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Letta al Meeting di Rimini: no ai “professionisti del conflitto permanente”

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Mirko Testa - pubblicato il 20/08/13

“L'Italia sa che può uscire dalla crisi” e “gli italiani puniranno chi anteporrà interessi privati a quello comune”

A inaugurare questa domenica il Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione (Cl) è stato il presidente del Consiglio Enrico Letta con un discorso carico di fiducia, nonostante la situazione attuale del Paese, che ha suscitato molto entusiasmo in platea. Sorvolando sulla questione dell'agibilità politica del Cavaliere e sulle conseguenze della sentenza di condanna ai danni dell'ex premier, Letta ha tirato dritto difendendo il governo: “E' necessario non interrompere un cammino di speranza, non lasceremo soli i giovani. Lavoreremo e faremo di tutto perché riescano ad avere opportunità che altri giovani in altre parti d'Europa hanno oggi”.

Nel suo intervento ha rivolto una accusa bipartisan a chi ha trasformato la scena politica italiana in un campo di battaglia tra tesi opposte, in un costante scontro elettorale fondato sulla “paura che vinca l'altro o sulla propria superiorità morale”. Governo avanti tutta, ha quindi incoraggiato, per non cedere ai “professionisti del conflitto” a coloro cioè che “hanno da guadagnare dallo scontro continuo, dalla politica in cui c'è un nemico piuttosto che un problema da risolvere, in cui tutto è consentito” (Corriere della Sera, 19 agosto).

Il premier Letta ha poi richiamato il dovere di usare il linguaggio della verità invocato due anni fa dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sottolineando che per la politica è giunto il momento di “far vincere la logica e la forza fecondatrice dell’incontro” perché “l’incontro vince sul conflitto, sempre”. Dove l’incontro non è vissuto come “annullamento della propria identità, non vuol dire che le differenze e le identità scompaiano”.

A questo proposito, Pierluigi Battista dalle pagine del Corriere della Sera (19 agosto) ha commentato che l'intervento di Letta è servito a “mettere un argine a un primitivismo culturale che, da sinistra come da destra, liquida e squalifica come 'inciucio' ogni accordo, come capitolazione ogni punto di intesa”. Un messaggio, ha proseguito Battista, che “semplicemente, è in controtendenza con tutto ciò che ha avvelenato la vita politica di decenni di bipolarismo primitivo e muscolare”, “dominata da un’incoercibile pulsione reciproca alla dannazione, da una voglia, sconosciuta in ogni altra matura democrazia dell’alternanza, di annientamento dell’avversario politico ridotto e caricaturizzato come Nemico assoluto”.

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