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Bambini come merce, la maternità surrogata in Europa

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La nuova Bussola quotidiana - pubblicato il 23/07/13

E' l'Ucraina la meta di tutte quelle coppie alla ricerca di un utero in affitto per avere un figlio
di Roberto Dal Bosco

È delle scorse settimane lo strano caso di una coppia di Crema di ritorno dall’
Ucraina. I due avevano pagato una clinica di laggiù per «fabbricarsi» un bambino tramite maternità surrogata. Portato il neonato in Italia, lo hanno sottoposto all’esame del DNA, scoprendo che il bimbo biologicamente non era il figlio per il quale avevano sganciato i molti danari: nel suo sangue non v’era traccia dei cromosomi dell’aspirante papà lombardo, il quale aveva pur corrisposto circa 30 mila euro e diligentemente dato il suo seme per la produzione dell’infante. In pratica, una bella truffa, con la particolarità che qui l’oggetto non è un elettrodomestico malfunzionante ma un piccolo essere umano. 

La coppia cremasca, sconvolta, vorrebbe intentare una causa internazionale contro la clinica ucraina. Nel frattempo, la magistratura italiana li ha messi sotto processo per ratto di minore: se il figlio non è loro, e lo hanno portato via con documenti ora ritenuti falsi, si può parlare tecnicamente di rapimento di bambino. Un bambino che, potrebbe sembrare, i due non vogliono più, un pargoletto che magari si vorrebbe ora riportare indietro come un prodotto difettoso in periodo di  garanzia, o quantomeno avere indietro il costo. «Ha fornito il suo seme, gli è stato assicurato che la ragazza straniera era rimasta incinta con il suo seme e poi gli è stato consegnato un bambino che non è suo figlio. Ci viene da domandare quante coppie stanno allevando un figlio che non è loro» lamenta a Il Giorno l’avvocato della coppia,
Cecilia Rizzica. «Dovrebbe intervenire il tribunale dell’Aia» spera
Giovanni Passoni, altro avvocato dei due aspiranti genitori per surrogata, che ora rischiano sino a 15 anni di carcere.

Gli orrori della maternità surrogata, insomma, si spostano sempre più velocemente nel cuore dell’Europa. In un passato articolo della Nuova BQ, abbiamo visto come l’India sia una meta ambita per il «turismo procreativo», ossia per quelle coppie che comprano ovuli e corpi di donna (talvolta, anche seme virile)  per quei nove mesi necessari a “produrre” (è il caso di dirlo) il figlio che poi si porteranno a casa. Ma ora
scopriamo che non è necessario andare in India per "affittare" uteri: nel nostro continente è l’Ucraina la mecca in fatto di maternità surrogata. Paese che dista neanche due ore d’aereo dall’Italia, l’Ucraina è un enorme serbatoio di giovani fanciulle sane la cui avvenenza è universalmente riconosciuta, e certamente, come e più dell’India, la Piccola Russia offre una gamma notevole di vantaggi specifici riguardo alla materia procreativa: ottimo personale medico formato nella tradizione della medicina sovietica, costo della vita nettamente più basso rispetto agli standard europeo-occidentali, e poi la massa consistente di donatrici di ovuli, cui si aggiunge l’esercito di «surrogabili», ossia le donne che per sbarcare il lunario sono disposte a tenere in pancia un bambino per i canonici 9 mesi.
Il web oramai pullula di siti che offrono bambini ucraini: si parte dai 50 mila euro, con sconto a 30 mila euro, con ribassi a 20 mila euro, e via a chi offre meno. Su YouTube poi si sprecano le pubblicità delle cliniche specializzate, nonché i spot degli studi legali che seguono il processo – il mercimonio umano è totalmente alla luce del sole, con inconcepibile spudoratezza. Si tratta certo della pubblicità di una iper- prostituzione, ma la cosa pare turbare poca gente. 

Il fitto traffico di bambini su ordinazione tra Italia ed Ucraina – un business che vale milioni e milioni di euro l’anno – fu raccontato nel dicembre 2009 da una consistente serie di servizi di Striscia la Notizia. L’inviato
Max Laudadio raccontò di un tetro mondo fatto di procacciatori di maternità surrogate che operano anche dall’Italia, con il corredo spaventoso del catalogo dove scegliere la donatrice dell’ovocita (la bionda occhiocerulea, assai diffusa nelle Russie, va ovviamente forte: è bene ricordare che questa è di fatto una deriva eugenetica che sarebbe piaciuta a Hitler), cliniche ucraine sorvegliate da guardie armate e uffici legali di Kiev e dintorni dove si compiono matrimoni-truffa atti a produrre la documentazione necessaria a riportare in Europa i neonati. In Ucraina infatti la maternità surrogata è consentita solo se a richiederlo è una coppia (uomo-donna: il «matrimonio» gay nei paesi russofoni è di là da venire) e sterile. Il sistema degli organizzatori degli uteri in affitto si occupa dunque di creare tutti i presupposti legali per produrre e consegnare il bambino a chiunque. Ai vari attori piazzati da Striscia a fingere di essere compratori single, i procacciatori spiegarono come si sarebbe proceduto tra matrimoni fittizi e rocamboleschi giri di certificati medici per gabbare le autorità locali e i vari enti diplomatici.

La Francia si è dimostrata poco flessibile su questi casi:  l’ambasciata francese a Kiev ha respinto vari casi di coppie gay che volevano portare il figlio ottenuto per surrogata. Due anonimi omosessuali residenti in Belgio hanno raccontato ad un programma di Euronews le loro difficoltà a portarsi a casa le due figlie «comprate» in Ucraina.

In Italia invece si deve fare i conti con la Legge 40.  Negli ultimi tempi si sono prodotte miriadi di casi controversi, con un certo numero di procure – come quella di Brescia – ad occuparsi attivamente del fenomeno. A Trieste vi è stato di recente il caso di una coppia – lui 50 anni, lei 68 anni – tornata dall’Ucraina con due gemelli: i magistrati hanno ritenuto di avviare un’inchiesta. A Catania, invece, pur essendo andato in scena un copione simile,  i magistrati hanno stabilito il «non luogo a procedere»: la coppia aveva dapprima sostenuto che il pargolo era figlio naturale della signora italiana, poi l’avvocato ha cambiato strategia e ha dimostrato l’autenticità dei documenti ucraini. La legge, insomma, si offre qui ad interpretazioni selvagge, in quanto il delitto viene perpetrato a cavallo di due paesi. L’ambasciata italiana a Kiev segnala sistematicamente i casi sospetti alle procure della Repubblica competenti. Fonti dell’ambasciata fanno sapere che ogni mese capitano diversi casi che richiedono attenzione.

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