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Papa Francesco e la malintesa franchezza su donne e gay

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FILIPPO MONTEFORTE

Chiara Santomiero - pubblicato il 31/07/13

Sull'aereo di ritorno da Rio Bergoglio ha parlato di "lobby gay", donne nella Chiesa, Ior; divorziati risposati

«Perfino Giovanni Paolo II, comunicatore ineguagliabile, non aveva osato tanto. Sull’aereo che lo riportava a Roma dal Brasile lunedì 29 luglio, papa Francesco… ha risposto con apparente disinvoltura e grande padronanza di linguaggio ad una quindicina di domande. Dalla "lobby gay" al posto delle donne nella Chiesa, dalla sorte della banca del Vaticano a quella dei divorziati risposati…». Forse il commento di Stéphanie Le Bars in Le Monde del 31 luglio esprime più di ogni altro il senso di piacevole stupore che ha colto i giornalisti presenti nel volo papale di ritorno dalla Gmg di Rio davanti alla disponibilità con la quale Papa Francesco si è prestato a un incontro informale e alla franchezza con la quale ha risposto a ogni tipo di domanda, anche le più spinose. Tanto più che questa possibilità di colloquio non era stata prevista – anzi addirittura negata – dalla sala stampa vaticana al momento della partenza verso Rio, segno, come qualcuno ha fatto osservare che Bergoglio conosce bene i meccanismi della comunicazione e non ha voluto oscurare con sue dichiarazioni previe il contenuto molto denso delle giornate brasiliane.

In "Le novità di papa Francesco" (L’Osservatore Romano, 31 luglio) Lucetta Scaraffia  mette in ordine di priorità le questioni affrontate: «Della lunga, serena e aperta intervista che Papa Francesco ha rilasciato ai giornalisti (…) le grandi novità sono soprattutto due, e riguardano due questioni a cui il Santo Padre aveva finora dato poco spazio: le donne e gli omosessuali». E’ proprio quest’ultimo il tema su cui si è puntata maggiormente l’attenzione dei media e attraverso essi dell’opinione pubblica. Secondo Franca Giansoldati su Il Messaggero del 31 luglio, «La novità delle parole del pontefice consistono nel fatto che abbia affrontato liberamente questo argomento. Lo ha fatto con schiettezza, per fare capire che la Chiesa è una madre inclusiva e non esclusiva».

Tanta innovazione apertis verbis porta anche qualcuni a chiedersi (Marco Ansaldo e Paolo Rodari in La Repubblica del 31 luglio): «si tratta soltanto di un‘innovazione nello stile, o piuttosto il Pontefice "che viene dalla fine del mondo" intende scardinare alcuni principi dogmatici tradizionali?». Un’interpretazione sbagliata secondo il giudizio di Vittorio Messori sul Corriere della Sera (31 luglio) preoccupato di una recezione non autentica dello stile di Bergoglio: «Papa Francesco non fa che ripetere parole di stima, affetto, fedeltà intellettuale ai suoi predecessori, ma l’aneddotica su di lui, vera o spesso falsa, vigoreggia. Chi ne scapita è il suo insegnamento, ridotto troppo spesso (almeno nei titoli) a slogan da omelia sempliciona, a pillole di scontata saggezza da Bertoldo paesano».

La novità, per Thomas Seiterich (in www.publik-forum.de, 30 luglio) andrebbe individuata nella missione stessa di un pontefice, propria quella che ne ha suggerito l’etimo: «Papa Francesco assume nuovi toni e si esprime per la tolleranza ed il rispetto nei confronti degli omosessuali. E inoltre vuole un atteggiamento più accogliente… per i divorziati cattolici che si sono risposati… osa agire da "pontefice", cioè come un "costruttore di ponti».

Forse c’entra invece il clima culturale che ha respirato, nel quale si è formato, caratterizzato da espressioni di Chiesa a cui oggi proprio grazie a lui si può tornare senza sospetto come hanno evidenziato alcuni commentatori nei giorni scorsi: «Papa Francesco I – scrive Eleonora Martini su Il Manifesto del 30 luglio – sceglie di lasciare il Brasile lanciando al mondo un messaggio che sembra attinto direttamente dalla
Teologia della liberazione».

Getta luce sulla natura dello stile Bergoglio The Tablet del 29 luglio: «"Nelle sue risposte ai giornalisti sul volo di ritorno a Roma da Rio de Janeiro la scorsa notte, ha fatto riferimento al catechismo, che non ammette un’attività omosessuale… Ma il suo tono era molto più conciliante rispetto al catechismo… Sulla proibizione della comunione per i cattolici divorziati risposati, ha detto: "Credo che questo sia un tempo di misericordia…"».

E la misericordia la chiave "semplice" delle parole di Bergoglio che sono nuove solo perchè, forse, siamo poco abituati a sentirle: «Da quando ha assunto il ministero petrino – scrive Enzo Bianchi su La Repubblica del 31 luglio – papa Francesco proclama la buona notizia cristiana per eccellenza, il Vangelo che è molto semplice: Dio è amore universale infinito, il suo amore non necessita di essere meritato, la sua misericordia vuole raggiungere tutti gli uomini, tutti peccatori, cioè responsabili di un cattivo vivere e operare. Perché questo messaggio di papa Francesco sorprende, scandalizza, turba e intriga? Dobbiamo ammetterlo: perché abbiamo alle spalle decenni di intransigenza cattolica…"».

La misericordia è lo strumento del progetto di Papa Francesco per una Chiesa che non si cura più soltanto delle pecore al sicuro nel recinto ma va in cerca delle altre, una chiesa "senza frontiere" per Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica nell’intervista di Carlo Melato su L’Unità del 31 luglio, una Chiesa «che sia "capace di inserirsi nella conversazione delle persone". Una Chiesa che si mette in cammino accompagnando la gente. È il messaggio che Bergoglio ripete da tempo: andare verso le periferie, rifuggire la mondanità e il clericalismo, non fare della Chiesa un insieme di gruppetti potenzialmente chiusi"».

Novità o meno, al di là delle etichette, ciò che conta è l’attenzione con la quale vengono accolte le parole di Papa Francesco soprattutto dalle persone (con il loro bagaglio di sofferenze) cui sono indirizzate: « Per gli omosessuali cattolici… è molto importante… – afferma Wunibald Müller nell’intervista a cura di Monika Weiss in www.domradio.de del 30 luglio – in questo modo esprime il fatto che al primo posto non c’è l’omosessualità, ma la persona… Penso che le persone omosessuali vivano come qualcosa di liberante il fatto che un papa si ponga nei loro confronti in questo modo. Il fatto che veda soprattutto e innanzitutto la persona. E che la cosa veramente essenziale è l’atteggiamento interiore».

«"Papa Francesco ha compiuto un atto di grande coraggio mettendosi umanamente in discussione e dicendo ai giornalisti di mezzo mondo: "Se una persona è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarla?"» afferma Emanuele Macca nell’intervista «Ora Francesco mi ha fatto sentire accolto» a cura di Paolo Conti su Il Corriere della Sera del 31 luglio. «Ma la sua audacia – prosegue Macca – non sta tanto nell’aver usato "quella" parola quanto nel sottolineare l’accoglienza che si deve a qualsiasi percorso spirituale. Bergoglio ha ricollocato al centro la persona nel suo complesso, quindi la relazione con la sua totalità umana, mettendo da parte il "particolare" dell’omosessualità».

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