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La Teologia della Liberazione entra nella Chiesa di Francesco

teologia della liberazione

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 04/09/13

Un libro a firma del padre della TdL Gutiérrez e del Prefetto della Congregazione della Fede, Muller in uscita nelle librerie
Diverse pagine dell'edizione del 4 settembre de L'Osservatore Romano sono dedicate ad un saggio in uscita il 9 nelle librerie. Un saggio che farà molto parlare e discutere: “Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chiesa”, in co-edizione Edizioni Messaggero – Editrice Missionaria Italiana ,  cura di Gustavo Gutiérrez, peruviano e padre della Teologia della Liberazione e l'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. 
A  introdurre i lettori a quella che appare come una sorta di svolta circa l'atteggiamento della Santa Sede nei confronti della cosiddetta “Teologia della Liberazione” è padre Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di Sant’Antonio (co-editore del libro), che spiega come «con un Papa latinoamericano la teologia della liberazione non poteva rimanere a lungo nel cono d’ombra nel quale è stata relegata da alcuni anni, almeno in Europa. Messa fuori gioco da un doppio pregiudizio: quello che non ha ancora metabolizzato la fase conflittuale della metà degli anni Ottanta, per altro enfatizzata dai media, e ne fa una vittima del Magistero romano; e quello ingessato nel rifiuto di una teologia ritenuta troppo di sinistra e quindi tendenziosa». (Osservatore Romano, 4 Settembre)
Sul quotidiano vaticano sono ospitati interventi dei due autori del saggio. Scrive padre Gustavo Gutierrez : “Una riflessione teologica a partire dai poveri, preferiti da Dio, si impone. Essa deve prendere in considerazione l'autonomia della disciplina economica e al tempo stesso tenere presente la sua relazione con l'insieme della vita degli esseri umani, il che comporta, innanzitutto, prendere in considerazione un'esigenza etica." Una questione che in effetti coinvolgerebbe anche l'Occidente, non solo l'America Latina, per ora principale oggetto della “TdL”. (Osservatore Romano, 4 settembre)
Risponde così monsignor Gerhard Ludwig Muller alle sollecitazioni del domenicano: "Proprio Gustavo Gutiérrez indica al nostro sguardo tutto concentrato sulla prospettiva europea che cosa significhi Chiesa universale. Con la teologia della liberazione la Chiesa cattolica ha potuto ulteriormente accrescere il pluralismo al suo interno. La teologia dell'America Latina svela e propone oggi nuovi aspetti della teologia che integrano una prospettiva europea spesso incrostata”. Un punto di vista nuovo dunque, complementare al “Papa venuto dalla fine del mondo”, fuori dal punto di vista eurocentrico della Chiesa, ma non per questo estraneo.  (Osservatore Romano, 4 settembre)
E tuttavia non si deve pensare ad una sorta di capitolazione, non è un fatto casuale, ma per molti versi questo passaggio è stato preparato con continuità da Papa Benedetto XVI, che volle Muller al dicastero che fu suo e dal quale più volte egli prese posizioni contro una parte della Teologia della Liberazione, che – come tutte le correnti culturali – non è monolitica o scevra da deviazioni. Il problema di una parte di essa (quella che subì anche dure critiche da parte di Giovanni Paolo II) è quella che assume il punto di vista marxista sulla società, che trasforma Cristo in un socialista rivoluzionario ante litteram e dunque riduce la propria prospettiva ecclesiale alla sola dimensione mondana. La stessa preoccupazione di Papa Francesco quando dice di fare attenzione ad una Chiesa che sia solo fatta di opere, senza Cristo morto e Risorto, senza la Grazia, si perde la vera radicalità del Vangelo: “La Chiesa non è una ONG!”.
Il testo i Muller e Gutiérrez è infatti una edizione italiana di un pubblicazione ormai risalente al 2004. Prima cioé che Muller fosse chiamato a Roma come Prefetto e che la presentazione che avverrà al Festival delle letterature di Mantova è il segno, l'abbraccio fraterno, che la Chiesa e il Magistero fa ad un pezzo della propria elaborazione, affinché il punto di vista particolare sia assorbito dall'universale. E perché non ci siano più dubbi sull'accettazione di questo punto di vista nella Chiesa Cattolica. (Vatican Insider, 4 settembre)

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