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Papa Francesco tra gli ultimi delle favelas dove non entra nessuno

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VANDERLEI ALMEIDA

Vatican Insider - pubblicato il 25/07/13

Visita la comunità di Varginha, situata a nord di Rio, con i suoi 2.500 abitanti e una lunga storia alle spalle fatta di violenza, traffico di armi e droga

di Paolo Manzo

A Nord di Rio de Janeiro nella «comunidade» di Varginha, ovvero la favela scelta dal Papa per la sua visita di oggi, all’interno di un complesso più grande, quello di Manguinhos, la trepidazione è alle stelle. Soprattutto a casa di sette famiglie. Persone comuni che adesso sentono di entrare nella storia. «Non era mai successo che un Pontefice venisse in un posto povero come questo – racconta entusiasta Cida Gomes – . Se la mia casa sarà scelta davvero Dio mi ha fatto il miracolo». Già perché queste sette famiglie, che abitano tutte nella Rua Carlos Chagas, sono state candidate per la visita di Francesco che solo sul momento ne sceglierà simbolicamente una. «Se verrà da me – commenta Dona Amara Oliveira 82 anni – ho già preparato il caffè».

Insomma la visita del Pontefice ha cambiato completamente il volto di questa favela, fino a qualche mese fa una delle zone off limits di Rio de Janeiro, dominata solo dalla violenza e dalla droga. A farla da padrone il crack, la «pedra» come la chiamano qui, derivato della cocaina con l’aggiunta di sostanze chimiche, così presente nella regione da aver trasformato interi quartieri in vere e proprie «Nazioni del crack». Poi nell’ottobre del 2012 il primo intervento radicale. Varginha viene occupata da unità della cosiddetta «Policia pacificadora», ovvero un corpo speciale creato per bonificare le zone più a rischio della Cidade Maravilhosa in vista della Coppa del Mondo e delle Olimpiadi.

«Speriamo solo che una volta che il Papa se ne va le autorità non ci dimentichino – commenta laconico Josinaldo, 35 anni. Intanto ci si gode la festa e gli sguardi saranno solo sull’«uomo vestito di bianco», come lo hanno soprannominato. Il palco nel campo di calcio dove terrà il discorso è pronto. E pronta anche la chiesetta italiana dedicata San Girolamo Emiliani, frutto della missione dei Padri Somaschi e delle suore di Madre Teresa dove Papa Francesco benedirà il nuovo altare.

«Per ascoltarlo io chiudo perfino il bar – dice un signore di 50 anni che in zona conoscono come il «Ninja» -. Sono così devoto che ogni due anni vado ad Aparecida». Gli fa eco Francisco, 64 anni, stesso nome del Pontefice che, orgoglioso, ci tiene a ribadire l’importanza della sua «comunidade»: «È l’unica ad essere stata scelta, siamo fieri di vivere qui». Insomma una visita, quella del Papa che sta facendo riconciliare le persone con il loro destino, in una zona di Rio dimenticata da Dio e dagli uomini ma non da Papa Francesco.

La Varginha nasce nel 1950 e, come tutte le favelas del Brasile, comincia con un’occupazione delle terre ad opera di pochi che diventano poi molti, infine moltissimi, oltre 2.500, oggi stipati in un presepe abusivo di case in muratura addossate le une sulle altre. Pochi i servizi, tanta la disperazione. E incastrata com’è tra una strada trafficatissima e un’ex raffineria, la Varginha sembra incarnare davvero quei valori del Vangelo che Papa Francesco vuole resuscitare.

Ovvero amore e comprensione laddove c’è solo miseria, degrado, violenza che, nonostante la «pacificazione» della polizia, continuano a fare da sfondo alla quotidianità di queste persone costrette a combattere la propria battaglia per sopravvivere. Fino a poco tempo fa, tanto per farsi un’idea, questa zona era stata ribattezzata «la striscia di Gaza». È in questa terra di nessuno, dunque, che l’erede di Pietro lascerà oggi il suo messaggio, proprio come già aveva Papa Giovanni Paolo II nel 1980 quando si recò in un’altra favela di Rio, il Vidigal.

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