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Disabili e disoccupati: l’Italia dietro la lavagna

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Simone Sereni - pubblicato il 05/07/13


 Le norme per l’occupazione dei disabili ci sono ma sono applicate parzialmente e a macchia di leopardo. Una sentenza della Corte di giustizia europea ci boccia

L’Italia non fa abbastanza per garantire l’accesso al lavoro ai disabili e rendere effettivo quello che le norme esistenti prevedono. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di giustizia europea per cui “la Repubblica italiana, non avendo imposto a tutti i datori di lavoro di prevedere, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, soluzioni ragionevoli applicabili a tutti i disabili, è venuta meno al suo obbligo di recepire correttamente e completamente l’articolo 5 della direttiva 2000/78/CE”. La sentenza arriva in seguito a un ricorso del 2011, ma si riferisce a una diffida indirizzata al nostro Paese già alla fine del 2006.

Nonostante la legge 68/99, che prevede l’obbligo di assunzione di lavoratori appartenenti alle categorie protette e ne stabilisce le condizioni, “da una ricerca condotta da Isfol a fine 2011, emerge che solo il 45,5 per cento delle aziende, però, rispetta l’obbligo di legge”. Inoltre i dati Istat dicono che “solo il 16% (circa 300 mila) delle persone con disabilità nella fascia 15-74 anni in Italia ha un’occupazione. Il tasso di inattività è dell’81,2%, quasi il doppio rispetto a quella dell’intera popolazione”. Tra l’altro, secondo l’Ilo, l’Organizzazione mondiale del lavoro “il non impiego dei portatori di handicap fa perdere complessivamente tra l’1% e il 7% del Pil mondiale” (Linkiesta, 4 luglio).  

Oggi si può dire, con Corrado Chiominto dell’Ansa che “Davide vince Golia. Lorenzo, giovane disabile, da Chieti affronta gigante Ue e ottiene bocciatura Italia su diritto al #lavoro dei #disabili”. Lorenzo è Lorenzo Torto, un giovane 25enne in sedia a rotelle fin dall’infanzia convocato il 20 marzo a Bruxelles, dopo aver inviato una petizione per il diritto all’occupazione dei disabili. La battaglia di Lorenzo era cominciata alla fine di settembre 2012 data fino alla quale aveva lavorato “come amministrativo, in una struttura sanitaria. Dopo 15 mesi, scaduto il contratto a termine, è tornato disoccupato e si è messo nuovamente alla ricerca di un’occupazione tra le offerte riservate ai disabili pubblicate dai centri per l’impiego della Provincia di Chieti”. Una ricerca sconfortante, perché “scorrendo tra le liste, solo posti da gruista, saldatore ad alta pressione, infermiere, montagista litografo”, impossibili per le sue condizioni (Disablog, 26 novembre 2012).

Immediate le reazioni del mondo sindacale e del terzo settore, che erano in attesa della sentenza. Secondo il segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino “ciò che è accaduto nella crisi è che le aziende non avendo più vincoli stringenti sull'attuazione delle previsioni sul collocamento hanno penalizzato i lavoratori diversamente abili”. Per il segretario confederale Cisl, Pietro Cerrito, siamo di fronte a “un’emergenza per cui non c’era bisogno di aspettare che l’Europa desse un segnale di questo tipo, perché in Europa questa è una materia normata e che convive abitualmente con il mondo del lavoro, diciamo, tradizionale e senza particolari resistenze”. Cerrito ricorda anche che “ci sono tanti lavori assolutamente compatibili con alcune disabilità” e menziona anche le imprese informatiche che stanno assumendo giovani autistici perché considerati più performanti per certi tipi di mansioni.

Anche Pietro Barbieri, presidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) ha accolto positivamente la sentenza. La considera “di portata storica” e ricorda che “da anni sosteniamo la carenza di politiche inclusive e di servizi efficaci”. Per Barbieri visto che“in questo momento si sta discutendo di misure per il rilancio dell’occupazione, l’attenzione alle persone con disabilità deve essere prioritaria e mutare radicalmente le politiche e i servizi per l’inclusione lavorativa”. 
La sentenza sembra un po’ una doccia fredda per il governo, perché arriva proprio a pochi giorni dal varo del “pacchetto lavoro” che prevede anche misure che mirano a sostenere il mondo della disabilità e che proprio Barbieri aveva accolto molto positivamente, tra l’altro sottolineando “l’opportuno rifinanziamento approvato del fondo specifico per la legge 68/1999” (Vita.it, 27 giugno).

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