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Alla ricerca della sensibilità credente

Suor Caterina Cangià, FMA - pubblicato il 10/09/13

Un invito a riorientare al Bene i sensi e la sensibilità e a rinunciare alla superficialità e alla disattenzione del nostro tempodi suor Caterina Cangià

Dall'etimo greco: “sensazione”, “sensibilità”, “percezione mediata dai sensi” nasce il termine “estetica”. Così, la contemplazione e la produzione della Bellezza hanno la loro origine nella coltivazione dei sensi e della sensibilità. Questa, in assoluta sintesi, è la materia di cui è fatto il libro di Amedeo Cencini, da leggere tutto d'un fiato e da rileggere poi con calma meditativa.

Il libro racconta come stiamo rischiando di assopire questi due doni straordinari, come sia oggi indispensabile orientarli al Bene, e quanto li dobbiamo arricchire di senso alimentandoli direttamente dall'incontro con Dio. I sensi e la sensibilità sono le vie che abbiamo a disposizione per percepire la realtà: dalla più semplice, a Dio. Ci appartengono per far risuonare “realtà e Dio” dentro di noi e per farci poi ritornare alla realtà e a Dio con il cuore dilatato.

Amedeo Cencini ci ha fatto un regalo. A causa della progressiva scomparsa della sensibilità dal nostro bagaglio spirituale, avevamo bisogno di essere presi per mano per riscoprire, dai versanti psicologico, filosofico e teologico, quanto è più peculiarmente umano. Un impianto rigoroso e, al tempo stesso, di godibile lettura, struttura il libro, il cui autore utilizza esprit de géometrie et esprit de finesse per addentrarci, grazie a un nucleo di definizioni e chiarimenti, verso varie tipologie di sensibilità e per farci poi approdare alla sensibilità di Dio. La seconda parte del volume è schiettamente orientata alla formazione attraverso l'invito a coltivare i sensi, uno ad uno, alla luce e al calore della spiritualità e si conclude con la proposta di un solido itinerario formativo della sensibilità.

Non perdiamoci niente di quanto è scritto. L'ottica umanissima e spirituale al tempo stesso, tipica dell'autore, ci entusiasma nella riscoperta – che, per alcuni versi, potrebbe dirsi pionieristica – della coltivazione dei sensi e della sensibilità. Abbiamo voglia di occhi nuovi per contemplare, di orecchie nuove per ascoltare e delle parole giuste per consolare e per pregare. Le pagine del libro mettono, inoltre, in parallelo l'essere consacrati con l'essere finemente sensibili: persone dai sensi spalancati che vivono ogni incontro e cosa e legame con gioia e concentrata devozione.

La tentazione del digitale, la cultura dell'apparenza, le sfide del quotidiano possono essere confrontate con successo se radichiamo sensi e sensibilità nell'intelligenza e nell'affettività matura. Se li coltiviamo perché vogliamo ingentilire la vita di comunità e di famiglia. Se ci formiamo e formiamo altri a produrre Bellezza. Mai “spenti”, allora. E lode a Dio per i sensi e la sensibilità. Lui è con ci “sente” nel suo nome; con chi dispensa attenzione e cura nel suo nome; con chi tesse vincoli di solidarietà, comunione e compassione profonda nel suo nome. Con chi ama nel suo nome.

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Abbiamo perso i sensi?” di Amedeo Cencini. Sacerdote canossiano, docente dei corsi di Formazione integrale e maturazione vocazionale e di Problematiche psicologiche della vita sacerdotale e religiosa all'Università Pontificia Salesiana. Insegna, inoltre, Libertà e maturità affettiva nel celibato consacrato alla scuola di teologia e diritto, organizzata dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, presso cui è consultore dal maggio 1995.

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