In “Marrying Dad and Dad” i figli di coppie omosessuali organizzano le unioni civili dei genitori
di Gianfranco Amato
CBBC è la sigla di Children BBC, il ramo della celebre rete televisiva britannica che si occupa dei programmi per bambini. La scorsa estate quel canale ha lanciato una felice trasmissione di successo intitolata “Marrying Mam and Dad” (Il matrimonio di mamma e papà), in cui alcuni bambini organizzavano la celebrazione delle nozze dei propri genitori. L’audience cui era rivolto quel programma comprendeva una fascia d’età dai sette ai dodici anni.
Quest’anno c’è una novità. A seguito delle nuove direttive aziendali, la BBC deve attuare una politica di diffusione culturale della diversità di genere, ed una mirata azione pedagogica rivolta, in particolare, ai minori. Per questo è stata lanciata una nuova versione del programma intitolato “Marrying Dad and Dad” (Il matrimonio di papà e papà), in cui sono i figli di coppie omosessuali ad organizzare la celebrazione della civil partnership dei genitori (per il matrimonio gay nel Regno Unito occorre attendere fino al 2014).
Lunedì scorso, 12 agosto, è andata in onda, alle 10.00 ed alle 16.00, la prima puntata della trasmissione, i cui protagonisti erano Callum e Chloe, gemellini di otto anni, insieme alla sorella Paula, tutti e tre figli adottati di Mark e Paul, la prima coppia di uomini dell’isola di Jersey ad aver ottenuto, a seguito di una battaglia legale, il diritto di adottare minori.
In un rapporto ufficiale della BBC del novembre 2012, intitolato Portrayal of Lesbian, Gay and Bisexual People on the BBC, viene espressamente contemplata l’esortazione ad introdurre la presenza di protagonisti omosessuali e bisessuali nei programmi per bambini «al fine di far familiarizzare i giovani spettatori con il mondo della diversità sessuale fin dalla tenera età, e sostenere i bambini che devono affrontare l’età della formazione, e che potrebbero essere omosessuali».
La propaganda è sempre stata l’arma del potere. Lo sapeva bene uno che se ne intendeva, come il genio malefico di Adolf Hitler, quando sosteneva «che con l’uso abile e insistente della propaganda perfino il paradiso può essere presentato alle persone come un inferno, e la vita più miserabile come un paradiso». Mai come oggi ciò appare tragicamente vero.
Questa nuova moderna propaganda omosessualista, che arriva ad utilizzare il mezzo televisivo per condizionare le giovani menti, è la cifra di una società profondamente malata. Una società che arriva a voler perdere i propri figli; che sembra accecata dalla prospettiva nichilista di un “cupio dissolvi”; che pare voler accelerare la propria dissoluzione attraverso l’imposizione violenta di una nuova e fatale dittatura dell’anomalia.
Vengono in mente le parole di un grande psicologo tedesco, Alexander Mitscherlich, docente a Heidelberg e direttore dell’Istituto Sigmund Freud di Francoforte: «I nostri bimbi delle città vengono trattati non come prole di uomini, ma come bambole o adulti in miniatura, circondati da adulti infantilizzati che dalle loro esperienze vissute in città sono stati rovinati al punto da non sapere più nemmeno di quale ambiente ha bisogno l’uomo sino ai sei anni, sino ai quattordici, per non diventare poi un mendicante di indennizzi e di pensioni».
È questa la società del XXI secolo che ci aspetta? Forse no, finché si troveranno dieci giusti. Nonne iudex universae terrae faciet iudicium?