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Sophie Morinière e il “carico leggero” di Gesù

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Vinonuovo.it - pubblicato il 23/07/13

Era una studentessa di 21 anni. E' morta in un incidente stradale in Guyana. Sarebbe andata a Rio per seguire la GMG per conto di Radio Notre-Dame

È cominciata ieri sera a Rio de Janeiro la Giornata mondiale della Gioventù, con il primo bagno di folla di Papa Francesco. Ci sarà tempo in questi giorni per ascoltare e commentare le parole dell’incontro tra il Papa e i giovani. Ma c’è un’altra parola un po’ più dura che in questa Gmg si è fatta sentire, ricordandoci che la fede celebrata da un evento come questo ha il volto di una Croce: è il dramma vissuto da una parrocchia parigina che ha visto morire qualche giorno fa in un incidente stradale in Guyana proprio una ragazza che stava andando a Rio. Si chiamava Sophie Morinière, era una studentessa di 21 anni.

Crediamo che anche il posto lasciato vuoto da Sophie sia una provocazione sul tema della fede da lasciar risuonare nelle cronache dalla Gmg. Non per fare i guastafeste, ma per prendere sul serio il messaggio più profondo di un evento come quello di Rio. Per questo oggi proponiamo ai nostri lettori il testo dell’omelia che il cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois ha proposto qualche sera fa in una veglia di preghiera tenuta nella parrocchia di Sophie. (G.Ber.)

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di André Vingt-Trois

Nella nostra vita cristiana noi proviamo a vivere alla presenza di Cristo. Proviamo a fissare il nostro sguardo su di lui e a riconoscerlo come colui che ci porta la Salvezza, colui che è mite e umile di cuore, colui che è passato in mezzo agli uomini facendo del del bene, colui che è venuto a guarire i malati e a liberare l’uomo dagli spiriti malvagi che lo tenevano prigioniero.

Tutto questo noi crediamo, di questo siamo convinti e questo cerchiamo di vivere.

Ma ci sono dei momenti nella nostra vita in cui questa certezza è messa alla prova. «Il mio giogo è dolce, dice il Cristo, il mio carico leggero» (Mt. 11,30). E se non fosse lui a dirlo noi non potremmo crederci, perché sappiamo che il giogo che lui ha portato è il legno della croce sulle sue spalle e il carico che l’ha fatto barcollare più volte non era affatto un carico leggero.

Come può allora dire «Il mio gioco infatti è dolce e il mio carico leggero»? Non vuole certo dire che ha eliminato tutte le difficoltà e le sofferenze dalla nostra vita. Non vuole affatto dire che ha risparmiato ai suoi discepoli i drammi dell’esistenza. E noi di questo oggi siamo testimoni.

La famiglia di Sophie, i suoi amici, tutti coloro per i quali lei era una persona importante nella vita, loro lo sanno bene che il carico è pesante e il gioco non è affatto facile da portare. Eppure noi crediamo lo stesso che Cristo ci ha detto la verità. Come trasformare allora la realtà che stiamo vivendo? Con quale forza, con quale energia straordinaria? Come faceva Gesù – mentre portava su di sé il legno della croce e il peso delle sofferenze – a trovare che quel carico è leggero?

Non perché quel carico fosse oggettivamente leggero, ma solo perché Gesù lo portava con la forza dell’amore. E se nutriamo la speranza di poter affrontare i drammi dell’esistenza umana – non le piccole noie quotidiane, i piccoli intoppi che sorgono tutti i giorni nella vita, o le malattie benigne, ma il dramma vero, quello che scuote la nostra vita – se abbiamo la speranza di poter portare questo carico, è solamente perché noi siamo animati dall’amore.

Non c’è che l’amore per poter vincere la morte. Non c’è che l’amore a permetterci di portare insieme i carichi insopportabili. Quest’amore è l’amore che Dio nutre nei confronti di ciascuno di noi. E questo amore di Dio verso di noi si manifesta attraverso l’amore che viviamo gli uni verso gli altri. Ed è per essere testimoni di questo amore che noi abbiamo voluto essere qui con voi questa sera, abbiamo voluto dire che in questa vita c’è qualcosa di più grande della morte, ed è appunto l’amore.

Gesù, mite e umile di cuore che guardava le folle, che le abbracciava pietoso, posi su di noi il suo sguardo d’amore per rialzarci e farci vivere. È nella fede in questa presenza di Cristo, in questo amore di Gesù per ciascuno di noi, che noi crediamo che Sophie sia entrata nella gioia di Dio.

È in questo amore che lei metteva realmente in pratica nella sua vita di ogni giorno, che siamo chiamati a vivere il dramma che l’ha colpita.

Che il Signore ci doni la forza di amarci gli uni gli altri perché l’amore di Dio diventi realtà in mezzo a noi oggi.

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