-forum mette bene in evidenza la finalità dell’iniziativa: «Le autrici della petizione sottolineano che non desiderano “una ulteriore clericalizzazione della Chiesa”, ma “una partecipazione attiva di donne a decisioni fondamentali”» e rileva anche che, secondo i firmatari, «“Se i responsabili della Chiesa non superassero il patriarcalismo tanto nella teoria che nella pratica e non concedessero la parola alle donne in organismi decisionali”, la Chiesa cattolica perderebbe sempre più donne impegnate».

A scanso di facili equivoci, la stessa petizione (aperta alla sottoscrizione on line) sottolinea che "Non di adeguamento ad un sospetto ‘spirito del tempo’ si tratta, ma di ascolto di quei ‘segni dei tempi’ (Giovanni XXIII), che dopo più di cinquant’anni ancora non hanno sufficiente spazio nella Chiesa cattolica".

Una richiesta di ascolto dei segni dei tempi che non era mancata nemmeno nel passato, come si legge su La Stampa del 17 febbraio del 2011. Il quotidiano riportava la proposta apparsa sulla rivista dei gesuiti statunitensi America i quali affermavano: «"Nessuno intende anticipare cambiamenti circa l’attuale disciplina che regola il celibato o le decisioni del magistero in merito all’ordinazione delle donne ma esistono altri modi per riformare le strutture della chiesa e permettere alle donne e agli uomini coniugati di partecipare alle responsabilità del governo della chiesa. Una proposta sarebbe semplicemente quella di ammettere dei laici all’interno del Collegio dei cardinali. La chiesa potrebbe così continuare nella tradizione di un sacerdozio tutto maschile, ma trasformare, però, questa sorta di ‘club per soli uomini’ in una chiesa che abbia un volto che assomigli di più a quel popolo di Dio, come viene delineato dal Concilio Vaticano II"». Una proposta sulla quale riflettere seriamente perchè, secondo i gesuiti statunitensi «"La chiesa è sopravvissuta per duemila anni perché nei momenti cruciali è stata capace di scegliere la strada del rinnovamento. Potrebb
e darsi che il momento sia giunto un’altra volta"».

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