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Verità per Aldo Moro?

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 06/08/13

Il Parlamento istituisce una commissione d'inchiesta per appurare la verità sullo statista DC
"Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione di Aldo Moro e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente” ((Huffington Post, 5 agosto) c'è anche questa tra le motivazioni che hanno spinto il Parlamento a votare all'unanimità la formazione di una commissione di inchiesta sulla prigionia e la morte del grande statista democristiano ucciso dalle BR nel 1978. C'è un bisogno di verità dietro alla richiesta dei parlamentari Beppe Fioroni e Gero Grassi del PD, a cui si sono aggiunte molte altre firme dei partiti legati alla maggioranza che sostiene il Governo Letta. (La Perfetta Letizia, 5 agosto)
"A 35 anni di distanza – sostengono Fioroni e Grassi – il caso Moro è ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul 'caso Moro'. Sembrano emergere rilevanti elementi di novità, che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre più connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verità – aggiungono – è uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilità delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verità vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la libertà e proprio per questo non temono la verità – sostengono i due deputatati -. Spiace purtroppo constatare che, fatti salvi alcuni importanti servizi radiotelevisivi e molti libri scritti sull'evento, ancora oggi esiste una reticenza generale a discutere del 'Caso Moro', di cui si parla solo in occasione delle ricorrenze del 16 marzo e 9 maggio. Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione dello statista Dc e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente"  (Repubblica, 5 agosto)
Purtroppo precedenti analoghi sulle Stragi, la P2 oppure il famoso dossier Mitrokhin, sono stati sostanzialmente inconcludenti, eppure il bisogno di ricostruire il passato per poter affrontare con serenità il presente e il futuro è una necessità anche per lo Stato (Il Sussidiario, 5 agosto). Inoltre la storia di Moro è "intrigante" anche per le motivazioni delle due parti, e si intendono qui non la follia ideologica e omicida delle Brigate Rosse, quanto le richieste da parte del prigioniero di aiuto (nella convinzione che la persona umana e la famiglia siano superiori agli interessi dello Stato) da un lato, e dall'altra la cosiddetta "linea della fermezza" (generata dal PCI di Berlinguer, ma sposata dalla Democrazia Cristiana di Cossiga e Andreotti), in cui lo Stato non tratta con i terroristi e in cui prevale la “ragion di Stato”, che è anche una ragione di interesse di tutti. Come si conciliano queste due esigenze? Forse la verità su Moro, se arrivasse, potrebbe fornire un pezzo della risposta. 

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