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Nella Bibbia è tutto vero?

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padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 11/09/13

L'approccio alla Sacra Scrittura va fatto con sapienza, alla luce della Tradizione, ma l'interpretazione di essa è un esercizio doveroso per i cristiani
Caro p. Angelo,
qualche giorno fa, in una discussione con un ateo, si parlava della reale essenza della Sacra Scrittura e su come si debba intendere ciò che vi è scritto.
In particolar modo si faceva riferimento agli avvenimenti riguardanti Mosè, Noè, Abramo; ci si domandava: sono da intendere come veritiere le notizie riportate circa le vite di queste figure basilari dell'ebraismo e dunque fondativi del Cristianesimo? Oppure sono anch'esse intessute di sensi metaforici, da interpretare con il Magistero della Chiesa?
E ancora: la vicenda di Adamo ed Eva, la mela; il rapimento in cielo del profeta Elia, il carro così minuziosamente e misteriosamente descritto; la separazione delle acque del Mar Rosso che il Signore operò tramite Mosè; e così via… 
Qual è il metro con il quale ci si rapporta all'interpretazione della Scrittura? O meglio: si può interpretare la Scrittura? E se si, non si rischia di stravolgere il messaggio che Dio ha affidato ai Profeti?
Grazie caro Padre Angelo. 
Preghi per me e tutta la mia famiglia in questo tempo di Quaresima, perché possiamo ritornare sulla via del Signore, in amore e comunione con Lui Trinità Unico Dio e la sua Santissima Madre la Vergine Maria, e io benedirò il suo nome davanti al Signore.
Con osservanza, GDS
Risposta del sacerdote
Caro GDS,
1. la Sacra Scrittura, anche nei cosiddetti libri storici, non intende tramandare la storia secondo i nostri criteri scientifici. Non rimanda dunque a documenti, né intende fare confronti con episodi narrati dagli storici extra biblici del tempo.
Si rifà invece a tradizioni orali, che hanno un fondamento nella realtà.
2. Noi per fede crediamo che queste tradizioni orali furono custodite nella loro sostanza dallo Spirito Santo e furono recepite dagli agiografi (scrittori sacri) sotto la sua diretta assistenza in tutto quello e in solo quello che ha a che fare con la nostra salvezza.
È necessario tenere presente questo basilare concetto teologico.
Diversamente si guarda alla Sacra Scrittura come si guarderebbe a qualsiasi altro libro antico.
3. Da questo si evince che i fatti narrati hanno un significato salvifico.
In tutte le parole della Sacra Scrittura c’è qualcosa che Dio vuole dire all’umanità e ad ogni uomo per la sua vita personale.
Per bocca di Paolo lo Spirito Santo dice: “Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia” (2 Tm 3,16).
Va tenuto presente che “giustizia” nella sacra Scrittura è sinonimo di santità.
Dunque: tutta la Scrittura è utile per la santificazione della Chiesa e dei fedeli.
4. Trarre tutto quello che è utile per la nostra santificazione è stato il grande lavoro che hanno fatto i Padri della Chiesa i quali hanno cercato di commentare le Sacre Scritture parola per parola al fine di coglierne il significato spirituale.
Senza questo significato spirituale la Scrittura ci dice poco. Giustamente san Francesco di Sales diceva che “fra la Sacra Scrittura e la dottrina dei Padri passa la differenza che c’è fra una mandorla intera e una mandorla schiacciata di cui tutti possono mangiare il gheriglio, o fra un pane intero e un pane spezzato e distribuito. Bisogna dunque servirsi dei Padri perché essi sono stati lo strumento con cui Dio ci ha fatto conoscere il vero senso della sua Parola” (Lettera n. 235, a Mons. Andrea Fremiot, Ed. Paoline I, p. 503).
La pura comprensione scientifica della Sacra Scrittura senza rivelare il significato spirituale vale poco.
Questa comprensione scientifica è basilare, fondamentale, indiscutibile e indispensabile perché il significato spirituale non è arbitrario o legato alla fantasia di chi legge il testo sacro, ma è intrinsecamente legato ai fatti e alle parole usate.
La comprensione scientifica è il grande vantaggio che ci viene dato dall’esegesi moderna. È stato ed è un lavoro preziosissimo perché riesce a portarci all’autenticità di quanto Dio ci vuole trasmettere.
Ma questo passo va accompagnato con l’altro.
5. Detto questo, vanno tenuti presente i generi letterari e i modi di esprimersi tipici degli uomini delle varie culture di cui Dio si è voluto servire per rivelare e comunicare Se stesso.
6. Inoltre la Sacra Scrittura non può esimersi da una lettura di fede.
Con questo intendo dire che se alcuni criteri ermeneutici escludono a priori l’intervento soprannaturale e il miracolo, è facile falsare tutto.
A me personalmente non fa alcuna difficoltà pensare che Dio abbia fatto passare il popolo d’Israele in mezzo a due muraglie di acqua minacciose e l’abbia condotto a salvezza.
Ha creato il mondo con una parola e non potrebbe fare questo?
Si rende presente sotto le apparenze del pane e del vino al momento in cui il sacerdote pronuncia le parole consacratorie e non può sostenere con la sua forza due muraglie d’acqua?
7. Dicevo che è necessario tenere presenti i generi letterari.
Ma nei generi letterari non c’entra la nostra fantasia.
Ad esempio, in nessuna parte della Sacra Scrittura si parla della “mela” a proposito del peccato originale. Piuttosto si parla del “frutto dell’albero della scienza del bene e del male”.
Come vedi, ci troviamo di fronte ad un’espressione teologica di enorme rilevanza e che racchiude in se stessa la dinamica più nascosta di ogni nostro peccato.
8. Mi chiedi se sia lecito interpretare la Scrittura.
L’espressione è alquanto equivoca, perché può lasciar intendere che si può dare alla Scrittura qualsiasi significato arbitrario.
Se per interpretare s’intende tirarne fuori tutti i significati che Dio vi ha racchiuso, questo senz’altro si può fare, anzi si deve fare.
Inoltre si deve ricordare che la comprensione della Scrittura va fatta alla luce della Divina Tradizione, che molto spesso le è anteriore.
Sicché la Sacra Scrittura va intensa come è sempre stata intesa.
Questo non preclude affatto lo sviluppo della sua comprensione, la quale non potrà mai consistere in un ribaltamento di quanto finora si è creduto, ma in una conoscenza più viva e più penetrante secondo il criterio sancito dai Santi Padri, i quali dicevano che la Scrittura va intesa “eodem sensu eademque sententia”, e cioè secondo il medesimo senso e ritenendo le medesime verità.
9. In quest’ottica si è espresso il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica Dei Verbum: “La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa. (…).
L'ufficio poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.
È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime” (DV 10).
Assicuro la preghiera per te e per la tua famiglia, come hai richiesto, perché possiate camminare tutti insieme, con un cuore solo e un’anima sola, nelle vie della santificazione.
Ti auguro un felice proseguimento delle feste pasquali, ti ricordo al Signore e, insieme con te, benedico anche tutta la tua famiglia.

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