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Usa e altri paesi pronti ad intervento militare in Siria?

War Crimes In Syria – it

© Javier Manzano / AFP

Rebel cuts out and eats heart of dead pro-government solider

Lucandrea Massaro - pubblicato il 26/08/13

Mentre la comunità internazionale inizia a muoversi, arrivano notizie su padre Dall'Oglio
La situazione degli eventi in Siria è probabilmente vicina ad una accelerazione. Dopo l'attacco che ha provocato oltre 1300 morti cinque giorni fa e che – ormai sembra appurato – è stata fatta utilizzando armi chimiche, con ogni probabilità il letale gas “sarin”. Sulle responsabilità è ancora il più totale buio: Esercito governativo? Ribelli? Terroristi? Ognuno rimpalla le responsabilità sulle altre componenti. Nel frattempo il mondo si sta muovendo, un po' sotto la forza dei media che hanno catalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica occidentale, dall'altra gli scontati interessi geopolitici della regione. 
Sin dall'inizio di questo conflitto – che sta per entrare nel suo secondo anno di attività – sono stati i civili e  in particolare i bambini a fare le spese di una guerra fatta strada per strada e con ogni mezzo. Ora però, con sempre maggiore possibilità, la comunità internazionale potrebbe intervenire: così mons. Mario Zenari, nunzio a Damasco: “La comunità internazionale deve fare di tutto perché non si vedano più queste immagini che ci hanno sconvolto! Bisogna trovare i mezzi più adatti e più opportuni, che non complichino la situazione. Preghiamo affinché chi ha queste responsabilità sia dotato di molta saggezza, di molta prudenza” (Radio Vaticana, 25 agosto)
Ecco è la saggezza, cioè la modalità con cui le nazioni potranno intervenire il vero tema: bombardamenti? Forze di interposizione? Sanzioni? Chi si muoverà? L'ONU oppure un fronte di paesi al di fuori del Consiglio di Sicurezza? Allo stato attuale il quadro non è chiaro. Dal Palazzo di Vetro, sede dell'ONU, il segretario Ban Ki-moon: «Ogni ora conta, non possiamo permetterci alcun ulteriore ritardo, il mondo guarda alla Siria». Un’inchiesta internazionale «è nell’interesse di tutti», perché avrebbe un «impatto deterrente» nei confronti di futuri tentativi di servirsi di armi vietate, e dunque dev’essere «completa, approfondita e priva d’impedimenti». «Non si può consentire l’impunità per quello che appare un grave crimine contro l’umanità»: un crimine che, «se dimostrato», sarebbe «oltraggioso», una «seria violazione del diritto internazionale», ha concluso. (Linkiesta, 26 agosto)
Nel frattempo però il possente apparato diplomatico-militare americano non è rimasto fermo. Intanto ha spostato una delle proprie flotte di fronte alla costa siriana, pronta ad intervenire, ma ogni annuncio di attacco imminente da parte di USA e Inghilterra è stato smentito e il segretario di Stato americano John Kerry avrebbe iniziato a costruire un “cordone sanitario” diplomatico attorno alla Siria, tessendo una rete che possa facilitare un eventuale intervento o sanzioni, la notizia è confermata dallo stesso  Dipartimento di Stato. Kerry avrebbe contattato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e con esso gli omologhi russo, Sergei Lavrov, britannico, William Hague, francese, Laurent Fabius, e canadese, John Baird. Ai suoi interlocutori Kerry avrebbe ricordato che «se il regime siriano avesse voluto dimostrare al mondo di non aver usato armi chimiche, avrebbe smesso di bombardare l’area interessata e autorizzato un accesso immediato alla stessa cinque giorni fa». Ha inoltre «messo in chiaro come sussistano ben pochi dubbi sul fatto che le forze governative nella fattispecie siano ricorse a un’arma chimica contro i civili», e ribadito che Obama «sta esaminando i fatti» e adotterà una decisione «responsabile» e «informata». Che tuttavia appare come già presa. 
Intanto in queste ore si è tornato a parlare della condizione di Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita che da anni vive nella regione e di cui si sono perse le tracce da tre settimane mentre tentava di riconciliare alcune delle fazioni che si oppongono al regime di Assad. I giovani del «Free Youth Committee» di Raqqa (dove il sacerdote è scomparso), legati all'opposizione siriana, hanno detto all’agenzia Fides: «Sappiamo con certezza solo che padre Paolo (Dall’Oglio) è in grave pericolo». Questa mattina, invece, il ministro degli Esteri Emma Bonino parlando sui rapimenti di padre Paolo Dall'Oglio e dell'inviato della Stampa Domenico Quirico (su Radio Radicale), ha spiegato che ci sono «alcuni contatti flebili che si annodano e si riannodano». Ha anche aggiunto che tutto è complicato da una situazione sul terreno in Siria in cui «c'è scarsa linearità di comando» tra i vari gruppi, per cui è difficile capire verso chi indirizzarsi. (Vatican Insider, 26 agosto)

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