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L’antidoto alla crisi si chiama famiglia

L’antidolo alla crisi si chiama famiglia

SHUTTERSTOCK

Chiara Santomiero - pubblicato il 13/09/13

Bagnasco alla Settimana sociale: "la famiglia è una risorsa e non un ostacolo alla modernizzazione"

“In questi giorni, vorremmo insieme provare ad ascoltare l’uomo e la donna di oggi, senza pregiudizi o filtri ideologici, ma assecondando la vocazione della Chiesa”, il cui obiettivo “non è di difendere una posizione, di ribadire un principio, ma di portare a credenti e non credenti il contributo di umanizzazione che la luce della fede suscita innanzitutto nell’ambito della famiglia": questo lo spirito della Settimana sociale dei cattolici italiani in corso a Torino come evidenziato nella prolusione del cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco. All’appuntamento sul tema "La famiglia, speranza e futuro della società italiana" partecipano circa 1300 persone tra cui 80 vescovi, 220 sacerdoti e centinaia di delegati della pastorale sociale o familiare di tutte le diocesi italiane.

La famiglia, ha argomentato con forza il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco è "l’antidoto alla stessa crisi" e "l’unica alternativa praticabile ad una esasperazione dell’individuo". «L’“antidoto” alla crisi ha un nome. Si chiama famiglia – non ha mancato di riprendere L’Osservatore romano (13 settembre). Essa è "una risorsa e non un ostacolo alla modernizzazione", e per questo è "necessaria una convinta e attiva partecipazione dell’azione politica" con "concreti interventi di sostegno"».

«L’architrave portante di ogni realistico futuro. Una risorsa e non un ostacolo alla modernizzazione. L’antidoto alla crisi. L’unica alternativa all’individualismo e ai suoi danni. Aprendo la Settimana sociale dei cattolici italiani – sottolinea Radio Vaticana (12 settembre), il cardinale Angelo Bagnasco intesse quasi una collana di slogan a favore della famiglia». E manda al contempo al mondo politico italiano un chiaro messaggio. «La famiglia stessa, infatti, <è il grembo della vita, la palestra originale e primordiale dell’educazione, è la scuola delle buone relazioni e quindi è incomparabile e fondamentale per la persona che riceve la vita attraverso l’amore fecondo del papà e della mamma>. Il presidente della Cei ha ricordato che la differenza tra i sessi è ineliminabile e, quanto poi alla legge sull’omofobia, ha sottolineato che non si deve incriminare chi sostenga che la famiglia è solo quella tra un uomo e la donna. Infine un appello alla politica: la famiglia va posta al centro delle politiche sociali, altrimenti si rischia di non investire sul futuro».

Fondamentale nel tema della famiglia la relazione tra generi diversi e tra le generazioni. «Per il porporato – spiega ancora L’Osservatore romano (13 settembre) sintetizzando i passi salienti della prolusione "la roccia della differenza è fondamentale per ritessere l’umano che rischia diversamente di essere polverizzato in un indistinto egualitarismo che cancella la differenza sessuale e quella generazionale, eliminando così la possibilità di essere padre e madre, figlio e figlia". Tuttavia, viene riconosciuto, "la categoria ‘genere’ nel tempo è venuta a significare rappresentazioni e ruoli che sono stati considerati ‘naturali’, e che invece la critica femminista prima e la riflessione culturale dopo ritengono sovrapposizioni per nulla naturali, ma piuttosto funzionali a posizioni di potere maschile".

L’esercizio della critica verso tale categoria diventa legittimo, secondo il presidente della Cei, in relazione alla posizione culturale e sociale della donna in alcune epoche o aree geografiche, dove la sua libertà, il diritto all’istruzione, il desiderio di contribuire alla vita sociale, non sono stati o non sono ancora adeguatamente riconosciuti. In questa prospettiva, per Bagnasco "semmai, oggi, bisognerebbe smascherare talune immagini di apparente liberazione della donna che, in realtà, ripropongono nuove e più sottili forme di subordinazione al riconoscimento maschile".

Sul discorso del "genere" torna l’Agenzia Agi (12 settembre) sottolineando un altro passaggio della relazione del cardinale presidente: «"Volendo eliminare dalla dimensione sessuale le sovrastrutture socio-culturali espresse con la categoria di ‘genere’, si e’ giunti – denuncia il presidente della Cei – a negare anche il dato di partenza: la persona nasce sessuata". Un "concetto" che contro l’evidenza ha subito "una radicale mutazione fino ad esprimere "l’autopercezione individuale", in uno sconcertante tentativo di "decostruire la dimensione sessuale fino ad adeguarla alla ‘liquidita’ sociale’", teorizzata da alcuni filosofi. Secondo Bagnasco, oggi non e’ piu’ attuale la domanda angosciosa di tante generazioni passate: "Che mondo lasceremo ai nostri figli?"; ma una piu’ inquietante: "A quali figli lasceremo il mondo?"».

Una domanda inquietante – quella del presidente della Cei – e una affermazione di papa Francesco nel messaggio alla Settimana «la famiglia è ben più di un “tema”: è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni»: li mette insieme il direttore di Avvenire, Marco Tarquini, nel suo commento: «È civicamente e cristianamente emblematico che attorno al “monito di vita” del Papa e all’incalzante “domanda rovesciata” del cardinale presidente della Cei siano riunite ancora una volta le voci e le esperienze del cattolicesimo italiano decise a contribuire – leggendo i segni dei tempi e senza cedere alle mode dei tempi – a un gran lavoro comune per mettere a fuoco il vero e insostituibile ruolo di presidio di civiltà e di domani della famiglia e per rimettere nel verso giusto lo sguardo, il pensiero e l’azione sociale e politica che possono e debbono sostenere la speranza e preparare un saldo futuro per la nostra società» (13 settembre).

Con una visione del bene comune, aggiunge il direttore di Avvenire che «a Torino in questa “Settimana” si dispiegherà nella sua ricchezza, e che non può essere tacitata. Neanche da leggi come quella progettata sull’omofobia, che sembra fatta apposta per negare la libertà di parola a chi come i cattolici si batte contro le vere e ingiuste discriminazioni anche nei confronti delle persone omosessuali, e proprio per questo difende tenacemente le limpide basi dell’umano». Si tratta di «un impegno allarmato, certo, ma sereno. Da cristiani e da cittadini che – non ci stanchiamo di ripeterlo – non si chiudono in trincea né in sagrestia, e amano il campo aperto, e la propria gente».​
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