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Le ragioni per opporsi alla legge anti-omofobia

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Documentazione.info - pubblicato il 19/07/13
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Una legge antidiscriminazione che introduce discriminazioni, promuove il concetto di «Identità di genere», incriminerebbe tutti coloro che aderiscono alla fede cattolica

Pare che il prossimo 26 luglio la Camera dei deputati comincerà a discutere un disegno di legge contro l'omofobia e la transfobia, che presenta problemi giuridici e culturali non da poco.

Il testo prende spunto dalle leggi n. 654 del 1975 e n. 205 del 1993 che si occupavano di discriminazione razziale, etnica e religiosa, aggiungendo poche specificità. Da più parti sono sorte obiezioni a tale iniziativa legislativa, e i Giuristi per la vita hanno presentato un appello per fermare la legge.

Sintetizziamo gli elementi che destano le maggiori perplessità:

– è una legge antidiscriminazione che introduce discriminazioni, rischiando di associare al termine "omofobia” tutte le obiezioni alle richieste dei gay (matrimoni e adozioni, ad esempio). Tali opinioni contrarie potrebbero essere quindi punite penalmente.

Chi critica la legge parla di introduzione del reato di opinione, contrario al principio di libertà di pensiero sancito dall'art. 21 della Costituzione.

– potrebbero essere incriminati coloro che pubblicamente dichiarassero che gli atti compiuti dagli omosessuali «sono intrinsecamente disordinati», in virtù del proprio credo religioso (Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich.

Persona humana) o che gli atti compiuti dagli omosessuali sono «contrari alla legge naturale», poiché «precludono all’atto sessuale il dono della vita e non costituiscono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale» (art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica). Sarebbero incriminati cioè tutti coloro che aderiscono alla fede cattolica.
In questo modo la legge sarebbe contraria all'articolo 19 della Costituzione in materia di libertà religiosa.

– Sempre a proposito della discriminazione: i temi caldi cui si è fatto cenno (matrimoni e adozioni da parte degli omosessuali) sono tuttora oggetto di dibattito politico e mediatico.

Tale legge introdurrebbe un inedito strumento di pressione per l'approvazione di ulteriori leggi.

– L'art. 1 della legge in questione introduce il concetto di «Identità di genere» come "percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico”. La legge vorrebbe così imporre come vera (fatto inedito nella nostra legislazione) una teoria tutt'altro che accettata dalla comunità scientifica e comunque oggetto di dibattito. 

Tra l'altro, questa enunciazione  fa cadere in contraddizione la legge: da una parte vuole associare l'omosessualità all'identità razziale – cioè a qualcosa di oggettivo, di costitutivo della natura umana – dall'altra utilizza un concetto, appunto quello dell'identità di genere, che è quanto mai soggettivo, volatile, soggetto a mutamenti.

La qual cosa contrasta anche con il principio della certezza del diritto.

– Le norme che si intendono approvare rispondono ad una mera prospettiva ideologica, del tutto inutile sul piano legale, godendo gli omosessuali degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale.

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