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Gesù, insonnia del mondo

Gesù, insonnia del mondo

@Edizioni San Paolo

Pagine Aperte - pubblicato il 29/08/13

Ventiquattro scrittori, poeti, saggisti che parlano di un Cristo dal volto umano, autentico e affascinante

di padre Ferdinando Castelli

Cristo, “l'insonnia del mondo”. Così il poeta Giovanni Raboni (1932-2004) definisce Cristo, sia pure indirettamente. In realtà, la grande letteratura, quella che è esplorazione dell'abisso del nostro essere, non può smettere di interrogarsi su Colui che “svela pienamente l'uomo e gli fa notare la sua altissima vocazione”.

Pertanto, alle ventiquattro panoramiche del presente volume, se ne potrebbero aggiungere molte altre per dare al quadro cristologico-letterario una certa completezza. Ma le esigenze di spazio hanno regole precise che impongono un termine. Prima però voglio presentare, sia pure in maniera sintetica, tre opere di diverso valore letterario e contenutistico, riguardanti la figura di Cristo.

La prima è Rappresentazione della Croce di Giovanni Raboni, già citata. In questo poema teatrale l'autore porta sulla scena una folla di personaggi che hanno incontrato, seguito, ascoltato, amato e tradito Cristo, “il più dolce e terribile degli uomini”, come lo definisce Giuda. In una rapida successione di quadri che sono, nello stesso tempo, memoria del passato e realtà del presente, è presentata la storia di Gesù nei suoi momenti più significativi. Lui, il protagonista, è assente o, almeno, non si vede; a parlare sono gli altri, i testimoni degli eventi che hanno stravolto la loro vita. “Ciò che si rappresenta in questa Rappresentazione della Croce non è tanto, insomma, la Passione, quanto lo stupore, l'incredulità, il raccapriccio, l'angoscia e, d'altra parte, le improvvise, folgoranti certezze del 'pubblico' della Passione, inaccessibili alla ragione come ancora, dopo duemila anni, le nostre”.

Tra i personaggi, chiamati a testimoniare, prima tra tutti è Zaccaria, padre del Battista. Da muto che era diventato per la sua incredulità, ha riacquistato la parola per riferire sia il mistero dell'Incarnazione sia la sua storia personale: “Sono qui a dire quello che può dire / uno che muove invano le labbra, uno dalla cui bocca / escono solo aborti di parole” (p. 1103). Personaggio di primo piano è Giuda. Perché ha tradito il Maestro? “Non chiedetemi, / vi prego, perché l'ho fatto. L'ho fatto / perché m'andava di farlo”. La sua mente è un arruffio di affermazioni e di contraddizioni. L'ultima è stupefacente: “E allora, / se proprio ci tenete, eccone un'altra, /  l'ultima, la più buffa: l'ho fatto per amore” (p. 1149).

Maria Maddalena – che qui è identificata con la sorella di Marta e di Lazzaro – è l'antitesi di Giuda. Al farneticare dell'Iscariota contrappone la forza dell'amore per Colui che le ha permesso la rinascita spirituale. Lei, “la sguattera del peccato”, è scelta per essere testimone della Risurrezione. Altri personaggi densi di significato sono gli apostoli, Pilato, Caifa, Maria, madre di Gesù, immersa nel silenzio e nel dolore. I loro interventi, essenziali e precisi, nella scenografia semplice e spoglia, restituiscono la figura di un Cristo portatore di speranza salvifiche, scambiate per traguardi terreni. Raboni, laico credente, lo presenta, sì, come Verbo incarnato, ma senza il calore della fede o la gioia dei redenti.

Si direbbe che il suo Cristo sia “politicamente corretto” e non il Cristo del Vangelo, restauratore della condizione umana. Il mistero che avvolge Cristo resta, e sfida la nostra ragione. Bisogna accettarlo, con umiltà e gratitudine. Nell'ultima scena Pietro ricorda a Filippo, Giacomo, Andrea e alla Maddalena l'urgenza di sobbarcarsi i compiti loro assegnati, “e uno dei primi / è quello di raccontare a noi stessi / i misteri ai quali abbiamo assistito” (p. 1191). Cristo vive nella Chiesa.

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"Gesù, insonnia del mondo" di padre Ferdinando Castelli. Già docente di letteratura e cristianesimo presso l'Istituto di scienze religiose della Pontificia Università Gregoriana, gsuita, è stato redattore de "La Civiltà Cattolica" per il settore letterario. La preparazione umanistica, filosofica e teologica lo annovera fra i critici più attraenti che militino in campo cattolico.

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